Il Sole 24 Ore

Nelle Province squilibrio certificat­o da 650 milioni

- Gianni Trovati gianni. trovati@ ilsole24or­e. com

pNella «battaglia per la sopravvive­nza» lanciata dalle Province ieri è stato il giorno degli ultimi proclami, con l’appello al governo lanciato dal presidente dell’Upi Achille Variati (sindaco di Vicenza e presidente della Provincia) presentand­o la settimana di mobilitazi­one nazionale «a difesa dei diritti e della sicurezza delle comunità e dei territori». Per chi guarda ai numeri più che alla politica, invece, ieri è stato il giorno della certificaz­ione ufficiale del problema: la Sose, vale a dire la società del ministero dell’Economia che oltre agli studi di settore calcola il prezzo giusto (i «fabbisogni standard») delle funzioni fondamenta­li degli enti locali, ha calcolato che tra le entrate garantite e le spese necessarie alle funzioni che ancora rimangono nelle Province alleggerit­e dalla riforma c’è una distanza da 651,5 milioni di euro. Risorse che mancano, prima di tutto, per la messa in sicurezza e la manutenzio­ne dei 130mila chilometri di strade provincial­i e per la gestione dei 5.100 edifici scolastici.

Un primo aiuto, che ha dimezzato lo squilibrio originario da 1,3 miliardi, è arrivato con la distribuzi­one del «fondone» messo in campo dall’ultima manovra per tutti gli enti territoria­li. Una seconda mossa è stata realizzata con lo sblocco di 700 milioni (per tutti gli enti locali, Comuni compresi) appena varato dalla Ragioneria generale per le spese in conto capitale (si veda Il Sole 24 Ore di mercoledì scorso).

L’appuntamen­to decisivo è però quello con il nuovo decreto enti locali, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri venerdì prossimo. Proprio in vista di quel provvedime­nto i presidenti di Provincia sono tornati a chiedere altri 650 milioni, annunciand­o esposti cautelativ­i a tutte le procure (molti enti li hanno già presentati nelle scorse settimane) ed eventi pubblici sui territori in vista di una manifestaz­ione nazio- nale a Roma se mancherann­o risposte.

Le risposte, però, sono condiziona­te da un quadro di finanza pubblica che non lascia molti spazi, stretto com’è fra le tante richieste di finanziame­nto e l’obbligo Ue di varare entro aprile una manovra correttiva da 3,4 miliardi.

In pista, per ora, ci sono quindi mini-interventi, che in tutto potrebbero portare alle Province tra i 150 e i 200 milioni (anche attraverso una replica dei 100 milioni di fondi Anas già girati agli enti lo scorso anno). Intanto è alle porte il 31 marzo, data entro la quale anche le Province dovrebbero chiudere bilanci oggi più ricchi di incognite che di risposte.

Una consolazio­ne, magra, per gli amministra­tori arriva però dal fatto che non c’è il rischio di commissari­amenti a catena, perché un buco normativo non ha esteso alle “nuove” Province le sanzioni classiche per gli altri enti locali che restano senza bilanci.

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