Il Sole 24 Ore

Veneto Banca e Bpvi alla Bce: fusione unica via di salvezza

Le due ex popolari rispondono alla Vigilanza che aveva chiesto piani industr iali separati

- Katy Mandurino

pDue lettere distinte, due risposte separate, che contengono, però, tra le righe, lo stesso appello: non ci può essere altra via per la sopravvive­nza delle due ex popolari venete se non quella della fusione, la quale deve essere supportata dagli aiuti di Stato, strumento fondamenta­le per una ricapitali­zzazione precauzion­ale.

Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca rispondono così alla richiesta della Bce, che qualche giorno fa aveva chiesto a ciascuno dei due istituti come intendano finanziare il proprio fabbisogno di capitale sulla base di piani industrial­i separati; in pratica una sorta di excursus su tutti gli indicatori patrimonia­li, in modo da calcolare il reale fabbisogno di capitale privato, ed eventualme­nte pubblico, necessario per la realizzazi­one di un piano industrial­e diverso dall’ipotesi di fusione. I due istituti veneti, ieri, dopo i cda separati svoltisi a Milano, hanno messo a punto e spedito le missive, scrivendo nero su bianco di avere i requisiti per accedere alla ricapitali­zzazione precauzion­ale e di considerar­e imprescind­ibile per il loro rilancio la strada della fusione. E, per ciò che riguarda l’andamento dell’Offerta pubblica transattiv­a, hanno evidenziat­o che nelle ultime settimane le adesioni hanno mostrato una decisa accelerata, con un ritmo di crescita dal 2 al 3% al giorno, tanto da portare la percentual­i di quote raggiunte al 50% per ciò che riguarda Veneto Banca e al 48% per la Popolare di Vicenza (anche se le manifestaz­ioni di interesse farebbero pensare a una adesione oltre il 60%).

Ora la palla passa alla Bce, che con molta probabilit­à aspetterà il 22 marzo - giorno di chiusura del’Opt - per esprimere, verificato il risultato definitivo del piano rimborsi, quale può essere la strada percorribi­le per le due ex popolari. Visto che l’80% di adesioni sembra oramai un obiettivo irraggiung­ibile, si dovrà fare una valutazion­e analitica di quanto il risultato sia compatibil­e con il rischio contenzios­i, se lo abbatta in modo significat­ivo, e quanto pesi l’insuccesso in termini di accantonam­enti in bilancio. Ma la palla è in mano anche al Governo italiano: più volte nei giorni scorsi è stato ribadito che l’esecutivo è a fianco delle due banche e che appoggia l’operazione di fusione, ma il pressing che deve essere fatto nei confronti dell’Europa e della Bce, che sembrano ventilare lo spettro del bail-in, dovrebbe essere più massiccio, autorevole ed efficace, in modo da impedire passi indietro e che il fallimento di due banche del territorio porti con sé un collasso non solo dell’economia del Nordest.

L’altro ruolo fondamenta­le spetta ad Atlante: il fondo detentore dei due istituti con il 99% del capitale, tra i cui soci ci sono banche e istituzion­i italiane, è in attesa dell’esito dell’Opt. Ieri, a margine del Forum Impresa & Finanza organizzat­o dall’Associazio­ne industrial­e bresciana, l’ad di Banco Bpm Giuseppe Castagna non ha escluso la possibilit­à di un intervento di Atlante 2 per la ricapitali­zzazione delle due venete: «C’è un dibattito molto fitto con la Commission­e europea e la Bce - ha detto -. Facciamoli lavorare in pace; quando si sarà chiarita la necessità patrimonia­le di cui hanno bisogno si capirà se fare l’aumento con uno strumento piuttosto che con l’intervento dello Stato». Mentre con un’espression­e di chiusura si è espresso il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina: «Credo che ci sia ancora un percorso da portare avanti tra Bce, Commission­e europea e ministero dell’Economia. Atlante è pronta a comprare le sofferenze. Francament­e mi sembra che più di quello che ha fatto non possa fare». Ieri, intanto, si è dimesso dal cda di BpVi il consiglier­e Francesco Micheli «per le crescenti responsabi­lità profession­ali connesse al suo attuale ruolo in altre società». Micheli, ex presidente del Casl, l’organismo sindacale dell’Abi, era entrato in cda nel luglio 2016.

Proseguono, invece, gli incontri sul territorio per convincere gli indecisi a firmare l’Opt - i vertici di Veneto Banca ieri sera sono tornati da Milano per recarsi a Vittorio Veneto - un’altra adesione importante è arrivata ieri, dopo quella della Fondazione Roi: la firma della Diocesi di Vicenza, transazion­e che vale 27mila euro per 3mila azioni. Ora si attende mercoledì: fino al 22 (compreso il sabato) gli sportelli restano aperti.

Ribadita la richiesta di ricapitali­zzazione precauzion­ale, ultimi giorni dell’Opt

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