Se l’export prende slancio dal ritorno dei Brics
Proviamo a riavvolgere il film, ogni tanto serve. Per apprezzare appieno i numeri del made in Italy sui mercati extra-Ue basta comunque tornare indietro di appena un anno, quando la caduta corale degli acquisti dei principali clienti delle nostre merci rappresentava uno dei tanti segnali del rallentamento globale in atto. Alle crisi profonde di Russia e Brasile e alla frenata degli Stati Uniti(in parte fisiologica dopo il balzo dell’anno precedente e in un anno elettorale) si aggiungeva il rallentamento cinese. Il più preoccupante in prospettiva per le nostre imprese, con possibili effetti-domino su altre aree. Crisi dei Bric’s e frenata collettiva che si traduceva in un calo pesante per le commesse aziendali, con l’export extra-Ue a cedere nel primo bimestre il 5,2%. Ad un anno di distanza il quadro è diametralmente opposto, con numerosi indicatori a segnalare una fase di rafforzamento della crescita globale, così come del commercio. Una congiuntura favorevole di cui le imprese italiane sembrano in grado di approfittare, piazzando il quarto mese consecutivo in crescita per le vendite nei mercati più remoti. Seppure meno dirompente rispetto al balzo a doppia cifra di gennaio, anche a febbraio i dati extra-Ue sono positivi, un progresso del 3,6% su base annua che sfiora i sei punti normalizzando i dati rispetto al calendario.
Su base mensile, è vero, c’è invece una contrazione. Legata però soprattutto a fattori estemporanei quali la forte contrazione dell’energia e il venir meno, rispetto a gennaio, di commesse straordinarie di navi, per definizione una tantum.
Il confronto annuo è invece al contrario spinto al rialzo proprio dal comparto energetico, con valori riesportati quasi raddoppiati (+74,8%) per effetto della crescita su base tendenziale dei listini. Al netto di questa componente il progresso annuo del made in Italy è limitato all’1,7%, grazie ad un contributo rilevante in arrivo in particolare dalla Cina, i cui acquisti crescono del 31,6%. Altra conferma positiva è quella dei due grandi ex “malati”, Russia e Brasile, dove la ripresa delle vendite pare consolidarsi. Per Mosca gli acquisti di made in Italy lievitano del 25,6%, per l’area Mercosur (“proxi” del Brasile in attesa dei dati definitivi per singolo paese) la crescita è del 9,2%.
Un quadro, come detto, diametralmente opposto, che vede in media il primo bimestre 2017 per l’export extra-Ue in crescita del 10,7%. Se nei primi due mesi 2016 le nostre vendite in Russia crollavano del 22%, ora la crescita è di oltre 31 punti: in valori assoluti sono ben 200
MERCATI EXTRA-UE Febbraio in crescita (+3,6%) in virtù della spinta di Cina e Russia Invertito il trend dello scorso anno
milioni di euro in più. Analogo il turnaround dell’area Mercosur, in calo di 20 punti in avvio di 2016, in crescita di 16 ora, con 106 milioni aggiuntivi per le nostre imprese.
I contributi più pesanti arrivano però dai maggiori mercati di sbocco, con gli Stati Uniti a guadagnare oltre 17 punti nel primo bimestre (+880 milioni di euro) a fronte di un calo vicino al 10% nel gennaiofebbraio 2016; la Cina a recuperarne quasi 34 (+468 milioni) rispetto al -2% del periodo corrispondente.
Abituati agli “stop and go” continui degli ultimi anni sarebbe azzardato tirare una riga e proiettare il trend (dai mercati extra-Ue a fine anno avremmo 20 miliardi di vendite aggiuntive) ma è pur vero che anche le indicazioni qualitative invitano ad un relativo ottimismo: l’indice dei direttori d’acquisto delle imprese (Markit PMI)è ai massimi da 14 mesi, spinto al rialzo soprattutto dalle commesse estere, mai così toniche da fine 2015.