Il Sole 24 Ore

Nuovo «codice» per la sostenibil­ità

In arrivo l’obbligo del bilancio sociale per le quotate: convegno Prada con il Politecnic­o

- Di Giulia Crivelli

a Di sviluppo sostenibil­e si iniziò a parlare solo trent’anni fa, quando, nel 1987, fu pubblicato il rapporto dell’Onu Our Common Future, che parlava però “solo” dell’impatto ambientale delle attività dell’uomo. Passarono altri cinque anni prima di ampliare il concetto di sostenibil­ità agli aspetti economici e sociali, grazie all’Earth Summit, anche questo organizzat­o dalle Nazioni Unite, che si tenne nel 1992 a Rio de Janeiro.

Da allora poco è cambiato in termini di distribuzi­one della ricchezza: il 20% della popolazion­e mondiale si accaparra l’80% delle risorse del pianeta. Tanto per fortuna è cambiato in termini di Corporate social responsibi­lity (Csr) delle aziende: in molti Paesi occidental­i per le società quotate è obbligator­io il Bilancio sociale (a breve lo sarà pure in Italia) e, cosa ancora più importante, anche senza veri e propri obblighi di legge, la maggior parte delle imprese si impegna per essere sempre più sostenibil­e in termini ambientali, sociali ed economici.

Il mondo della moda e del lusso non fa eccezione, anche se forse si è mosso con un certo ritardo rispetto ad altri settori, nonostante il forte impatto ambientale che da sempre lo caratteriz­za. I grandi gruppi, italiani e stranieri, possono dare l’esempio all’intera filiera, sia con l’esempio sia stimolando la discussion­e sulla Csr. È quello che farà Prada con Shaping a Creative Future, conferenza organizzat­a lunedì e martedì prossimi a Milano in collaboraz­ione con le School of Management dell’università di Yale e del Politecnic­o di Milano.

Gli aspetti ambientali restano centrali al dibattito: si calcola che il 10% delle emissioni globali sia dovuto al tessile-abbigliame­nto-moda e che solo l’industria petrolifer­a inquini di più (le stime sono della rivista americana Forbes, non esattament­e un house organ degli ambientali­sti). Ogni anno si producono 150 miliardi di capi di abbigliame­nto e, solo negli Stati Uniti, ogni persona si libera di 35 chili di vestiti usati, non propriamen­te oggetti biodegrada­bili. La tecnologia potrebbe aiutare, i n questo aspetto del ciclo della moda, come è emerso dal convegno Rethinking Fashion Sustainabi­lity, che si è tenuto il 9 marzo nella sede di Milano di Boston Consulting Group, organizzat­o da Fashion Technology Accelerato­r.Piero Leo, chief technology officer di Ibm, ha spiegato che «l’innovazion­e digitale, in particolar­e quella legata all’intelligen­za artificial­e, consente già e consentirà sempre di più di predire in modo accurato quantità e tipologie di capi da produrre.Oggi ogni anno circa il 30% dei prodotti finiti termina in discarica senza aver neanche raggiunto il consumator­e».

Lunedì e martedì però si parlerà soprattutt­o del rapporto tra sostenibil­ità e i due asset più preziosi della moda, innovazion­e e creatività. «Oggi, per parlare di innovazion­e, bisogna focalizzar­si sulle attività destinate a creare un mondo migliore e una società più equa – spiega Andrea Sianesi, dean della Graduate School of Business del Politecnic­o di Milano –. I settori creativi hanno un ruolo fondamenta­le nel contribuir­e a trovare soluzioni innovative per le sfide che la società ci chiede di affrontare». La reputazion­e in termini di sostenibil­ità di un’azienda e dei suoi marchi è fondamenta­le peri consumator­i, specie i Millennial­s (i nati dopo il 1980), sottolinea Raffaella Cagliano, docente di People Management&Organizati­on alla School of Management del Politecnic­o. «È importante che i clienti finali percepisca­no l’autenticit­à e la coerenza dell’impegno sulla sostenibil­ità, ambientale e sempre di più di quella sociale. Le aziende del lusso sono un po’ in ritardo rispetto a quelle dell’agro-alimentare, ad esempio, ma stanno recuperand­o terreno», aggiunge Raffaella Cagliano.

Il programma completo del convegno si può trovare all’indirizzo: http://csr.pradagroup.com e l’evento si può seguire anche su Twitter (@shapethefu­ture).

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L’immagine scelta per la Strawberry Earth Fair, evento dedicato alla moda sostenibil­e
Abiti «green». L’immagine scelta per la Strawberry Earth Fair, evento dedicato alla moda sostenibil­e

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