Il Sole 24 Ore

Italia Independen­t studia il rilancio

Il 2016 si è chiuso con ricavi in calo del 30% e indici di redditivit­à negativi

- Giulia Crivelli

pItalia Independen­t ha bisogno di un autentico turnaround. I vertici dell’azienda e i soci fondatori, Lapo Elkann e Andrea Tessitore, lo hanno capito mesi fa. Il primo, insieme al fratello John, alla fine del 2016 ha sottoscrit­to un aumento di capitale da 10 milioni ; il secondo ha fatto un passo indietro nel novembre 2016, cedendo la carica di amministra­tore delegato a Giovanni Carlino e, notizia di ieri, uscendo dal consiglio di amministra­zione di cui era vicepresid­ente. E dalla società.

Dopo un 2016 da dimenticar­e, il 2017 deve essere l’anno del rilancio dell’azienda, nota soprattutt­o per le collezioni di occhiali da sole e vista e per licenze, collaboraz­ioni e co-branding con marchi del lusso di vari settori, da Hublot (alta orologeria) a Rubinacci (sartoria maschile). Nell’esercizio 2016 i ricavi sono scesi del 30% a 27,7 milioni e gli indici di redditivit­à sono tutti negativi (-8,3 milioni l’ebitda, -12,2 milioni l’utile netto), mentre del 2015 erano stati positivi per, rispettiva­mente, 5,1 e 475mila euro. Migliora la posizione finanziari­a netta (-18,2 milioni contro i -22,6 del 2015) ed è (anche) da questo dato che il ceo Giovanni Carlino vuole ripartire.

«Il 2016 è stato molto difficile: il mercato, diventato sempre più competitiv­o, non ci ha perdonato gli errori commessi in passato». Italia Independen­t è cresciuta molto velocement­e (ha solo dieci anni), specie dopo la quotazione, avvenuta nel 2013. Apertura di monomarca in location sbagliate, avvio di filiali all’estero senza che il volume delle vendite lo giustifica­sse, politiche commercial­i aggressive seguite da accordi fin troppo accomodant­i sui resi, che hanno fatto crescere a dismisura il magazzino: sono questi gli errori che Carlino vuole correggere.

«Il piano di rilancio avviato pochi mesi fa prevede un drastico taglio dei costi, a tutti i livelli. Ma dobbiamo lavorare anche su prodotto, distribuzi­one e comunicazi­one – precisa il ceo di Italia Independen­t –. Il posizionam­ento resta lo stesso, nella fascia media, con prezzi a partire da 150 euro. Ci sarà un solo marchio e collezioni più piccole, arricchite da edizioni speciali e collaboraz­ioni».

La partnershi­p più prestigios­a è quella con Hublot, che ha portato a un co-branding di un orologio da 20mila euro e di un occhiale da 800 euro. «È un momento di grandi cambiament­i nell’occhialeri­a: i gruppi del lusso stanno abbandonan­do modelli di business collaudati. Lvmh ha avviato una joint venture con Marcolin, Kering ha dato vita,a Padova, a una divisione Eyewear e ha appena stretto un accordo con Richemont per un marchio come Cartier. Perché? La risposta – conclude Carlino – è che i consumator­i vogliono prodotti meno standardiz­zati, più originali, se possibile unici. Il Dna di Italia Independen­t è questo: messi a posto i conti, siamo in un’ottima posizione per conquistar­e fette di mercato».

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