L’elettrodotto friulano a rischio stop
Con l’autorizzazione ministeriale dello scorso 14 febbraio Terna ha ripreso le attività per concludere la realizzazione dell’elettrodotto “Udine Ovest-Redipuglia”. In regione, però, non si fermano le contestazioni guidate da movimenti ambientalisti e politici.
Dell’opera si inizia a discutere nel 2003, quando viene inserita nel Piano di sviluppo della rete nazionale approvato dal Governo. L’autorizzazione ministeriale è del marzo 2013, e il 26 novembre dello stesso anno inizia la costruzione, a partire dalla stazione elettrica di Udine sud. Poi lo stop, deciso nel luglio 2015 da una sentenza del Consiglio di Stato che rovescia la precedente decisione del Tar del Lazio. Vengono accolti i ricorsi dei comuni e dei cittadini proprietari dei terreni attraversati dall’elettrodotto.
I cantieri aperti nel novembre 2013 si fermano (le attività continuano in realtà fino a metà settembre 2015 per la sola messa in sicurezza dei manufatti), poi il 10 agosto 2016 il Consiglio del ministri approva una delibera che, rilevato il carattere strategico dell’elettrodotto, consente la prosecuzione del procedimento per autorizzare la realizzazione dell’impianto. Il 9 settembre 2016 viene pubblicato il decreto Via positivo, il 18 ottobre si chiude la Conferenza dei Servizi al ministero dello Sviluppo economico e a dicembre la Giunta regionale emette parere positivo sul’Intesa StatoRegione, con successiva approvazione dello schema di accordo sulle compensazioni, queste ultime oggi sotto tiro così come il mancato interramento.
Proprio nei giorni scorsi Terna è stata in audizione in IV Commissione del Consiglio regionale Fvg per riferire sul riavvio (il 22 marzo) dei cantieri dell’elettrodotto. Secondo il gestore l’intervento «risulta indispensabile per risolvere le criticità esistenti sulla rete elettrica regionale, legate alla vetustà delle esistenti dorsali a 380 kV, i cui ultimi interventi risalgono agli anni ’80, periodo in cui i consumi elettrici regionali erano meno della metà rispetto a ora: nel 1983 i consumi erano pari a 4 miliardi di KWh, nel 2015 sono stati di 10 miliardi di KWh».
Sono sette i Comuni contrari all’opera che hanno presentato una richiesta di sospensiva al Tar del Lazio, che non si pronuncerà prima di sette mesi. Intanto le ditte coinvolte nei cantieri, molte delle quali friulane, stanno realizzando il piano dei lavori previsto dal cronoprogramma. L’avanzamento è già all’80% circa: al momento del blocco delle attività, a fine luglio 2015, risultavano realizzati 125 fondazioni e 118 sostegni (completamente o parzialmente) su 136 ed era stata effettuata la tesatura di circa 16 km di conduttori. In seguito al completamento del restante 20% dei lavori si potranno realizzare le dismissioni di 110 km di vecchie linee.