Oettinger: Brexit è una sfida per il bilancio dell’Unione
I Ventisette si apprestano a firmare oggi la Dichiarazione di Roma, ricca di nuove priorità per l’Unione: la difesa, la sicurezza, l’economia, l’immigrazione. Lo sguardo corre inevitabilmente al bilancio comunitario e al suo ruolo nel futuro europeo. La perdurante crisi economica e sociale, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, l’incerta integrazione europea lo hanno trasformato in un crocevia di interessi cruciali. Günther Oettinger è il commissario europeo responsabile del bilancio comunitario. Ex ministro, presidente democristiano del Baden-Württenberg, 63 anni, ha risposto alle domande del Sole-24 Ore.
Tra pochi giorni, mercoledì prossimo, il Regno Unito notificherà ufficialmente la scelta di lasciare l'Unione. Che impatto avrà questa decisione sul bilancio comunitario 2021-2028?
È una delle nostre principali sfide. Sto avendo incontri con gli altri commissari, soprattutto quelli con la spesa più rilevante per valutare il daffarsi. Due domande sono emerse subito: il prossimo bilancio deve iniziare come previsto nel gennaio 2021, oppure l’entrata in vigore deve corrispondere alla data di uscita del Regno Unito? E poi: la Commissione europea dovrebbe presentare il suo progetto di bilancio entro fine anno, come previsto dalle regole europee, oppure Brexit è una ragione per posticipare la presentazione?
Il bilancio 2014-2020 ha un valore di 960 miliardi di euro. La Gran Bretagna è un netto contributore che versa ogni anno nove miliardi di euro all’Unione.
Esatto. Oltre a compensare questo versamento dobbiamo anche valutare come affrontare le nostre nuove responsabilità: la difesa, l’immigrazione, il controllo delle frontiere, l’aiuto allo sviluppo. Come le dicevo, sto avendo colloqui con gli altri commissari, con ministri nazionali, con deputati europei e natu- ralmente sto ricevendo istruzioni politiche da parte del presidente della Commissione JeanClaude Juncker. Avremo a breve un dibattito di orientamento nel collegio dei commissari. Sono ottimista che potremo presentare una proposta che sia accettabile per le altre istituzioni comunitarie e per i paesi membri.
Corre voce che i versamenti finanziari sul quale Regno Unito si è già impegnato siano pari a 40-60 miliardi di euro. Il presidente Juncker ha parlato di conto “salato” per la Gran Bretagna. Può confermare questa cifra? Può dirci quali sono a grandi linee gli impegni finanziari britannici nei confronti dell’Unione?
Durante il suo periodo di partecipazione all'Unione, il Regno Unito ha preso e continuerà a prendere impegni finanziari. Devono essere pienamente rispettati. Questo sarà un aspetto essenziale dei negoziati in vista di una separazione ordinata. Il lavoro tecnico prosegue ed è basato su dati obiettivi e verificabili. Ecco perché non stiamo discutendo pubblicamente di numeri.
L’ex premier italiano Mario Monti ha presentato di recente un rapporto con il quale ha proposto di introdurre nuove risorse proprie dell’Unione, oltre alla raccolta dell'imposta sul valore aggiunto (Iva) e ai dazi doganali, in modo anche da ridurre l'ammontare dei contributi nazionali. È possibile immaginare di eliminare l’attuale tetto alla raccolta delle risorse proprie?
Il rapporto sottolinea giustamente la necessità di diversificare le entrate. L’ammontare del bilancio dipende dalle responsabilità finanziarie dell’Unione. Se le responsabilità dovessero crescere in modo sostenziale, allora avremmo bisogno di aumentare la taglia del bilancio.
Stiamo andando in quella direzione?
Sono certo che europeizzare alcune funzioni permetterebbe di gestire le situazioni in modo più efficiente, e consentirebbe anche di risparmiare il denaro dei contribuenti. Tuttavia, in questo momento, sulla base delle nostre competenze, abbiamo la taglia del bilancio sufficiente per affrontare le nostre responsabilità.
Ci sarà nel bilancio 20212028 un calo della spesa per l’agricoltura, che continua a rappresentare un terzo delle uscite, esattamente il 38% del totale?
Siamo solo all’inizio delle discussioni. Abbiamo da affrontare nuove priorità. Assicurare che ci saranno tagli sarebbe sbagliato. Così come sarebbe sbagliato assicurare che non ve ne saranno.
La Commissione europea dovrà presentare in maggio un rapporto sul futuro dell’unione monetaria. Cosa pensa della possibilità di garantire alla zona euro una capacità di bilancio, così come sostenuta di recente anche dal Parlamento europeo?
Non è una idea nuova. È contenuta anche nel Rapporto dei Cinque Presidenti del 2015. Questa idea comporta importanti van- taggi e svantaggi. Bisogna prima di tutto definire in modo preciso le eventuali funzioni di questo bilancio, al di là delle responsabilità attuali della Banca centrale europea, del Meccanismo europeo di Stabilità o dei fondi di coesione. Sono aperto alla questione, ma sono anche convinto che sia necessario prima definire funzioni e dimensioni dell’eventuale capacità di bilancio della zona euro.
Si discute se collegare ancor più strettamente l’uso dei fondi di coesione alle raccomandazioni-paese. Lei è d’accordo?
La Commissione è chiamata a fare un’analisi della situazione strutturale delle economie nazionali. In questo contesto, vincolare almeno parzialmente l’uso dei fondi europei alle raccomandazioni comunitarie sugli investimenti, come per esempio l’espansione della rete a banda ultralarga, potrebbe essere un modo efficace per dare più potere alle stesse raccomandazioni e ottimizzare l’uso del denaro europeo.
Un’ultima domanda. La Commissione europea sarà chiamata nei prossimi mesi a fare una valutazione del Patto di Stabilità e di Crescita, che ha visto la luce nel 1997 e che da allora è stato corretto sotto molti punti di vista. Crede che le regole di bilancio vadano migliorate ulteriormente?
A me sembra che il Patto sia composto da regole equilibrate e vincolanti, accettabili per gli stati membri che possono contare eventualmente sul fattore stabilizzante del Meccanismo europeo di Stabilità. La Commissione ha introdotto maggiore flessibilità, facendo di questa flessibilità il miglior uso possibile. Ad analizzare il Patto sono i commissari responsabili, Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici. Modificare le regole sarebbe come aprire il Vaso di Pandora, provocando nuove divergenze tra i paesi membri. Sono interessato a leggere l’analisi che si farà del Patto, ma non le nascondo che sono sulla difensiva.
«Il Regno Unito ha preso impegni finanziari che devono essere pienamente rispettati»