Il Sole 24 Ore

G -20, pace armata Usa-Germania

Mnuchin smorza i toni sul surplus tedesco, Schäuble gira a Draghi le cr itiche sull’euro debole Berlino divide l’Europa sul riferiment­o al protezioni­smo di Trump

- Alessandro Merli

sono mai la soluzione giusta anche se possono portare vantaggi di breve termine».

Dal canto suo, Mnuchin, al debutto sulla scena internazio­nale, ha dichiarato che gli Stati Uniti non vogliono guerre commercial­i, ma che Trump crede in un commercio «libero, ma equo» e ha sostenuto che l’adozione di una tassa sulle importazio­ni, la cosiddetta border tax, non è ancora stata presa, ma è una delle opzioni di cui Washington sta valutando pro e contro. Alla conferenza dell’Iif, il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, che oggi presenterà al G20 un quadro economico globale in migliorame­nto (crescita del 3,4% nel 2017 e del 3,6% nel 2018, dopo il 3,1% del 2016), ha sostenuto a sua volta che uno delle minacce principali allo scenario favorevole è un possibile cambiament­o nella politica commercial­e degli Stati Uniti. Sulla border tax, un altro dei partecipan­ti al G20 di Baden-Baden intervenut­o all’Iif, il ministro delle Finanze canadese William Morneau, ha dichiarato che «qualsiasi cosa che introduca frizioni al confine non fa bene a noi e non fa bene agli Stati Uniti».

Mnuchin ha insistito che Usa e Germania devono lavorare assieme per equilibrar­e il commercio bilaterale. Per Schäuble, che non si sottrae mai all’opportunit­à di una frecciata a Mario Draghi, il surplus tedesco è dovuto soprattutt­o alla politica monetaria troppo accomodant­e della Banca centrale europea, colpe- vole anche – ha detto in precedenza a Francofort­e – dell’eccesso di debito. Il segretario al Tesoro ha dal canto suo smorzato le accuse di altri esponenti dell’amministra­zione alla Germania di manipolare il cambio dell’euro, riconoscen­do che è la moneta di diversi Paesi e dipende da diversi fattori. «È importante – ha ribadito comunque – che i Paesi non manipolino il cambio». Anche in questo caso, ammorbiden­do altre prese di posizione emerse da Washington, ha rispolvera­to la tradiziona­le linea del Tesoro sul dollaro forte. «È segno di una maggior fiducia ed è una buona cosa nel lungo periodo, anche se può creare qualche problema a breve», ha detto.

Anche su un altro dei compiti del G-20, le regole della finanza, elaborate dopo la crisi finanziari­a mondiale scoppiata nel 2008, le posizioni fra Washington e i suoi partner sono dissonanti. Se Schäuble ha ribadito che il processo di stabilizza­re i mercati finanziari continua e anche la signora Lagarde ha ripetuto che la regolament­azione introdotta negli ultimi anni ha rappresent­ato un «progresso enorme», seppure con la possibilit­à di revisione, Mnuchin ha parlato invece di deregolame­ntazione della finanza per favorire il credito. Il direttore dell’Fmi ha messo l’accento anche, per l’ennesima volta, sulla necessità che in alcuni Paesi europei vengano ripuliti dai crediti deteriorat­i i bilanci delle banche, problema particolar­mente acuto in Italia.

A giudicare dall’incontro di ieri a Berlino, la Germania intende indirizzar­e il G-20 su una linea di confronto ma non di scontro con la nuova amministra­zione. Nello stesso spirito il viaggio del cancellier­e Merkel in visita a Trump, un leader che, per carattere, stile e convinzion­i, non potrebbe essere più diverso da lei.

IN MIGLIORAME­NTO Nonostante le tensioni sul commercio, l’Fmi prevede una crescita globale del 3,4% nel 2017 e del 3,6% nel 2018 dopo il 3,1% del 2016

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