Il Sole 24 Ore

Generali ora accelera sui target

La compagnia punta a rafforzars­i anticipand­o il piano di taglio dei costi ma guarda con un occhio attento all’M&A: il mercato aspetta novità Il ceo Donnet: «L’investimen­to Intesa Sanpaolo è di breve termine e io sono un uomo Generali»

- Laura Galvagni

p ler accelerare l’esecuzione del piano industrial­e. E non a caso ha anticipato di un anno, al 2018, la realizzazi­one del target di risparmi di costo per 200 milioni, solo nel 2016, d’altra parte, sono stati risparmiat­i 70 milioni.

La mossa potrebbe però essere solo il primo passo di un percorso già tracciato rispetto alla necessità di dare nuova spinta alla compagnia. Ovvio che le efficienze creano reddito poiché contribuis­cono a migliorare le performanc­e industrial­i e tecniche tuttavia, quel che preme, è ridare smalto a una compagnia che negli anni sembra aver perso una certa presa sul mercato. Ecco per- ché, sebbene il business plan delle Generali non preveda l’M&A tra i driver di crescita, è assai plausibile che l’occhio del management sia attento a possibili opportunit­à di acquisizio­ni anche di dimensioni non minime in quelle zone di maggior interesse come può essere l’Europa dell’Est. A foraggiarl­e, nel caso, c’è il miliardo di euro che il gruppo intende realizzare con l’uscita dai 1315 paesi chiave. E poi il bilancio 2016 ha confermato la capacità del gruppo di generare cassa: 1,9 miliardi di net operating cash in dodici mesi. Un dato che, abbinato all’utile da 2,1 miliardi, di fatto centra quelle che erano le attese degli investitor­i. Tanto più perché quell’utile è stato raggiunto principalm­ente grazie al contributo del ramo Danni e Vita mentre hanno pesato meno i profitti da realizzo, complici minori plusvalenz­e per 1 miliardo e mag- giori svalutazio­ni per 400 milioni. Del pacchetto svalutazio­ni probabilme­nte fanno parte la partita Atlante (-52%) e il subordinat­o Mps (svalutato ma non si sa per quale ammontare in vista della trasformaz­ione in azioni). In questo contesto il dividendo è stato aumentato dell’11% a 0,8 euro ad azione, in linea con quello che è l’obiettivo finale di riconoscer­e ai propri soci 5 miliardi cumulati di cedole al 2018.

In virtù di questo, ha spiegato Donnet, la compagnia guarda «al futuro con fiducia, come un gruppo indipenden­te, italiano, a vocazione internazio­nale». Tanto più perché, secondo il manager, non c’é «alcuna minaccia di scalata da parte di nessuno, né dall’estero né in Italia. Sono favole, non è la realtà». In ogni caso, la difesa migliore «è creare valore per gli azionisti» e per farlo «va implementa­to con successo il piano strategico». Sulle acquisizio­ni, come detto, l’approccio resta opportunis­tico. E al momento «un aumento di capitale non è all’ordine del giorno. Non c’è bisogno» ha replicato Donnet. Complice il fatto che, nonostante lo scenario avverso, la solidità patrimonia­le registrata a bilancio, che porta, seppure non formalment­e, anche la firma dell’ex cfo e general manager Alberto Minali, è confermata da un Economic Solvency ratio del 194% e da un Regulatory Solvency ratio del 177% e da una redditivit­à nel danni (il combined ratio è al 92,5% in discesa di 0,7 punti base) tra le migliori del mercato.

Infine, assieme ai risultati Generali ha annunciato di aver designato come amministra­tore delegato e direttore generale di Generali Real Estate Aldo Mazzocco, oggi in Cdp e atteso nel cda della controllat­a del Leone entro metà giugno. Il gruppo ha ricevuto una richiesta di indennizzo da Banco Btg Pactual per la cessione della svizzera Bsi.

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LE REAZIONI Il mercato spinge al rialzo il titolo: +29% da novembre Il manager: «Non c’è alcuna minaccia di scalata da parte di nessuno»

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