G -20, pace armata Usa-Germania
Mnuchin smorza i toni sul surplus tedesco, Schäuble gira a Draghi le cr itiche sull’euro debole Berlino divide l’Europa sul riferimento al protezionismo di Trump
sono mai la soluzione giusta anche se possono portare vantaggi di breve termine».
Dal canto suo, Mnuchin, al debutto sulla scena internazionale, ha dichiarato che gli Stati Uniti non vogliono guerre commerciali, ma che Trump crede in un commercio «libero, ma equo» e ha sostenuto che l’adozione di una tassa sulle importazioni, la cosiddetta border tax, non è ancora stata presa, ma è una delle opzioni di cui Washington sta valutando pro e contro. Alla conferenza dell’Iif, il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, che oggi presenterà al G20 un quadro economico globale in miglioramento (crescita del 3,4% nel 2017 e del 3,6% nel 2018, dopo il 3,1% del 2016), ha sostenuto a sua volta che uno delle minacce principali allo scenario favorevole è un possibile cambiamento nella politica commerciale degli Stati Uniti. Sulla border tax, un altro dei partecipanti al G20 di Baden-Baden intervenuto all’Iif, il ministro delle Finanze canadese William Morneau, ha dichiarato che «qualsiasi cosa che introduca frizioni al confine non fa bene a noi e non fa bene agli Stati Uniti».
Mnuchin ha insistito che Usa e Germania devono lavorare assieme per equilibrare il commercio bilaterale. Per Schäuble, che non si sottrae mai all’opportunità di una frecciata a Mario Draghi, il surplus tedesco è dovuto soprattutto alla politica monetaria troppo accomodante della Banca centrale europea, colpe- vole anche – ha detto in precedenza a Francoforte – dell’eccesso di debito. Il segretario al Tesoro ha dal canto suo smorzato le accuse di altri esponenti dell’amministrazione alla Germania di manipolare il cambio dell’euro, riconoscendo che è la moneta di diversi Paesi e dipende da diversi fattori. «È importante – ha ribadito comunque – che i Paesi non manipolino il cambio». Anche in questo caso, ammorbidendo altre prese di posizione emerse da Washington, ha rispolverato la tradizionale linea del Tesoro sul dollaro forte. «È segno di una maggior fiducia ed è una buona cosa nel lungo periodo, anche se può creare qualche problema a breve», ha detto.
Anche su un altro dei compiti del G-20, le regole della finanza, elaborate dopo la crisi finanziaria mondiale scoppiata nel 2008, le posizioni fra Washington e i suoi partner sono dissonanti. Se Schäuble ha ribadito che il processo di stabilizzare i mercati finanziari continua e anche la signora Lagarde ha ripetuto che la regolamentazione introdotta negli ultimi anni ha rappresentato un «progresso enorme», seppure con la possibilità di revisione, Mnuchin ha parlato invece di deregolamentazione della finanza per favorire il credito. Il direttore dell’Fmi ha messo l’accento anche, per l’ennesima volta, sulla necessità che in alcuni Paesi europei vengano ripuliti dai crediti deteriorati i bilanci delle banche, problema particolarmente acuto in Italia.
A giudicare dall’incontro di ieri a Berlino, la Germania intende indirizzare il G-20 su una linea di confronto ma non di scontro con la nuova amministrazione. Nello stesso spirito il viaggio del cancelliere Merkel in visita a Trump, un leader che, per carattere, stile e convinzioni, non potrebbe essere più diverso da lei.
IN MIGLIORAMENTO Nonostante le tensioni sul commercio, l’Fmi prevede una crescita globale del 3,4% nel 2017 e del 3,6% nel 2018 dopo il 3,1% del 2016