Ifis: «Profitti al 2019 attesi a 270 milioni»
L’ad Bossi presenta il piano strategico
pUna crescita media annua del 40-45% che potrebbe portare l’utile netto d’esercizio a 270 milioni di euro da qui al 2019 e liberare risorse patrimoniali per acquisire potenziali nuove attività per 5 miliardi di euro. Questi i punti salienti del piano strategico 20172019 svelato ieri da Banca Ifis, il primo dopo l’acquisizione di Interbanca, assieme ai risultati definitivi del bilancio 2016. «Il mercato italiano è pieno di problemi e offre quindi anche moltissime opportunità che noi saremo pronti a cogliere come abbiamo fatto fino a questo momento», ha spiegato l’amministratore delegato Giovanni Bossi, tenendo a precisare che l’espansione dovrà tenere conto dei tre requisiti fondamentali sui quali è costruito il piano di Ifis: solidità, liquidità e redditività.
I 5 miliardi di eccesso di capitale indicati nella presentazione, ha aggiunto Bossi, potranno essere utilizzati per acquisire portafogli di crediti deteriorati(l’obiettivo è di aumentare la voce Npl nel bilancio per 10-15 miliardi) o anche interi rami d’azienda, in settori contigui a quello in cui la società controllata da Sebastien Egon von Fürstenberg già opera (crediti commerciali, corporate banking, leasing, Npl e crediti fiscali). L’a.d. non ha escluso a priori un’espansione all’estero («restiamo vigili», ha detto in proposito), ma appare chiaro che le attenzioni restano all’interno del mercato nazionale, magari con operazioni simili a quella portata a termine lo scorso autunno con Interbanca, che sarà incorporata per fusione nel corso del 2017 e che ha permesso al gruppo di Mestre di allargare il raggio d’azione.
Se il 2016 si è archiviato con un utile netto (confermato) di 687,9 milioni legato essenzialmente all’impatto dell’operazione Interbanca che ha comportato proventi una tantum pari a 623,6 milioni (il cosiddetto gain on bargain purchase) e con la distribuzione di un dividendo di 0,82 centesimi lordi, con il piano Ifis va a fissare gli obiettivi per il triennio successivo: il ritorno al pareggio per Interbanca dopo 10 anni già nel corso del 2017; un margine di intermediazione in crescita media del 24/26%; un rapporto fra costi e ricavi inferiore al 50%; un costo del rischio del segmento crediti alle imprese di 100 punti base; un Roe atteso del 15% nel 2019, con l’utile e il valore di libro per azione proiettati rispettivamente oltre 4,5 e 30 euro.
«Siamo consapevoli che si tratta di una sfida importante, ma sappiamo anche che il risultato è alla nostra portata», ha sintetizzato Bossi, ricordando anche che una parte rilevante degli sforzi (140 milioni in tre anni) sarà dedicata agli investimenti legati alla trasformazione digitale. «La banca di domani - secondo l’a.d. - sarà più tecnologica, con meno sportelli e contatto fisico con i clienti, una banca più “magra” al servizio dei clienti più esigenti».