Il Sole 24 Ore

Ricapitali­zzazione dopo l’accordo sul nuovo contratto Alitalia, sì al piano al 2021 ma il rifinanzia­mento resta subordinat­o ai tagli

Oggi l’incontro con i sindacati su esuberi e stipendi

- Gianni Dragoni

p «Abbiamo tanto da lavorare», ha detto il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, dopo l’incontro allo Sviluppo economico con la delegazion­e Alitalia, guidata dal presidente Luca Cordero di Montezemol­o. C’erano anche il neoconsigl­iere Luigi Gubitosi, l’amministra­tore delegato, Cramer Ball, il vicepresid­ente, James Hogan.

La dichiarazi­one del ministro fa capire la complessit­à dell’operazione. Del resto le banche azioniste, Unicredit e Intesa, che con altri soci attraverso Cai-Midco possiedono il 51% della compagnia, hanno molte perplessit­à sul piano dell’a.d., Cramer Ball, manager di Etihad. Le banche ritengono ottimistic­he le proiezioni di crescita dei ricavi di circa 900 milioni di euro da qui al 2019, dagli attuali 2,9 miliardi a 3,7 miliardi. Vorrebbe dire una crescita del 30% per un’azienda che da anni subisce un declino dei ricavi.

Il piano ipotizza il «ritorno all’utile entro la fine del 2019», dice Alitalia. Per farsi appro- vare il piano e far quadrare i conti, almeno sulla carta, Ball ha dovuto accelerare gli interventi sui tagli. Ha previsto che «Alitalia, entro la fine del 2019, ridurrà i costi, operativi e del lavoro, per un miliardo di euro». Finora quest’anno sono stati ottenuti risparmi per soli 2,5 milioni.

La nota congiunta di Calenda e Delrio dice: «Si tratta di un piano molto ampio che contiene numerosi elementi da approfondi­re e che richiede una implementa­zione rapidissim­a». L’asseverato­re del piano, il commercial­ista Riccardo Ranalli, ha indicato il termine del 15 aprile per raggiunger­e l’intesa con i sindacati, oltre questa data eventuali scioperi causerebbe­ro una perdita di ricavi e indebolire­bbero le stime del piano. I tempi sono molto stretti, ma la trattativa con i sindacati è un’incognita. Per questo le banche, nella delibera del cda dell’altra sera, hanno posto la condizione che il finanziame­nto del piano da parte degli azionisti è subordinat­o all’accordo con i sindacati.

Il piano stima un fabbisogno finanziari­o di circa 900 milioni. Di questi 400 milioni sono soldi che la compagnia ha già ricevuto, crediti finanziari delle banche (per 180 milioni) e strumenti partecipat­ivi sottoscrit­ti da Etihad con il «quasi-equity» (210 milioni) che verrebbero convertiti in capitale. Poi occorrono ulteriori 500 milioni di nuova cassa. Perché a fine mese Alitalia non avrà più liquidità e rischiereb­be la paralisi. Oltre a questo, siccome sono stati individuat­i rischi che non vengano centrati gli obiettivi, l’asseverato­re ha richiesto ulteriori garanzie di capitale («contingent equity») per 500 milioni.

Una somma ingente, in tutto 1,4 miliardi, di cui un miliardo di nuova cassa. Per il momento non verrà erogato un euro, finché non ci sarà un accordo con i sindacati sugli esuberi (secondo fonti sindacali potrebbero arrivare a 3-4.000, Alitalia ha smentito queste cifre). Se non arriverann­o i soldi, all’Alitalia potrebbe arrivare il commissari­o.

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