Irpef, evasione, patrimoniale: la sfida nel Pd
Renzi: giù il cuneo per le assunzioni e detrazioni per le famiglie già nel Def - Orlando: spostare il carico verso le rendite
Il più provocatorio dei tre candidati alla guida del Pd è naturalmente Michele Emiliano: tassazione dei patrimoni mobiliari e immobiliari, reintroduzione dell’articolo 18 e cancellazione del bonus renziano degli 80 euro per chi guadagna meno di 1.500 euro netti al mese in modo da poter finanziare un corposo taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando si pone per così dire nel mezzo e nella sua mozione propone di dare priorità alla lotta all’evasione fiscale, spostare il carico fiscale dal lavoro e dalla produzione verso la rendita, rivedere l’imposizione sulle persone fisiche riducendo il carico sui redditi delle famiglie a partire da quelle più povere (incapienti) fino a quelle del ceto medio. Orlando dedica inoltre un capitolo ad hoc alla necessità di aumentare i salari, soprattutto delle donne.
Sono solo alcune delle proposte dei competitor di Matteo Renzi, proposte che tuttavia rischiano di entrare in collisione con il dato di fatto che da quattro anni il governo è a guida Pd (prima con Enrico Letta, poi con i mille giorni di Matteo Renzi, ora con Paolo Gentiloni). E in fondo è questa la preoccupazione più viva di Renzi, che si candida con le primarie del 30 aprile prossimo non solo a guidare il partito ma anche il Paese nella prossima legislatura. Insomma, non si può fare finta che il governo Gentiloni faccia delle cose e il Pd prometta delle altre. Per questo Renzi, in vista della sua probabile riconferma alla guida del Pd, è in contatto con Palazzo Chigi per la stesura del Documento di economia e finanza che sarà presentato dal governo entro il 10 aprile e che conterrà le linee della prossima Legge di bilancio. L’idea di fondo è quella di proseguire sulla strada della riduzione fiscale ma selezionando due categorie di beneficiari: giovani e donne. Avanti dunque con la riduzione del cuneo fiscale, ma non in senso orizzontale su tutti i lavoratori e le imprese bensì puntando sui giovani, o meglio sul primo impiego: i neo assunti si porterebbero dietro una sorta di bonus contributivo per qualche anno anche se dovessero cambiare lavoro. E anche l’intervento sull’Irpef, messo in cantiere a partire dal 2018 già durante i mille giorni, nella nuova visione di Renzi va modulato sui giovani (progressività non solo in base al reddito ma anche in base all’età anagrafica) e sul sostegno alle famiglie tramite l’incentivazione del lavoro femminile (l’idea è quella di cumulare i redditi familiari prevedendo forti detrazioni sul secondo reddito, accompagnate da detrazioni crescenti con il crescere del numero dei figli).
L’intervento sul cuneo fiscale finalizzato al primo impiego e le detrazioni pro donne e famiglie sono per altro proposte sostenute anche da Orlando, la cui differenziazione rispetto a Renzi è soprattutto politica (per il Guardasigilli è necessario chiudere la stagione del Pd a vocazione maggioritaria, difesa invece con forza da Renzi, separando i ruoli di segretario del partito e candidato premier). E sull’asse Renzi-Orlando è forte la preoccupazione per un Pd che, congresso a parte, ha la responsabilità di essere «architrave della maggioranza» di governo (per usare un’espressione dello stesso premier Gentiloni). Un Pd determinato, con Renzi, a non mettere la firma in calce a scelte impopolari con la prossima Legge di bilancio poche settimane prima di tornare alle elezioni nel febbraio 2018. Da qui l’attenzione di Largo del Nazareno sul Def in gestazione tra Palazzo Chigi e Via XX Settembre.
IL NODO DEL GOVERNO Attenzione da parte dell’ex premier alla stesura del Def e della manovra: «Il Pd non può sostenere misure impopolari a ridosso delle elezioni politiche»