Dall’Olanda arriva un segnale per tutti i populisti d’Europa
Gentile Cerretelli, l’Olanda non è stata piegata dal populista Wilders. Che, respinto a favore del premier Rutte, ha comunque rivendicato di aver portato all’attenzione temi quali l’uscita dalla Ue dell’Olanda e il bando dei musulmani. Il partito populista ha conquistato 20 seggi, quello al governo 33. Insomma, nessuno ha vinto ma i più importanti politici europei, da Jean-Claude Juncker ad Angela Merkel, hanno espresso grande entusiasmo. Mi pare che l’Europa si accontenti di poco, mentre la crescita va a rilento e nella maggior parte dei Paesi la disoccupazione è ancora elevata.
Paola Invernizzi Cara Invernizzi,
l’Europa è in profonda crisi da quasi un decennio e non è realistico pensare che possa uscirne dall’oggi al domani, anche perché sistemare la que-
stione Brexit e mettere insieme volontà e interessi di 27 Paesi non è impresa da poco.
Detto questo il voto olandese ha dato un segnale positivo: il Paese in larga maggioranza ha appoggiato i partiti filo-europei pur senza sconfiggere quello di Geert Wilders. Fosse accaduto il contrario, i populisti di tutta Europa ne sarebbero stati rafforzati. E prima di tutto il Front national di Marine Le Pen che in Francia si prepara alle presidenziali di aprile-maggio. In questa chiave quello olandese è un segnale positivo, da non minimizzare.
Le fiere della nautica
Gentile Direttore, è con non poco stupore che ho letto l’articolo di Lello Naso pubblicato sul Sole 24 Ore del 10 marzo a proposito della duplicazione delle fiere della nautica in Italia. Il pezzo è completamente campato in aria, tant’è che al titolo non segue un contenuto coerente. In nessun passaggio dell’articolo, si fa cenno a un qualunque finanziamento del ministero dello Sviluppo economico al settore nautico e alle sue manifestazioni. Nonostante quindi io non debba smentire nulla, tranne il titolo del tutto gratuito, a beneficio dei lettori vorrei precisare che mi sono dedicato per quasi un anno a cercare di redimere le diatribe fra le due associazioni della nautica italiana, che hanno inspiegabilmente deciso di non procedere unite nella promozione di un settore strategico per il made in Italy, duplicando una fiera che già da sola ha perso molta della sua competitività. Il vano tentativo di accordo tra le parti ha visto coinvolti tutti i soggetti interessati: Ucina, Nautica Italiana, Confindustria e enti locali. Il ministero dello Sviluppo economico, davanti alla totale indisponibilità al raggiungimento di un’intesa, ha deciso che nessuno dei due saloni avrebbe avuto accesso a qualsiasi finanziamento pubblico. Ciò coerentemente con la politica stabilita per il Piano Made in Italy che contrasta ogni duplicazione o sovrapposizione di manifestazioni fieristiche. Ci pare di poter dire che, per una volta, di campanili si dovrebbe occupare più Confindustria che la politica.
Ivan Scalfarotto Sottosegretario presso il Ministero
dello Sviluppo economico
Il sottosegretario Scalfarotto ha ragione: il titolo non era coerente con il contenuto dell’articolo. Ce ne scusiamo. Per il resto, il commento dà conto, e stigmatizza, esattamente ciò di cui Scalfarotto scrive, in maniera tutt’altro che campata in aria: i campanili, le beghe di cortile, le divisioni anche all’interno del sistema delle organizzazioni industriali della nautica che hanno portato all’inutile duplicazione delle fiere di settore. Il commento si concludeva con l’auspicio che, in coerenza con il Piano Calenda, non si disperdessero ulteriori risorse pubbliche (oltre a quelle della Regione Toscana ) per finanziare inutili duplicati. Il sottosegretario Scalfarotto ci rassicura. Non possiamo che essere soddisfatti. (l.n.)