L’euro si consolida oltre 1,07 dollari
Le due notizie più importanti per i mercati: la decisione della Fed sui tassi e il risultato delle elezioni nei Paesi Bassi, hanno entrambe sostenuto le quotazioni dell’euro che ieri si è attestato stabilmente oltre la soglia di 1,07 dollari. La sconfitta dello xenofobo Geert Wilders in Olanda rafforza il progetto dell’integrazione europea e quindi anche la moneta unica. La decisione della Fed, per contro, ha indebolito il dollaro contribuendo quindi al rafforzamento del cambio tra le due valute. La mossa del- la banca centrale americana in linea di principio avrebbe dovuto rafforzare il dollaro e far salire i tassi di interesse dei titoli di Stato Usa. Ciò tuttavia non si è verificato per varie ragioni. La prima è che la decisione era ampiamente scontata dagli investitori (le quotazioni dei Fed Funds alla vigilia indicavano un rialzo dei tassi probabile al 90%). La seconda è che la Fed non ha rivisto le proprie previsioni riguardo il ritmo da seguire nel percorso di “normalizzazione” dei tassi imboccato da due anni a questa parte. La risalita dell’infla- zione e i buoni dati del mercato del lavoro avevano fatto scommettere a molti che la Fed volesse premere l’acceleratore. Ad esempio prevedendo per quest’anno quattro ritocchi all’insù dei tassi invece che i tre annunciati. Questo scenario tuttavia non si è concretizzato perché la Fed ha confermato le sue intenzioni e questa prudenza ha favorito l’indebolimento del dollaro.
Cosa c’è da attendersi per i prossimi mesi? «Sono convinto che questa banda di oscillazione dell’euro-dollaro (da inizio anno si è passati da un minimo di 1,04 a un massimo di 1,08 ndr.) faccia comodo sia all’Europa che agli Stati Uniti e non credo che, a meno di sorprese eclatanti dalle presidenziali francesi, ci si scosterà di molto» segnala Robert Baron di Delta Hedge. Secondo il gestore, per farsi un’idea più precisa su dove andrà l’economia americana (e quindi il dollaro), bisognerà aspettare di conoscere meglio i dettagli del piano di stimoli fiscali dell’amministrazione Trump.
«Più che sull’euro-dollaro in questo momento vedo opportunità di risalita per la ster- lina britannica. A mio parere la divisa britannica ha scontato tutto quello che c’era da scontare sul tema Brexit e può soltanto risalire» aggiunge Baron. Ieri il pound è stato protagonista del mercato valutario nel giorno in cui era attesa la decisione della Bank of England sui tassi. Come da attese il costo del denaro è rimasto invariato allo 0,25% (minimo storico) ma la decisione non è stata presa all’unanimità perché un’esponente del Board, Kristin Forbes, ha votato in dissenso esprimendosi a favore di un rialzo dei tassi allo 0,5 per cento. La notizia ha colto di sorpresa il mercato che ha iniziato a speculare su tempi più stretti per una stretta anche nel Regno Unito. Ne hanno risentito i bond governativi britannici i cui rendimenti sono balzati all’1,29%, sui massimi da un mese. Ne ha beneficiato invece la sterlina risalita fino a 1,2374 dollari. La Bank of England devi districarsi tra un’inflazione in risalita, che dovrebbe spingere i banchieri centrali ad alzare il costo del denaro, e i possibili effetti negativi sull’economia della Brexit, incognita che dovrebbe suggerire maggiore prudenza.