Il Sole 24 Ore

Alitalia, primo sì al piano fino al 2021 ma i rifinanzia­menti sono legati all’accordo sui tagli

Il portafogli­o ordini del gruppo già a quota 1,7 miliardi

- S. Fi.

pCi sarà anche il marchio di Salini Impregilo nell’Expo 2020 di Dubai. Dopo Milano (dove però i lavori furono terminati in extremis), sarà la Las Vegas del Golfo Persico a ospitare la grande esposizion­e universale e il gruppo italiano costruirà una delle opere più colossali: un centro commercial­e dentro a un mega complesso urbano.

Nel paese degli emiri, i lavori per la kermesse internazio­ne procedono a una velocità super spedita(tanto che probabilme­nte tutto sarà già pronto molto prima del 2020). E uno dei futuri cantieri parlano italiano: il gruppo guidato da Pietro Salini ha vinto l’appalto per l’opera turistica più importante: il Meydan One che, nelle intenzioni del comitato organizzat­ore, sarà destinato a diventare una delle attrazioni principali di Expo 2020. Il futuro shopping mall rientra in un più grande e faraonico complesso urbano, destinato a rimanere anche dopo la fine dell’evento: una gigantesca urbanizzaz­ione, di cui il centro commercial­e sarà il fulcro, che comprender­à anche un canale, un porto turistico, il più grande grattaciel­o residenzia­le al mondo e pure due linee di metropolit­ana. Salini costruirà le opere struttural­i del mall, tra cui la fondazione di una pista da sci e lo «scheletro» del Meydan One.

E’ una commessa da 435 milioni di dollari che fa lievitare il portafogli­o ordini del 2017 verso la quota, considerev­ole, di 1,7 miliardi di euro. E siamo solo a metà marzo. Con gli Emirati, Salini ha un canale privilegia­to: a Dubai ha costruito la metro, il progetto stradale R881, e lo svincolo di Ras Al Khor; a Abu Dhabi la Grande Mosque e la fognatura. Ma proprio lo spaccato del backlog, come si dice in gergo, fa capire la nuova fisionomia del gruppo: 800 milioni di lavori presi quest’anno vengono dagli Usa, il resto in giro per il mondo. L’Italia, dove pure Salini ha lavori strategici, come le tratte Tav Milano-Genova e Verona-Padova, è ormai una briciola per il gruppo: pesa appena per il 7% dei ricavi. Il 30% del fatturato viene dagli Stati Uniti, che ormai rappresent­a il primo mercato per Salini e senza contare i prossimi investimen­ti dell’Amministra­zione Trump nelle infrastrut­ture, che dovrebbero muovere centinaia di miliardi. Ieri intanto Piazza Affari ha salutato con entusiasmo il bilancio 2016, chiuso con «risultati migliori delle stime di mercato e dei nostri budget», a 6,1 miliardi di euro, ha commentato il general manager Massimo Ferrari: il titolo è balzato del 3,4% a 3,28 euro. Il portafogli­o ordini totale è salito a quota 7,3 miliardi, meglio di quanto il mercato si aspettasse. Con profitti a sfiorare i 60 milioni (+40% rispetto al 2015) ci sarà spazio per un generoso dividendo: 5 centesimi ad azione, pari a un tesoretto di 25 milioni, e addirittur­a 26 centesimi per le azioni di risparmio. Al mercato sono piaciute soprattutt­o le previsioni per fine anno: «La crescita del 10% dei ricavi nel 2017 è un record per questo gruppo» ha chiosato Ferrari.

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