«Sostenibilità percorribile ma senza aggravio di costi»
pLe politiche energetiche e quelle ambientali sono correlate. E hanno effetti forti sul mondo dell’impresa: per questo motivo vanno condivise con gli “stakeholder”, le parti coinvolte. Sono questi alcuni dei messaggi espressi dal mondo delle imprese attraverso un documento proposto al ministero dello Sviluppo economico come contributo al dibattito in corso sulla nuova Sen 2017, sigla di Strategia energetica nazionale.
«La Sen contiene alcuni punti — osserva Giuseppe Pasini, coordinatore del Tavolo Energia della Confindustria — che implicano anche una visione sulle scelte di politica ambientale della lotta contro i cambiamenti climatici. Per qualunque visione strategica sono fondamentali i punti dell’Accordo di Parigi del dicembre 2015 sul clima e sulle emissioni, e disegnano la mappa futura di come l’Italia e l’Europa produrranno l’energia. L’importante è che gli investimenti rilevanti necessari a conseguire questi obiettivi non vengano dissipati da cambiamenti continui di norme».
Uno dei tre nodi, secondo la Confindustria, è la conferma della priorità delle politiche climatiche e di sviluppo sostenibile, «cioè quelle linee strategiche che sottendano — sottolinea Pasini — a una visione complessiva dell’attuale posizionamento del Paese e delle sue effettive potenzialità nel lungo periodo. Inoltre, secondo punto centrale, gli obiettivi della politica ambientale italiana devono comprendere tempi e interrelazioni che essi sviluppano. Terzo nodo, gli strumenti economici e normativi da adottare che, sulla base dei princìpi della better regulation, si fondino su una valutazione d’impatto della regolazione. La scelta di questi strumenti deve coinvolgere tutti gli stakeholder e deve adottare modelli di mercato».
Capitolo energia rinnovabili: le imprese hanno già fatto questa scelta in modo definitivo, senza voltarsi indietro. «Le fonti rinnovabili sono fondamentali per il futuro; l’Europa deve conservare e mantenere questa posizione di primato. Ma non dobbiamo rifare gli errori già fatti, non dobbiamo appesantire troppo la bolletta degli italiani, delle imprese».
Che cosa chiedono gli imprenditori? «Che la bolletta elettrica sia competitiva con quella degli altri Paesi». E qui per le imprese si conferma il tema del cosiddetto “l’articolo 39” con l’idea di ridurre la componente parafiscale delle bollette pagate dalle imprese grandi e piccole ad alta intensità energetica, dove il 40% è rappresentato dai 13 miliardi degli incentivi alle fonti rinnovabili di energia: «Bravi il ministro e il ministero che nell’autunno passato hanno sbloccato 1,5 miliardi di arretrati per 2.500 imprese e ora — prosegue il coordinatore del Tavolo Energia — dobbiamo guardare il 2018 pensando all’ipotesi di altri 1,4 miliardi completando velocemente l’iter a Bruxelles, chiudendo quell’ultimo miglio del procedimento come hanno già fatto i tedeschi».
Però secondo le imprese bisogna aiutare l’energia pulita con una politica adeguata di transizione attraverso il meta- no, il combustibile più efficiente e a minore impatto ambientale, «che in questo passaggio avrà un ruolo strategico per l’Italia. Anche perché sul gas l’Italia povera di altre materie prime ha sempre investito tantissimo», aggiunge Pasini. «Ed è fondamentale quello che il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ha saputo portare avanti insieme con il ministero, cioè la volontà di aumentare la liquidità del mercato del metano tra stoccaggi e rigassificatori e di pareggiare il divario competitivo con il resto d'Europa. In particolare con la Germania».
Una politica attenta per gli investimenti nel mercato del metano potrebbe finalmente far entrare nel vivo il vecchio grande progetto, tante volte delineato ma finora mai attuato, di trasformare l’Italia in quell’hub del gas che gestisce il mercato del Mediterraneo. Nella direzione di un mercato più fluido del gas vanno anche le misure recenti per migliorare l’utilizzo dei terminali di rigassificazione – stoccaggio e per il “corridoio di liquidità”, annunciato dal ministro, le quali insieme potrebbero portare un beneficio stimabile attorno a 1,1 miliardi di euro di risparmi rispetto al divario di prezzo con l’Europa centrale. Misure ottime che però, aperte le buste delle offerte, «suggeriscono di rafforzare i meccanismi che tutelino il sistema industriale del Paese», avverte Pasini.
Capitolo mercato elettrico. «Il sistema di generazione elettrica è strutturalmente cambiato — conclude Pasini — e bisogna pensare una nuova piattaforma di mercato che consenta di integrare nel mercato le fonti rinnovabili su basi competitive e fornire sicurezza al servizio. Negli ultimi anni i costi per il dispacciamento elettrico sono aumentati di oltre un miliardo di euro ed è ormai evidente che la “riforma Bersani” del ’99, deve essere rivista ed aggiornata attraverso un processo di riforma che coinvolga tutte le istituzioni gli operatori e gli utenti».
GLI OBIETTIVI Giuseppe Pasini: rafforzare i meccanismi che tutelano il sistema industriale e garantire un quadro normativo stabile