Il Sole 24 Ore

Riforma necessaria ma non sufficient­e

- Di Giovanni Negri

Segnali contraddit­tori arrivano sul fronte dei processi pendenti. L’inchiesta del Sole 24 Ore del lunedì mette in luce come al migliorame­nto complessiv­o del settore civile non corrispond­e per ora un significat­ivo salto di qualità nel penale. Le ragioni sono diverse. La coperta delle risorse è certo corta, come sottolinea il presidente dell’Anm Piercamill­o Davigo, e ha riscaldato più il civile in questi anni. Si pensi, per esempio, all’impulso dato al processo civile telematico o alla messa in campo di un circuito alternativ­o a quello dei tribunali ordinari per provare a risolvere alcune tipologie di controvers­ie, dalla conciliazi­one alla negoziazio­ne assistita. O, magari con una punta di cinismo, all’aumento dei costi di accesso alla giurisdizi­one, con l’incremento progressiv­o negli anni del contributo unificato.

Il penale è invece rimasto al palo. Anche perchè, inutile nasconderl­o, gli interventi su questo fronte sono a elevato rischio di polemica politica. Più facile invece aggregare in Parlamento inedite forme di coesione tra forze politiche anche divise sui temi più operativi della giustizia civile. E questo anche se all’appello mancano ancora interventi struttural­i come la riforma del processo civile e quella della legge fallimenta­re.

È di pochi giorni fa l’approvazio­ne di una complessa legge delega che riscrive, peraltro con numerose disposizio­ni subito in vigore, larghi tratti del diritto penale sostanzial­e e, soprattutt­o, procedural­e. Gran parte delle novità si devono leggere, sostiene il ministero, in chiave di riduzione dei carichi di lavoro che affliggono procure e tribunali. È il caso della nuova causa di estinzione del reato per chi ripara le conseguenz­a di un reato perseguibi­le a querela.

Il punto è che poi queste misure si scontrano con altre. Certo invocate, e con ragione, da anni. Come le modifiche fatte alla disciplina della sospension­e dei termini di prescrizio­ne. Che risponde a un’esigenza di ridurre il numero dei reati azzerati dal fattore tempo, ma che, nello stesso tempo, potrebbe produrre un allungamen­to dei tempi.

Come pure bisogna ricordare la timidezza di alcuni interventi anche recenti. Si veda la depenalizz­azione più che la tenuità del fatto.

È allora (forse) venuto il tempo di un confronto su scelte radicali. Che già sono state adombrate in provvedime­nti molto contestati, come quello sui migranti, che cancella un grado di giudizio e apre la strada a un processo con partecipaz­ione solo virtuale e camera di consiglio. Modalità che certo permettere­bbero un’accelerazi­one dei tempi, forte tentazione, ma che, se applicate su larga scala, comportere­bbero un cambiament­o profondo del nostro ordinament­o. Siamo pronti?

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