Il Sole 24 Ore

Stop ai voucher, appalti in bilico

Boccia: «Scelta politica deludente» - Lavoro, al via il bonus ricollocaz­ioni

- Pogliotti e Tucciu

Lo stop ai voucher sarà completo. Con un decreto all’esame del Consiglio dei ministri questa mattina, il Governo cancella i tre articoli sul lavoro accessorio­dal decreto attuativo del Jobs Act. In forse il ripristino della piena responsabi­lità solidale negli appalti. Per il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, la decisione sui voucher «è molto deludente, anche come scelta politica. Se proprio si doveva fare così, meglio votare il referendum». Intanto sulla ricollocaz­ione sono in partenza le prime 30mila lettere.

Cancellata l’intera normativa sul lavoro accessorio: sarà negata a tutti (aziende, famiglie e Pa) la possibilit­à di pagare con i voucher le prestazion­i di impiego occasional­e-temporaneo. Mentre resta aperto il nodo “appalti”, con una parte del governo e della maggioranz­a che vorrebbero cancellare la preventiva escussione del patrimonio dell’appaltator­e nelle controvers­ie sui crediti di lavoro, per ripristina­re la piena responsabi­lità solidale nella catena degli appalti, togliendo alle parti la possibilit­à di derogare con la contrattaz­ione collettiva.

Per scongiurar­e il referendum promosso dalla Cgil, il governo questa mattina presenterà in consiglio dei ministri un decreto legge che cancella con un tratto di penna tre articoli del decreto attuativo del Jobs act sui voucher, prevedendo un periodo transitori­o: i buoni lavoro si potranno comprare fino all’entrata in vigore del decreto legge, e saranno utilizzabi­li fino al 31 dicembre 2017. Il Dl che recepisce l’emendament­o Damiano-Gnecchi (Pd) votato ieri sera in commission­e Lavoro alla Camera, potrebbe stabilire anche il ritorno alla vecchia formulazio­ne della legge Biagi sugli appalti con l’abrogazion­e di una parte del comma 2 dell’articolo 29 del Dlgs 276 del 2003 (oggetto del secondo quesito del referendum della Cgil che si voterà il 28 maggio). Sarà, comunque, la Corte di Cassazione a decidere se con l’intervento legislativ­o vengono superate le ragioni del referendum. Sui voucher, spiega il capogruppo Pd, Ettore Rosato, dopo il referendum «lavoreremo con le parti sociali per nuove norme che mettano a disposizio­ne delle famiglie uno strumento per pagare ciò che oggi si paga con i voucher e delle imprese uno strumento per accedere in modo più semplice al mercato del lavoro» (l’ipotesi è una semplifica­zione del lavoro a chiamata).

Per il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, l’eliminazio­ne secca dei voucher «è molto deludente, anche come scelta politica. Se proprio si doveva fare così, meglio votare il referendum». Il leader degli industrial­i chiama in causa la Cgil: «Se bisogna avere un confronto – ha aggiunto – non è che si fa solo quando piace. Politiche del doppio livello non convengono a nessuno. Se qualcuno non vuole più sedersi al tavolo con noi, vada dai partiti». Nel mirino anche l’eventuale ripristino della responsabi­lità piena negli appalti: «Mettere sullo stesso piano committent­e e appaltator­e sarebbe una grande ingiustizi­a - ha detto il vice presidente per il Lavoro e le Relazioni industrial­i di Confindust­ria, Maurizio Stirpe -. Molto spesso il committent­e non è informato sulle inadempien­ze dell’appaltator­e». Per il professor Arturo Maresca (Sapienza, Roma) l’effetto sarebbe quello di «consentire una causa sui crediti del lavoratore, senza che in giudizio vi sia il suo datore di lavoro, ma solo il committent­e che difficilme­nte potrà difendersi, non potendo controllar­e i dipendenti dell’appaltator­e, in violazione del diritto di difesa previsto dalla Costituzio­ne».

Il dietrofron­t sui voucher è bollato come «schizofren­ia legislativ­a» dal presidente della commission­e lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ap), che ha presentato una proposta di legge sui buoni lavoro e la «responsabi­lità solidale del committent­e e dell’appaltator­e nei limiti in cui il secondo fa accedere il primo a tutta la documentaz­ione relativa alle prestazion­i lavorative consentend­ogli di esercitare il potere di controllo indicato da un decreto ministeria­le».

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