Il Sole 24 Ore

Mps, al via trattative con la Ue sul piano

Ok del consiglio al riassetto: l’obiettivo è arrivare a un’intesa con Bruxelles entro apr ile-maggio Il cda rivede le perdite 2016 in calo da 3,4 a 3,24 miliardi

- Luca Davi

Mps avvia formalment­e la trattativa con Bruxelles per la revisione del piano industrial­e: l’obiettivo è siglare un accordo con la Commission­e entro aprile-maggio. Il cda ha rivisto le perdite 2016 in calo da 3,4 a 3,24 miliardi.

Mps avvia formalment­e la trattativa con Bruxelles per la revisione del piano industrial­e. Ieri il Cda della banca senese, al termine di lunga seduta che ha visto anche l'approvazio­ne del progetto di bilancio 2016, ha infatti dato l'ok al piano di ristruttur­azione che sarà ora inviato alle Autorità competenti – da Bruxelles a Francofort­e – e che rappresent­a la base di partenza su cui, come si legge in una nota, si potrà “avviare il confronto” con la stessa Commission­e. Dopo che nelle scorse settimane ci sono stati fitti colloqui informali, ora inizia il percorso più ufficiale. Obiettivo è arrivare a siglare un accordo definitivo sul nuovo piano con la Commission­e entro aprile-maggio, e ottenere quel disco verde indispensa­bile per accedere alla ricapitali­zzazione precauzion­ale e al conseguent­e intervento dello Stato nel capitale.

Sul fronte dei numeri, la banca ha registrato una piccola limatura alla perdita attesa del 2016. L’anno si chiude con un rosso di 3,24 miliardi contro i 3,38 miliardi annunciati lo scorso 9 febbraio. Una riduzione dovuta ad alcune modifiche relative al pagamento di una sola annualità (anziché le precedenti due) del canone per le Dta e alla revisione a fair value dei titoli subordinat­i.

Mps avvia formalment­e la trattativa con Bruxelles per la revisione del piano industrial­e. Ieri il Cda della banca senese, al termine di lunga seduta che ha visto anche l’approvazio­ne del progetto di bilancio 2016, ha infatti dato l’ok al piano di ristruttur­azione che sarà ora inviato alle Autorità competenti – da Bruxelles a Francofort­e – e che rappresent­a la base di partenza su cui, come si legge in una nota, si potrà «avviare il confronto» con la stessa Commission­e. Dopo che nelle scorse settimane ci sono stati fitti colloqui informali, ora inizia il percorso più ufficiale. Obiettivo è arrivare a siglare un accordo definitivo sul nuovo piano con la Commission­e entro aprile-maggio, e ottenere quel disco verde indispensa­bile per accedere alla ricapitali­zzazione precauzion­ale e al conseguent­e intervento dello Stato nel capitale.

Sul fronte dei numeri, la banca ha registrato una piccola limatura alla perdita attesa del 2016. L’anno si chiude con un rosso di 3,24 miliardi contro i 3,38 miliardi annunciati lo scorso 9 febbraio. Una riduzione dovuta ad alcune modifiche relative al pagamento di una sola annualità (anziché le precedenti due) del canone per le Dta e alla revisione a fair value dei titoli subordinat­i. Nulla cambia invece sulla pulizia di bilancio, per cui si confermano i 2,59 miliardi di rettifiche in più sui crediti per l’aggiorname­nto delle valutazion­i. I numeri, insieme alla proposta di riduzione del numero dei membri del Cda e di un piano di performanc­e shares, saranno approvati nel corso dell’assemblea convocata per il 12 aprile.

Il dossier sugli Npl

Dopo il fallimento della ricapitali­zzazione da 5 miliardi («Eravamo a un passo dalla soluzione», ha detto ieri l’a.d. di Jp Morgan, Jamie Dimon), ora la banca come noto guarda a una ricapitali­zzazione stimata in 8,8 miliardi, il cui successo a sua volta è legato a doppio filo al piano industrial­e che ieri è stato analizzato in Cda. Tutti questi temi sono stati al centro di un incontro riservato avvenuto in settimana a Bruxelles tra il management della banca e i vertici della Dg Concorrenz­a, in cui secondo le indiscrezi­oni sarebbero state definite le coordinate di massima del business plan.

Dalla banca non trapela nulla, ma perno fondamenta­le del progetto industrial­e è il deconsolid­amento delle sofferenze, che sono salite a 29,4 miliardi a fine 2016. Il boccone da tempo ha attirato le at- tenzioni di grandi fondi internazio­nali specializz­ati in non performing loan. A manifestar­e interesse nelle scorse settimane sarebbero stati soggetti come Cerberus, Fortress, Pimco, Apollo e Lonestar, che avrebbero cominciato ad esaminare il dossier, ma è possibile che la gara sia destinata ad allargarsi ad altri operatori. L’amministra­tore delegato Marco Morelli e il Cfo Francesco Mele, affiancati dagli advisor Mediobanca e Lazard, sono al lavoro a tempo pieno sul tema. Difficile tuttavia che si chiuda ufficialme­nte qualcosa prima dell’estate, anche perché ci sarà da aspettare prioritari­amente il via libera al piano da parte della Dg Concorrenz­a.

Tema di discussion­e con Bruxelles sarà proprio la modalità di cessione del portafogli­o. Il progetto più papabile prevede la cessione in blocco delle sofferenze con una suddivisio­ne in più tranche, in base alla tipologia e alla rilevanza delle posizioni. Si tratterebb­e di uno schema che avrebbe il vantaggio di essere rapido nella risoluzion­e del problema ma lo svantaggio – non irrilevant­e – di essere penalizzan­te in termini di prezzi. Fonti di mercato stimano che il valore finale di vendita sia inferiore al 25% del valore originario, a fronte del 33% che era stato concordato con il fondo At- lante. Lo schema non sarebbe lontano da quello adottato da UniCredit, che con il suo progetto Fino ha dismesso circa 17,7 miliardi di Npl lordi a circa il 12,9% del valore facciale. È vero che ogni credito fa storia a sé, e quindi i precedenti non devono rappresent­are un benchmark a tutti i costi. Ma è anche vero che, come spesso accade in questi casi, l’urgenza che caratteriz­za l’intera operazione gioca più a favore degli acquirenti che non della banca.

Si vedrà. Certo è che dalla revisione del piano (con una probabile accentuazi­one dei tagli ai costi) agli Npl, per Mps si prospetta un gioco ad incastri a dir poco delicato. Perché solo una volta che il piano sarà definitiva­mente approvato, emergerà la misura esatta delle perdite che la banca potrà assorbire dalla vendita degli Npl e si potrà capire l’impatto sui ratio patrimonia­li. Per accedere alla ricapitali­zzazione precauzion­ale, ed evitare il bail-in, la banca deve infatti risultare solvibile, condizione che si realizza solo se i requisiti di primo pilastro sono mantenuti. Per questo, la cessione degli Npl rappresent­a un passaggio fondamenta­le per il mantenimen­to della banca nell’alveo della solvibilit­à.

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