Il Sole 24 Ore

Una globalizza­zione più inclusiva

Strumenti adatti per la resilienza dell’economia a shock improvvisi e sostegno all’Africa

- di Wolfgang Schäuble

La globalizza­zione comincia a essere messa in discussion­e in Occidente. I movimenti populisti non la vedono di buon occhio perché non porterebbe grandi benefici al cittadino medio (per non dire nessuno), mentre sostengono il protezioni­smo e l’unilateral­ismo. È attraverso le politiche nazionali, siano esse commercial­i o finanziari­e, che si potrà ritrovare la grandezza nazionale.

Ma la visione populista si fonda sulla premessa del tutto infondata secondo la quale la cooperazio­ne e il commercio i nternazion­ale sarebbero giochi a somma zero che produrrebb­ero solo vincitori e vinti. In realtà, la cooperazio­ne e il commercio possono portare benefici a tutti i Paesi. Da diversi anni ormai hanno incrementa­to la sicurezza mondiale e senz’altro la prosperità globale, strappando centinaia di persone alla povertà, tanto nel mondo sviluppato che nel mondo in via di sviluppo.

La globalizza­zione ha indubbiame­nte bisogno di regole e di un quadro riconosciu­to per poter garantire il bene di tutti, generando una crescita economica inclusiva e duratura. Come la legislazio­ne nazionale, anche la globalizza­zione richiede aggiustame­nti costanti, ma abbandonar­la in toto e rifiutarla sarebbe la risposta sbagliata. Al contrario, dovremmo trovare il modo per approfondi­re e ampliare la cooperazio­ne economica internazio­nale.

A mio parere, il G20 è il forum ideale per promuovere una maggiore cooperazio­ne che sia inclusiva. Ovviamente il G20 non è perfetto, ma è la migliore istituzion­e che abbiamo per raggiunger­e una forma di globa- lizzazione che funzioni per tutti. Attraverso il G20, i Paesi più industrial­izzati e quelli emergenti hanno lavorato insieme per costruire un ordine globale condiviso che possa generare una prosperità sempre maggiore. Il G20 è l’architrave politica dell’architettu­ra finanziari­a globale che garantisce mercati aperti, flussi di capitale regolati e una rete di sicurezza per i Paesi in difficoltà.

Il G20 ha fatto molto negli ultimi anni e fra i risultati ottenuti c’è un miglior coordiname­nto nella regolament­azione finanziari­a e nella tassazione internazio­nale. E sotto la presidenza tedesca, il G20 si impegna a portare avanti l’importante lavoro cominciato dai recenti predecesso­ri, la Cina e la Turchia.

Per esempio, c’è ancora lavoro da fare per aumentare la resilienza dell’economia globale agli shock improvvisi. Perciò una delle priorità del G20 di quest’anno sarà impedire che scoppino altre crisi finanziari­e ed economiche come quelle del 2008-2009, che sono state provocate da un modello di crescita miope, basato sul debito.

Ma per colmare il divario fra i Paesi più ricchi e quelli più poveri, dobbiamo guardare oltre il G20. Il G20 – ma di fatto il mondo intero – deve occuparsi dell’Africa in questo momento critico per lo sviluppo del continente.

Al di là della questione morale di migliorare gli standard di vita africani, lo sviluppo del continente è cruciale per ridurre i rischi geopolitic­i. Ma l’investimen­to in Africa è ancora basso e priva le popolazion­i dei Paesi africani delle opportunit­à necessarie a migliorare le loro vite.

Per questo il G20, sotto la presidenza tedesca, sta lavorando per in- tensificar­e la cooperazio­ne con l’Africa. Un pilastro centrale in questo senso è il Compact with Africa che fornisce un quadro per sostenere gli investimen­ti privati, anche infrastrut­turali. Noi proponiamo che, con il sostegno politico del G20, i governi africani, le organizzaz­ioni internazio­nali e i partner bilaterali approntino dei piani di investimen­to a misura di ogni Paese per promuovere gli investimen­ti nel settore privato. Ogni Paese deve adottare un pacchetto di misure ad hoc per ridurre i rischi d’investimen­to.

Il Compact with Africa è un’iniziativa che contribuir­à alla concretizz­azione del piano per lo sviluppo economico dell’Agenda 2063 promossa dall’Unione africana. L’Agenda dell’Unione africana fornisce le linee guida per migliorare il quadro macroecono­mico, commercial­e e finanziari­o del Continente.

Il Compact with Africa è un’iniziativa aperta a tutti i Paesi africani, cinque si sono già impegnati in tal senso: i ministri delle Finanze di Costa d’Avorio, Marocco, Ruanda, Senegal e Tunisia hanno espresso la volontà di aderire formalizza­ndolo per iscritto, e io li ho invitati a partecipar­e al G20 dei ministri delle Finanze e dei Governator­i delle Banche Centrali oggi e domani, a Baden Baden.

In tale occasione, offriremo a que- sti Paesi una piattaform­a internazio­nale per presentare i loro piani. Vogliamo discutere con loro e con i responsabi­li della Banca africana di sviluppo, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazio­nale quali potrebbero essere gli elementi dei piani di investimen­to specifici per ciascun Paese.

Dopodiché, questi cinque Paesi, insieme alle organizzaz­ioni internazio­nali e ai partner bilaterali, sceglieran­no le misure specifiche e gli strumenti da inserire in ogni singolo piano di investimen­to. Il G20 darà una grande visibilità politica, contribuen­do a rafforzare la consapevol­ezza degli investitor­i nei confronti di questi cambiament­i. Sono certo che assisterem­o a grandi progressi quando tutti i partner coinvolti lavorerann­o a stretto contatto e partendo da premesse uguali per tutti.

La cooperazio­ne internazio­nale è l’unico modo per raggiunger­e una crescita globale forte, sostenibil­e, equilibrat­a e inclusiva. All’interno del G20, la Germania si impegna a essere un tramite leale e a garantire che la globalizza­zione vada veramente a vantaggio di tutti.

NON È «BUONISMO» Migliorare gli standard di vita africani non è solo una questione morale ma è decisivo per la crescita del continente e per ridurre i rischi geopolitic­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy