Il Sole 24 Ore

Tesla lancia raccolta capitali da 1,25 miliardi per la Model 3

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Tesla ha annunciato ieri un piano di raccolta capitali sui mercati finanziari per 1,25 miliardi di dollari. Liquidità per «ridurre i rischi legati alla rapida crescita del suo business» in vista del lancio della Model 3. La nuova berlina elettrica che, dicono all’azienda di Elon Musk, sarà «la nostra auto più convenient­e, con un’autonomia di 345 km, e un prezzo di partenza di 35mila dollari». La produzione di Model 3 inizierà a giugno, e ci sono già 373mila prenotazio­ni. Un miliardo di dollari verrà raccolto attraverso un bond convertibi­le. Il resto - 250 milioni $ - attraverso l’emissione di nuove azioni della società. I titoli Tesla ieri a Wall Street, dopo la notizia del piano, hanno avuto una fiammata del 2,9 per cento. Tesla ha una capitalizz­azione di Borsa di 42,5 miliardi di dollari. Vale quasi come Nissan ed è a un passo da Ford, che vende milioni di auto ogni anno. Il piano di raccolta di capitale rappresent­a il 3% rispetto al valore della società di Musk, che produce 84mila auto elettriche l’anno. Ma punta a venderne mezzo milione nel 2018. (Ri.Ba.)

«Le azioni Intesa Sanpaolo non sono una quota strategica ed è un investimen­to di breve termine». Il ceo delle Generali, Philippe Donnet, è stato netto nel commentare il profilo dell’operazione difensiva compiuta dal Leone di Trieste nel capitale della banca e pari al 3%. Sulle ragioni del perché quella mossa sia stata conclusa il manager non ha voluto dilungarsi a lungo ma ha chiarito: «Escono indiscrezi­oni di stampa non smentite su una possibile operazione di stake building non concordata è evidente che la reazione più scontata da parte nostra sia stata l’acquisizio­ne di quei titoli». Anche perché, in quel momento i rumor che circolavan­o erano tanti e le voci si moltiplica­vano: «È stata descritta come tutto e il contrario di tutto ma alla fine c’è stata solo molta confusione e nulla di concreto», ha chiosato il manager giustifica­ndo con queste parole l’intenzione di non parlare oltre della vicenda Intesa Sanpaolo. Così come Donnet ha cercato di buttarsi alle spalle anche l’annosa questione di una possibile ascesa francese nelle Generali tanto più supportata dalla presenza di un manager transalpin­o al vertice: «Io sono l’uomo delle Generali e come Generali sono indipenden­te e sono qui per scrivere una bellissima storia di successo, perché quello che fa bene alle Generali fa bene all’Italia». E il primo passo, in questo senso, è certamente quello di rafforzare la compagnia. Qualche segnale che l’azienda si stia muovendo in questa direzione è possibile coglierlo già nel conti del 2016 (vedi altro pezzo in pagina), tanto che il mercato pare voler dar atto dei progressi: il titolo ieri ha chiuso in rialzo del 2,6% a 14,58 euro ma da novembre scorso è cresciuto del 29% contro il +21% del Ftse Mib e il +10,5% del DJ Insurance. Non solo, la compagnia ha ribadito la volontà di vo-

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