Per le cessioni in arrivo i fondi si schierano comprando i servicer
Udine, La Spezia, Brescia. Nonostante la loro posizione decentrata, i servicer sono uno snodo fondamentale del mercato italiano dei non performing loans. Mercato che sembra decollare, visti i 70 miliardi di crediti deteriorati in fase di cessione, e che i grandi operatori internazionali vogliono presidiare da vicino.
Come? Comprandosi, tutta o in parte, una società di servicing: persone e strumenti per la gestione dei crediti deteriorati con annessi portafogli. La calata dei grandi operatori esteri, attratti da un mercato che potenzialmente vale 360 miliardi di crediti lordi, è iniziata ormai da qualche anno. Ma negli ultimi mesi è accelerata. Lo dimostrano le operazioni concluse tra la fine di dicembre e queste ore: tre mesi fa i polacchi di Kruk hanno hanno acquisito il 100% della spezzina Credit Base International, un mese fa Bain Capital Credit ha completato l’acquisizione di Harit con le sue 90 persone dislocate a Tavagnacco (Udine), mentre ora Varde partners si appresta a entrare nel capitale della bresciana Guber.
Secondo le anticipazioni di Bloomberg, il fondo - che in totale gestisce 12 miliardi di dollari - ha deciso di investire 47 milioni per una quota del 33% di una società che, stando ai dati di PwC, con 12 miliardi di Npl in gestione e (80% di origine bancaria o finanziaria) e un organico di 180 persone, rappresenta uno dei principali operatori del settore: la maggioranza del capitale resterà nelle mani dei due soci fondatori, Francesco Guarneri e Gianluigi Bertini. Dal canto suo, Varde potrà contare su una piattaforma per la gestione dei crediti, mentre Gruber potrà proseguire nel suo percorso di sviluppo. Al riguardo, avrebbe già avviato le pratiche per ottenere la licenza bancaria, che in futuro potrebbe ad esempio agevolare il ricorso alle Gacs.
La madre di tutte le operazioni resta quella condotta da Fortress, che dopo aver acquisito Uccmb da UniCredit ha creato doBank, ora in marcia verso l’Ipo a Piazza affari entro l’estate, con la sua dote di 83 miliardi di crediti in gestione e 4mila professionisti. Da quasi due anni è presente su piazza anche Lone Star, che ha acquisito Centro attività finanziarie, servicer indipendente con dieci anni di attività alle spalle. D’al- tronde, «con circa 200 miliardi di sofferenze, l’Italia è uno dei più grandi mercati in Europa», faceva notare a febbraio Fabio Longo, managing director e responsabile dell’attività di Bain Capital Credit in Europa nei settori degli Npl e del Real estate. Rilevando Harit (precedentemente nota come Hypo AlpeAdria Leasing ) a Bain è andato un portafoglio di proprietà con un book value lordo di 570 milioni a dicembre, composto principalmente da immobili reimpos-
I PRECEDENTI Cbi ai polacchi di Kruk, Bain Capital a febbraio ha rilevato Harit Fortress pronto a portare a Piazza Affari doBank
sessati e contratti di leasing performing e non-performing, la piattaforma e i dipendenti al fine di gestirne il sottostante. L’obiettivo è farne un punto di partenza: «L’Italia è un mercato interessante e attraente, in cui abbiamo intenzione di diventare un investitore di primo piano, utilizzando Harit come piattaforma per servire qualsiasi tipo di credito in sofferenza e gestirne il collaterale sottostante».