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Il portafoglio ordini del gruppo già a quota 1,7 miliardi
pCi sarà anche il marchio di Salini Impregilo nell’Expo 2020 di Dubai. Dopo Milano (dove però i lavori furono terminati in extremis), sarà la Las Vegas del Golfo Persico a ospitare la grande esposizione universale e il gruppo italiano costruirà una delle opere più colossali: un centro commerciale dentro a un mega complesso urbano.
Nel paese degli emiri, i lavori per la kermesse internazione procedono a una velocità super spedita(tanto che probabilmente tutto sarà già pronto molto prima del 2020). E uno dei futuri cantieri parlano italiano: il gruppo guidato da Pietro Salini ha vinto l’appalto per l’opera turistica più importante: il Meydan One che, nelle intenzioni del comitato organizzatore, sarà destinato a diventare una delle attrazioni principali di Expo 2020. Il futuro shopping mall rientra in un più grande e faraonico complesso urbano, destinato a rimanere anche dopo la fine dell’evento: una gigantesca urbanizzazione, di cui il centro commerciale sarà il fulcro, che comprenderà anche un canale, un porto turistico, il più grande grattacielo residenziale al mondo e pure due linee di metropolitana. Salini costruirà le opere strutturali del mall, tra cui la fondazione di una pista da sci e lo «scheletro» del Meydan One.
E’ una commessa da 435 milioni di dollari che fa lievitare il portafoglio ordini del 2017 verso la quota, considerevole, di 1,7 miliardi di euro. E siamo solo a metà marzo. Con gli Emirati, Salini ha un canale privilegiato: a Dubai ha costruito la metro, il progetto stradale R881, e lo svincolo di Ras Al Khor; a Abu Dhabi la Grande Mosque e la fognatura. Ma proprio lo spaccato del backlog, come si dice in gergo, fa capire la nuova fisionomia del gruppo: 800 milioni di lavori presi quest’anno vengono dagli Usa, il resto in giro per il mondo. L’Italia, dove pure Salini ha lavori strategici, come le tratte Tav Milano-Genova e Verona-Padova, è ormai una briciola per il gruppo: pesa appena per il 7% dei ricavi. Il 30% del fatturato viene dagli Stati Uniti, che ormai rappresenta il primo mercato per Salini e senza contare i prossimi investimenti dell’Amministrazione Trump nelle infrastrutture, che dovrebbero muovere centinaia di miliardi. Ieri intanto Piazza Affari ha salutato con entusiasmo il bilancio 2016, chiuso con «risultati migliori delle stime di mercato e dei nostri budget», a 6,1 miliardi di euro, ha commentato il general manager Massimo Ferrari: il titolo è balzato del 3,4% a 3,28 euro. Il portafoglio ordini totale è salito a quota 7,3 miliardi, meglio di quanto il mercato si aspettasse. Con profitti a sfiorare i 60 milioni (+40% rispetto al 2015) ci sarà spazio per un generoso dividendo: 5 centesimi ad azione, pari a un tesoretto di 25 milioni, e addirittura 26 centesimi per le azioni di risparmio. Al mercato sono piaciute soprattutto le previsioni per fine anno: «La crescita del 10% dei ricavi nel 2017 è un record per questo gruppo» ha chiosato Ferrari.