È quasi finito il «Viaggio» del marchio Fiat in Cina
Il «Viaggio» del marchio Fiat in Cina è quasi finito. La produzione locale delle due berline Fiat - Viaggio e Ottimo - è scesa al lumicino dopo che le vendite erano progressivamente scese dal massimo di quasi 70mila del 2014 a poco più di 30mila nel 2015 alle 13mila dell'anno scorso; i numeri di febbraio vedono la vendita di 91 Viaggio e zero Ottimo. Il gruppo Fiat Chrysler ha intanto registrato un onere di 90 milioni nel bilancio 2016 per la svalutazione dell'investimento in ricerca e sviluppo e la riconversione alla produzione di Jeep.
«Torniamo qui dopo due false partenze, ma stavolta facciamo sul serio» aveva detto Sergio Marchionne al Salone di Pechino del 2012, al lancio della Viaggio. Quest'ultima, una berlina tre volumi derivata dall'americana Dodge Dart (a sua volta basata sulla piattaforma dell'Alfa Romeo Giulietta), è arrivata a sfiorare le 50mila unità nel 2013 e nel 2014, ma l'obiettivo iniziale di saturare le 140mila unità di capacità produttiva della fabbrica di Changsha, controllata insieme al partner cinese Gac (Guangzhou automobile corporation), non è stato avvicinato neppure dopo il lancio, nel 2014, della due volumi Ottimo. Alla debolezza della rete distributiva si è aggiunto - a penalizzare le due vetture - lo spostamento dei gusti dei consumatori cinesi verso i Suv.
Le prospettive del gruppo sul maggior mercato mondiale sono ora legate - a parte poche vetture d’importazione - al marchio Jeep, di cui sono prodotti localmente tre modelli: la Cherokee a Changsha, la Renegade e la Compass nell'altro stabilimento di Guangzhou, sempre in joint venture con Gac; le vendite hanno superato le 130mila unità nel 2016 e nei primi due mesi di quest'anno sono arrivate a 28mila, con un raddoppio rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. (A.Mal.)