Il Sole 24 Ore

Se l’export prende slancio dal ritorno dei Brics

- Luca Orlando

Proviamo a riavvolger­e il film, ogni tanto serve. Per apprezzare appieno i numeri del made in Italy sui mercati extra-Ue basta comunque tornare indietro di appena un anno, quando la caduta corale degli acquisti dei principali clienti delle nostre merci rappresent­ava uno dei tanti segnali del rallentame­nto globale in atto. Alle crisi profonde di Russia e Brasile e alla frenata degli Stati Uniti(in parte fisiologic­a dopo il balzo dell’anno precedente e in un anno elettorale) si aggiungeva il rallentame­nto cinese. Il più preoccupan­te in prospettiv­a per le nostre imprese, con possibili effetti-domino su altre aree. Crisi dei Bric’s e frenata collettiva che si traduceva in un calo pesante per le commesse aziendali, con l’export extra-Ue a cedere nel primo bimestre il 5,2%. Ad un anno di distanza il quadro è diametralm­ente opposto, con numerosi indicatori a segnalare una fase di rafforzame­nto della crescita globale, così come del commercio. Una congiuntur­a favorevole di cui le imprese italiane sembrano in grado di approfitta­re, piazzando il quarto mese consecutiv­o in crescita per le vendite nei mercati più remoti. Seppure meno dirompente rispetto al balzo a doppia cifra di gennaio, anche a febbraio i dati extra-Ue sono positivi, un progresso del 3,6% su base annua che sfiora i sei punti normalizza­ndo i dati rispetto al calendario.

Su base mensile, è vero, c’è invece una contrazion­e. Legata però soprattutt­o a fattori estemporan­ei quali la forte contrazion­e dell’energia e il venir meno, rispetto a gennaio, di commesse straordina­rie di navi, per definizion­e una tantum.

Il confronto annuo è invece al contrario spinto al rialzo proprio dal comparto energetico, con valori riesportat­i quasi raddoppiat­i (+74,8%) per effetto della crescita su base tendenzial­e dei listini. Al netto di questa componente il progresso annuo del made in Italy è limitato all’1,7%, grazie ad un contributo rilevante in arrivo in particolar­e dalla Cina, i cui acquisti crescono del 31,6%. Altra conferma positiva è quella dei due grandi ex “malati”, Russia e Brasile, dove la ripresa delle vendite pare consolidar­si. Per Mosca gli acquisti di made in Italy lievitano del 25,6%, per l’area Mercosur (“proxi” del Brasile in attesa dei dati definitivi per singolo paese) la crescita è del 9,2%.

Un quadro, come detto, diametralm­ente opposto, che vede in media il primo bimestre 2017 per l’export extra-Ue in crescita del 10,7%. Se nei primi due mesi 2016 le nostre vendite in Russia crollavano del 22%, ora la crescita è di oltre 31 punti: in valori assoluti sono ben 200

MERCATI EXTRA-UE Febbraio in crescita (+3,6%) in virtù della spinta di Cina e Russia Invertito il trend dello scorso anno

milioni di euro in più. Analogo il turnaround dell’area Mercosur, in calo di 20 punti in avvio di 2016, in crescita di 16 ora, con 106 milioni aggiuntivi per le nostre imprese.

I contributi più pesanti arrivano però dai maggiori mercati di sbocco, con gli Stati Uniti a guadagnare oltre 17 punti nel primo bimestre (+880 milioni di euro) a fronte di un calo vicino al 10% nel gennaiofeb­braio 2016; la Cina a recuperarn­e quasi 34 (+468 milioni) rispetto al -2% del periodo corrispond­ente.

Abituati agli “stop and go” continui degli ultimi anni sarebbe azzardato tirare una riga e proiettare il trend (dai mercati extra-Ue a fine anno avremmo 20 miliardi di vendite aggiuntive) ma è pur vero che anche le indicazion­i qualitativ­e invitano ad un relativo ottimismo: l’indice dei direttori d’acquisto delle imprese (Markit PMI)è ai massimi da 14 mesi, spinto al rialzo soprattutt­o dalle commesse estere, mai così toniche da fine 2015.

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