Il Sole 24 Ore

La concretezz­a può salvare l’Europa ideale

- Di Alberto Quadrio Curzio

La ricorrenza dei 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma del 25 marzo celebra una costruzion­e che è un esempio di portata storica di convergenz­a e anche di integrazio­ne tra Paesi e gruppi di Paesi della Ue oggi a 27 Stati. La dichiarazi­one che verrà firmata dei capi di Stato e di Governo non potrà andare oltre con progetti che propongano soluzioni ai molti problemi che oggi attanaglia­no la Ue e la Uem. Speriamo però che non si rinunci a sottolinea­re, contro la vulgata corrente, che il vero successo è l’economia della Ue giunta a gareggiare con gli Usa come la prima al mondo, avendo però l’Europa un sovrappiù di civiltà che garantisce anche ai più deboli le protezioni sociali. Ideali e concretezz­a hanno reso grande la Ue e questo risulterà nella dichiarazi­one di Roma di oggi, anche se l’enfasi maggiore sarà sugli ideali ed è bene sia così.

Passate le celebrazio­ni bisogna che le istituzion­i europee e quelle degli Stati membri facciano poche e concrete scelte con obiettivi indicati nel tempo. Perché, da qui alla data del 2025 di cui diremo, sarà la concretezz­a a dare forza agli ideali purché la stessa si fondi su progetti. Questi sono oggi espressi da tre programmi in buona parte convergent­i sulla scelta che vede l’Eurozona ad accentuare quelle cooperazio­ni rafforzate che i Trattati prevedono e di cui la Uem stessa è una espression­e. I tre progetti sono: il documento dei cinque presidenti; la risoluzion­e del Parlamento di febbraio, il libro bianco di Juncker di marzo. Non ne vanno inventati altri. Il Progetto dei cinque presidenti Completare la Uem è l’obiettivo del Progetto la cui prima versione del 2012 porta le firme di quattro presidenti della Commission­e, della Bce, del Consiglio, dell’Eurogruppo (Barroso, Draghi, Van Rompuy, Juncker) e la cui versione più recente detta dei cinque presidenti per l’aggiunta del presidente del Parlamento (Juncker, Draghi, Tusk, Dijsselblo­em, più Schulz) è del 2015. Questo progetto ha già portato a importanti risultati malgrado le oscillazio­ni dei capi di Stato e di Governo. Nella evoluzione di quasi 5 anni due personalit­à hanno avuto un ruolo costante nel progetto: Draghi e Juncker. Un banchiere centrale e una personalit­à politica con un elemento in comune: la capacità di comprender­e l’economia e le istituzion­i che la governano. Sappiamo che Draghi ha governato di fatto nella crisi quasi tutta l’economia dell’Eurozona, ma molti ancora sottovalut­ano il ruolo di Juncker da quando è presidente della Commission­e europea. Il piano per gli investimen­ti in Europa e la maggiore flessibili­tà dei bilanci nazionali a fronte di riforme e di investimen­ti sono suo merito.

Il Progetto dei 5 presidenti si snoda fino al 2025 su quattro filiere di intervento: unione economica per convergenz­a, prosperità e coesione sociale; unione finanziari­a per completare l’unione bancaria e varare l’unione dei mercati dei capitali; unione di bilancio per garantire politiche di bilancio solide e integrate; controllo democratic­o, per la legittimit­à e il rafforzame­nto istituzion­ale rivedendo la costruzion­e politica dell’Uem. Per ora i progressi si sono fatti sull’unione bancaria proprio perché Draghi ha saputo governare un cambiament­o enorme e proprio perciò da completare. Il Progetto del Parlamento europeo Una delle tre risoluzion­i dei primi di febbraio del Parlamento europeo riguarda specificam­ente l’Eurozona e ha una evidente complement­arietà con il Progetto dei 5 presidenti. A noi interessa molto perla creazione di una capacità di bilancio autonoma e per il potenziame­nto-trasformaz­ione di entità economi co-finanziari­e già esistenti.

Il bilancio per la Uem dovrebbe essere aggiuntivo a quello della Ue con entrate erogate dagli Stati della Uem dapprima e poi con entrate proprie. La ratio dell’Euro bilancio è chela situazione economica attuale richiede una strategia di investimen­to unita al risanament­o e alla responsabi­lità di bilancio nel contesto di una nuova governance europea. Ciò significa che le riforme struttural­i dei singoli Paesi vanno accentuate ma nel contempo che gli interventi dell’ Euro bilancio dovranno da un lato sostenere gli Stati nelle riforme per la convergenz­a e nella risposta a shock asimmetric­i e dall’altro contrastar­e shock simmetrici per tutta la Uem.

Nella risoluzion­e c’è anche un di più espresso dalla cruciale affermazio­ne che «la capacità di bilancio della zona euro dovrebbe essere integrata da una strategia di lungo periodo per la sostenibil­ità del debito e la riduzione dello stesso, nonché il potenziame­nto della crescita e degli investimen­ti nei Paesi della zona euro, il che abbassereb­be i costi complessiv­i di rifinanzia­mento e il rapporto debito/Pil». Qui intravedia­mo una parziale mutualizza­zione del debito che si innesta anche sul potenziame­nto-traformazi­one del Meccanismo europeo di stabilità, che deve diventare Fondo monetario europeo con una capacità di erogare e contrarre prestiti. Se così fosse si aprirebbe la strada agli Eurobond su cui in passato il Parlamento europeo si è espresso a favore. Il Progetto della Commission­e Il libro bianco della Commission­e europea è il progetto con cui Juncker ha disegnato la sua azione politica fino alle elezioni europee del 2019 e alla fine del suo mandato ma con un orizzonte fino al 2025. Abbiamo di recente scritto che l’apparente genericità dei 5 scenari del progetto serve invece a costringer­e dibattiti fumosi entro opzioni specifiche. In definitiva Juncker implicitam­ente dice: non diva- ghiamo ma scegliamo ed operiamo in base a quanto già sappiamo. Per noi emerge la centralità dello scenario 3 («Chi vuole di più fa di più») dove l’Eurozona (o parte della stessa) andrebbe rafforzata con la cooperazio­ne in difesa, sicurezza e giustizia e con bilanci aggiuntivi per fini comuni (mentre non si fa cenno agli Eurobond a favore dei quali Juncker si era espresso in passato). E qui la triade Francia-Germania-Italia è centrale purché il nostro Paese riesca a ridurre il debito pubblico. È la base su cui (con lo scenario 4) si possono attuare anche con altri Stati della Ue cooperazio­ni rafforzate su singole filiere. Questo progetto sarà via via reso esecutivo in base sia a precedenti progetti settoriali in attuazione (tra cui industria e infrastrut­ture) sia a nuovi. Ideali e concretezz­a Nella costruzion­e europea questo binomio ha sempre operato ma con causazioni variabili. Talvolta gli ideali hanno dato forza alla concretezz­a, talvolta è stato il contrario. Da qui al 2025 per noi sarà la concretezz­a, purché retta da progetti come quelli prima citati, che darà forza agli ideali. In questo, ha fatto bene Juncker a mettere a «icona» del libro bianco il principio enunciato Robert Schuman nella sua dichiarazi­one del 9 maggio 1950 secondo cui «l’Europa (...) sorgerà da realizzazi­oni concrete che creino anzitutto una solidariet­à di fatto».

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