La partita dell’Eurogruppo
Ormai politica nazionale e politica europea sono talmente intrecciate l’una con l’altra che elezioni in Olanda non possono non avere un impatto anche in Europa. In dubbio è la presidenza dell’Eurogruppo, il consesso dei ministri delle Finanze della zona euro. A guidarlo è l’attuale ministro olandese Jeroen Dijsselbloem, il cui mandato scade nel gennaio 2018. Ieri, il suo portavoce ha confermatp che l’uomo politico rimarrà alla guida dell’Eurogruppo da ministro per gli Affari correnti, in attesa di un nuovo governo.
Il voto si è tradotto in una sonora sconfitta del partito socialdemocratico a cui appartiene Dijsselbloem, 50 anni. È possibile quindi che il futuro esecutivo non comprenda né PvdA, né l’attuale ministro delle Finanze. Ieri un alto funzionario europeo ha ricordato che secondo le regole «candidato alla presidenza dell’Eurogruppo deve essere un ministro delle Finanze». Presa alla lettera, la regola vorrebbe che Dijsselbloem, una volta fuori dal governo olandese, non possa più essere presidente dell’Eurogruppo, ma la realtà è che tutto è possibile.
Non solo le regole sono decise dagli stessi ministri, ma queste sono ambigue. Non si può escludere che l’uomo possa succedere a se stesso da ex ministro, contando anche sul desiderio a Bruxelles di mantenere un certo equiibrio tra socialisti e popolari nelle cariche europee. Ciò detto, da tempo apertamente candidato alla successione di Dijsselbloem è lo spagnolo Luis de Guindos; ma a Bruxelles si fanno i nomi anche dello slovacco Peter Kazimir e dell’italiano Pier Carlo Padoan.