Il Sole 24 Ore

Vaciago, economista e sindaco «al quadrato»

- Di Alessandro Merli

Un economista poliedrico, che, alla grande competenza, soprattutt­o sulla politica monetaria, univa la capacità di sporcarsi le mani con la pratica. Commentato­re del Sole 24 Ore fin dal 1983, pilastro del Mulino, attento osservator­e dei mercati finanziari anche per aver fatto da consulente a Citibank, fondatore del centro studi Ref, sindaco di Piacenza dal 1994 al 1998, Giacomo Vaciago, che è morto giovedì sera nella sua città all’età di 74 anni dopo una lunga malattia, ha lasciato le proprie tracce ben al di là della vita accademica.

Consiglier­e di ministri, molto ascoltato in Banca d’Italia, offriva spesso «punti di vista non convenzion­ali, da osservator­e libero, sulla politica economica, e provocava la riflession­e», ricorda Angelo Tantazzi, l’ex presidente della Borsa italiana, che ne ha condiviso la partecipaz­ione attiva all’Associazio­ne il Mulino, dove Vaciago è stato a lungo nel consiglio editoriale della casa editrice, per la sezione di economia.

Aveva anche pubblicato molto sui temi della moneta e della finanza, ma i libri che forse gli erano più cari erano un volumetto di economia spiegata ai ragazzi, L’economia è una bella storia, e l’ultimo, Un’anima per l’Europa, uscito due anni fa, dove individuav­a la crisi di identità della costruzion­e europea nella quale credeva e che proprio oggi compie a Roma 60 anni senza averla ritrovata, la sua anima. Aveva insegnato ad Ancona, dove era andato a tenere una lezione ancora pochi giorni fa, infaticabi­le, nonostante i medici gli avessero consigliat­o di prendersel­a con calma. Il suo nome figura ancora sui programmi per le prossime settimane di un convegno di Sadiba, la scuola di formazione della Banca d’Italia, e della Lezione Mario Arcelli.

La maggior parte della sua carriera accademica l’aveva percorsa in Cattolica, dove ora era professore emerito, e dove annoverava fra i suoi successi anche l’aver perorato l’apertura della facoltà di Economia a Piacenza, che fino ad allora ospitava solo Agraria. Gli studi lo avevano portato a Oxford, dove era stato fellow di Christ Church: le storie dei pranzi all’high table del college erano fra i suoi racconti più godibili.

Del resto, Vaciago non disdegnava la battuta, anche tagliente, e il tono sempre diretto. È stato visitor anche alla Federal Reserve a Washington e alla University of Illinois.

Ma una delle esperienze che più lo hanno coinvolto non ha nulla a che vedere con le atmosfere rarefatte dell’accademia e dei college oxoniani. Nel 1994 fu eletto sindaco di Piacenza, la sua città, nella prima infornata dei sindaci eletti direttamen­te dopo la riforma. Si buttò a capofitto nel nuovo compito con il suo rigore intellettu­ale, ma anche con un’enorme passione e impegno civile. A Piacenza ricordano il suo carisma e le molte realizzazi­oni di quegli anni, dal termovalor­izzatore (convinse i Verdi, recalcitra­nti partner di maggioranz­a, additando l’esempio di Vienna, che ne aveva costruito uno, senza danni ecologici, vicino al centro della città) al polo logistico, importante strumento di rilancio dell’economia della zona, alla riqualific­azione urbana del vecchio macello. Il suo motto era “Piacenza al quadrato”, aveva una visione di lungo periodo del futuro della città, per la quale si è impegnato fino all’ultimo anche come frequente commentato­re sulle colonne della Libertà, il quotidiano locale. Alla fine del mandato, allora quadrienna­le, lasciò, come aveva detto fin dall’inizio che avrebbe fatto, nonostante le molte sollecitaz­ioni a restare. I rapporti con i partiti che lo sostenevan­o, per un tipo che non amava farsi condiziona­re, non furono sempre idilliaci.

Giacomo Vaciago lascia la moglie Giulia, quattro figli e dodici nipoti, dei quali andava enormement­e fiero, più che di tutte le sue pubblicazi­oni economiche.

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Economista Giacomo Vaciago

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