La lunga attesa dei piani regionali per il paesaggio
Ipiani paesaggistici compiono un piccolo passo avanti. Martedì scorso - nel corso della prima giornata nazionale del paesaggio, voluta dal ministero dei Beni culturali con un decreto del 7 ottobre scorso e coordinata dal sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni - il ministro Dario Franceschini ha siglato con il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il piano di tutela di quella regione. Un atto che si è inserito in una giornata dedicata al territorio, spesso martoriato, del Belpaese e durante la quale sono stati attivati 120 eventi, tra i quali l’apertura delle soprintendenze, le mostre a tema, la predisposizione di itinerari, i convegni.
Con il piano paesaggistico del Piemonte, un nuovo strumento di tutela del territorio va, dunque, ad aggiungersi a quelli già sottoscritti da Puglia e Toscana, entrambi nel 2015. Per il resto, la situazione dei piani è piuttosto variegata, nonostante il lavoro tra ministero e Regioni vada avanti dal 2008, cioè da quando è stato introdotto l’obbligo della copianificazione su tutte le aree sottoposte a vincolo. Il fatto che quasi un decennio sia trascorso senza che nella gran parte delle regioni ci sia ancora la copianificazione è imputabile a diversi fattori, tra i quali la complessità della ricognizione dei vincoli, l’interruzione dei tavoli per motivi politici (avvicendamenti dei ministri o delle giunte regionali), la difficoltà di trovare un accordo, tenuto conto che il piano paesaggistico detta le linee a tutti gli altri strumenti urbanistici.
La nota positiva è che il lavoro comune tra ministero e Regioni non si limita alle sole zone vincolate, per le quali esiste l’obbligo di copianificazione, ma, in virtù delle intese sottoscritte, prende in considerazione l’intero territorio regionale. Allo stesso tempo bisogna precisare che le Regioni senza piano copianificato non è che siano totalmente sguarnite sul fronte della tutela del territorio, ma sono dotate di strumenti di gestione messi a punto secondo le vecchie normative, come la legge Galasso del 1985.
Ci sono, poi, realtà come il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria dove l’approvazione del nuovo piano è prossima al traguardo; altre come la Sardegna che, seppure non copianificato, hanno comunque uno strumento, adottato nel 2006 per la gestione delle aree costiere, apprezzato dai Beni culturali; altre ancora, come il Lazio, che hanno approvato un piano nel 2007, frutto di un lavoro con il ministero, anche se di fatto la firma di quest’ultimo non compare, perché a un certo punto il tavolo si ruppe per discordanze sulle aree della capitale. E comunque il Lazio avrà il suo nuovo piano messo a punto con i Beni culturali entro il 2018.