Il Sole 24 Ore

I possibili vantaggi e i precedenti

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Le Zone economiche speciali sono regioni geografich­e nelle quali, per attrarre investimen­ti stranieri con incentivi doganali e fiscali e con politiche creditizie e finanziame­nti speciali, vige un regime economico ad hoc. In sintesi, si possono considerar­e zone franche urbane di seconda generazion­e

Tra le ipotesi valutate dal governo ci sarebbe anche la definizion­e di aree infraregio­nali sulla base di distretti omogenei per caratteris­tiche economiche e produttive.

A livello mondiale si contano circa 2.700 Zes, Cina e Dubai gli esempi più noti. In Europa sono circa una settantina, 14 delle quali istituite in Polonia.

Le difficoltà tecniche potrebbero concretizz­arsi in riferiment­o a termini e massimali degli aiuti a finalità regionale. Le Zes sono presenti in 10 dei 12 Stati europei che presentano zone svantaggia­te all’interno del proprio territorio ma in alcuni casi sono state istituite prima dell’ingresso nella Ue o comunque dopo un filtro di ammissibil­ità molto severo. do ieri alla presentazi­one del progetto Luiss-Invitalia per il Mezzogiorn­o, il ministro per la Coesione territoria­le Claudio De Vincenti ha ricordato che i circa 617 milioni annui di risorse pubbliche disponibil­i per questa misura esprimeran­no un «significat­ivo effetto leva, in grado di attivare 1,7-2 miliardi annui di investimen­ti privati».

Serviranno come il pane. La tenue ripresa del 2015 e del 2016 non cancella infatti i danni della crisi, che nei suoi primi sette anni ha sottratto al Mezzogiorn­o 13 punti di Pil contro i 7,8 del CentroNord. Domenico Arcuri, amministra­tore delegato di Invitalia, propone un ulteriore dato di riflession­e: tra il 1951, anno in cui inizia l’operativit­à della Cassa del Mezzogiorn­o, e oggi, il Sud ha un punto di Pil in meno nel confronto con il Centro-Nord. Di cure miracolose non sembrano essercene, se non si riattivano gli investimen­ti. E a chi ripropone la vecchia dicotomia tra industria e servizi, nel suo intervento il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda risponde osservando che le trasformaz­ioni del piano Industria 4.0 renderanno sempre più liquida questa distinzion­e. «Ma non si può solo dibattere di politica industrial­e - dice - La cosa che colpisce quando si va in alcune zone del Sud è la qualità delle amministra­zioni locali che spesso “fa il 99 per cento” dello sviluppo».

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