Distretti, ricavi ai livelli pre-crisi
Ricavi e margini delle imprese sopra i livelli pre-recessione - Prevista un’accelerazione nel biennio 2017-2018 Messina: emergenza superata, ma per creare lavoro serve una crescita più robusta
pUn sistema ancora vitale, responsabile di oltre i due terzi dell’avanzo manifatturiero, costituito da aziende con tassi di innovazione, internazionalizzazione e performance superiori alla media. Le imprese distrettuali italiane si confermano motore dell’economia nazionale, capaci di arrivare a nuovi massimi storici per ricavi e margini, con prospettive di crescita ulteriore nel prossimo biennio.
Il nono rapporto annuale di Intesa Sanpaolo sull’economia e la finanza dei distretti industriali restituisce il quadro di un sistema ancora solido, in grado di reagire alla crisi rilanciando l’innovazione e la presenza oltreconfine, anche se nelle scelte di investimento è ancora l’incertezza a frenare i volumi.
L’analisi, che mette a confronto i bilanci di 15mila aziende appartenenti a 149 distretti con le performance di altre 45mila imprese “esterne”, evidenzia per il biennio 2016-2017 una crescita dei ricavi delle aziende distrettuali dell’1,4% (3,5 punti oltre i livelli 2008, mentre altrove c’è un gap del 2,5%)con margini lordi arrivati al 7,6%: in entrambi i casi si tratta del nuovo record, oltre i picchi pre-crisi. Punte di eccellenza (in una classifica che tiene conto di crescita, export e redditività) che si realizza in particolare nelle specializzazioni alimentari (Prosecco di Valdobbiadene, salumi di Parma, vini dei colli fiorentini) e meccaniche (meccanica strumentale di Bergamo e Vicenza termomeccanica scaligera), a cui si aggiunge il secondo posto assoluto per l’occhialeria di Belluno. A determinare performance sistematicamente superiori rispetto alle imprese “esterne” sono alcune caratteristiche cruciali legate a innovazione e proiezione estera, con risultati decisamente più elevati per numero di brevetti, partecipa- te estere, quota di aziende che esportano, produttività del lavoro.
Profili competitivi che risentono positivamente anche della presenza di grandi imprese consolidate, in grado di trainare e orientare l’indotto circostante, a cui si aggiunge un numero crescente di medie imprese innovative con risultati nettamente superiori al campione globale. E non a caso, in termini di performance, la stazza dimensionale è variabile decisamente dirimente: tra 2008 e 2015 i ricavi delle micro-imprese (distrettuali e non) sono arretrati in modo pesante (-7,8% nei distretti), mentre per medie e grandi imprese il progresso è stato a doppia cifra (+66% per le 360 migliori me- die imprese). Una vitalità, quella dei distretti, confermata anche in prospettiva, con il biennio 20172018 a vedere una crescita cumulata dei ricavi del 4,3%, più elevata in particolare per le filiera metalmeccanica, aiutata dalla ripresa del ciclo edilizio e dagli investimenti in macchinari legati al piano Industria 4.0.
«È l’espressione più autentica della realtà industriale italiana, in pieno movimento - spiega il responsabile della ricerca di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice - e anche se i problemi non mancano, i distretti restano un sistema vivace e vitale, estremamente competitivo sui mercati esteri, capace di richiamare produzioni delocalizzate e attrarre le multinazionali». Sul fronte dell’innovazione in chiave digitale il quadro distrettuale presenta più di una luce ma anche qualche ombra. Se infatti già il 50% dei costruttori di beni strumentali (analisi campione su Vicenza) dichiara di produrre macchinari 4.0, così come sette aziende capofila nella moda su dieci utilizzano l’e-commerce come canale di vendita, non altrettanto evidente è la pervasività della nuova filosofia”smart” all’interno del tessuto produttivo. Nell’adozione di queste tecnologie, in particolare nell’interconnessione dei processi produttivi, il sistema è segnalato in ritardo, con appena una minima parte delle imprese ad avere imboccato questa strada. La sfida del digitale - spiegano i ricercatori - può essere vinta solo attraverso un’accelerazione degli investimenti, finora frenati più dall’incertezza che dalla mancanza di risorse, come testimonia il crescente peso della liquidità all’interno degli attivi aziendali. Segnali di inversione di rotta sono tuttavia visibili, con Intesa Sanpaolo a registrare nel primo bimestre otto miliardi di erogazioni a medio-lungo termine per famiglie e imprese, un progresso del 23%.
«I consumi crescono - spiega il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina - mentre i flussi di nuove sofferenze sono tornati ai livelli pre-recessione. Il quadro globale è di forte recupero e il Paese è completamente uscito dalla crisi, anche se i tassi attuali di crescita non bastano per riassorbire la disoccupazione. Riduzione del debito pubblico, rilancio del Sud e nuovi investimenti sono cruciali per accelerare e tornare ad essere leader in Europa». Il contesto per investire, tra incentivi fiscali, tassi ai minimi storici e ripresa della domanda estera, pare in effetti di estremo favore, con un mix di condizioni difficilmente ripetibile. È l’occasione, forse unica, per recuperare quei 100 miliardi persi per strada dal 2008 ad oggi.
I NUMERI Per le imprese dei cluster +3,5% nelle vendite sul 2008 mentre per le altre resta un gap del 2,5% Ebitda in crescita al 7,6%