Il Sole 24 Ore

Il Papa ai leader: la Ue non è solo regole ma dignità dell’uomo

La dichiarazi­one di Roma: Europa prospera e sicura, unica e indivisibi­le

- Carlo Marroni

L’Europa non riduca «gli ideali fondativi dell’Unione alle necessità produttive, economiche e finanziari­e»: punti invece ai valori, mettendo al centro l’uomo. È il monito del Papa ai leader Ue, ricevuti in Vaticano alla vigilia della celebrazio­ne dei 60 anni dei Trattati di Roma. Rientrate le riserve di Polonia e Grecia sulla Dichiarazi­one che sarà firmata oggi: «Europa prospera e indivisibi­le».

Parla lento, scandisce bene le parole. Il Papa si rivolge ai leader europei che celebrano la nascita dell’Europa unita senza timore di lanciare di nuovo l’allarme contro il populismo dilagante, malattia infettiva delle democrazie. «L’Europa ritrova speranza nella solidariet­à che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi» dice Francesco, che più volte ha affrontato questo tema delicato, e ora più che mai è reso urgente dalle derive in atto in diversi paesi del continente, Italia compresa. A Roma si celebra l’anniversar­io dei Trattati, e Bergoglio riannoda il filo di un discorso iniziato con lo storico intervento al Parlamento di Strasburgo nel novembre 2014 («I grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratic­i») e proseguito il discorso alla consegna del Premio Carlo Magno nel maggio 2016 («sogno un nuovo umanesimo europeo»), due eventi che hanno rimesso la Santa Sede al centro del dibattitto sull’Unione, specie in un momento in cui le spinte estremiste-populiste giocano sulla paura per gli attentati jihadisti, ultimo quello di Londra. «La solidariet­à non è un buon proposito: è caratteriz­zata da fatti e gesti concreti, che avvicinano al prossimo, il qualunque condizione si trovi. Al contrario i populismi fioriscono proprio dall’egoismo, che chiude in un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezz­a dei propri pensieri e guardare oltre». Occorre dunque «ricomincia­re a pensare in modo europeo, per scongiurar­e il pericolo opposto di una grigia uniformità, ovvero il trionfo dei particolar­ismi». I leader politici, afferma Francesco, evitino «di far leva sulle emozioni per guadagnare consenso», ed elaborino piuttosto delle politiche che «facciano crescere tutta quanta l’Unione» così che «chi riesce a correre più in fretta possa tendere la mano a chi va più piano e chi fa più fatica sia teso a raggiunger­e chi è in testa». Il Papa ha poi chiesto ai leader europei di «non avere paura di assumere decisioni efficaci, in grado di rispondere ai problemi reali delle persone e di resistere alla prova del tempo».

Il tema dei migranti entra di forza nel lungo e articolato discorso del Papa. L’Europa, dice, «ritrova speranza quando non si chiude nella paura di false sicurezze». Del resto la sua storia «è fortemente determinat­a dall’incontro con altri popoli e culture e la sua identità è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multicultu­rale». Insomma, «non ci si può limitare a gestire la grave crisi migratoria di questi anni come fosse solo un problema numerico, economico o di sicurezza. La questione migratoria pone una domanda più profonda, che è anzitutto culturale», e la paura spesso avvertita trova «nella perdita d’ideali la sua causa più radicale». Poi un affondo sulle radici dell’ideale europeo, e le idee dei padri fondatori ricordano che «l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire» ma «una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascenden­te e inalienabi­le e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicar­e». Lo spirito di solidariet­à europea, ha continuato Francesco, « è quanto mai necessario oggi, davanti alle spinte centrifugh­e come pure alla tentazione di ridurre gli ideali fondativi dell’Unione alle necessità produttive, economiche e finanziari­e». Il discorso del Papa è stato preceduto da discorsi del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani e del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. «Il viaggio dell’Europa è partito molto tempo fa ed è un viaggio con al centro idee e culture differenti, con la cristianit­à che ha un posto importante», ha detto Gentiloni, che poi si è intrattenu­to a parlare con il Papa. «Siamo l’Europa dell’umanesimo e del Rinascimen­to, di Pascal, dell’Illuminism­o e della ragione come idea fondativa dello sviluppo umano. Noi europei traiamo ricchezza da numerosi e differenti radici».

IL MONITO «I leader politici evitino di fare leva sulle emozioni per guadagnare consenso e elaborino idee che facciano crescere l’Unione»

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AP/OSSERVATOR­E ROMANO Nella Cappella Sistina. Il Pontefice con i leader dell’Unione europea
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EPA In Vaticano. Papa Francesco riceve il premier Paolo Gentiloni

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