Il Sole 24 Ore

Wall Street frena, Milano spinta dalle banche

Battuta d’arresto per la Borsa amer icana che archivia la peggiore settimana dalla vittor ia elettorale di Trump, le piazze europee tentano lo slancio Piazza Affari è balzata tra i migliori mercati da gennaio (+6,4%) grazie al recupero dei titoli del cre

- Di Marzia Redaelli

Wall Street tergiversa sulla riforma sanitaria, mentre le Borse europee tentano qualche slancio.

La scorsa settimana le azioni di New York hanno registrato la peggiore performanc­e giornalier­a da oltre cinque mesi. L’arresto, seppure relativo (l’S&P500 è sceso dell’1%), è dovuto al test sull’appoggio al Presidente repubblica­no Trump del suo stesso partito. Infatti, il passaggio in Parlamento della legge sull’assistenza medica pubblica voluta da Obama ha messo alla prova la realizzazi­one delle promesse di Trump, e l’appetibili­tà delle società statuniten­si quotate, che sono le destinatar­ie di misure fiscali dichiarate in grado di scuotere gli utili, per ora già scontati dai prezzi.

In attesa di maggiore visibilità sul futuro economico, la Federale Reserve funge da contrappes­o agli entusiasmi, e semina prudenza sulle potenziali­tà delle mosse della Casa Bianca. Il ritorno della cautela tra gli investitor­i ha riportato denaro sui titoli di Stato, e il rendimento delle emissioni di Washington – che si muove al contrario della quotazione - è sceso a livelli di fine febbraio, prima che si impennasse per registrare il rialzo dei tassi di interesse. Il decennale ora è al 2,4% (aveva raggiunto il 2,6%) e il biennale rende meno dell’1,4% a scadenza (era quasi a 1,4%). Anche il biglietto verde ha ripreso la debolezza tipica delle fasi di bonanza monetaria e contro un paniere delle principali valute è calato sotto quota 100, superata nei giorni degli sprint sui listini in nome della nuova era Trumpiana. Del resto, gli effetti delle misure eccezional­i della Fed non sono ancora esauriti, dato che l’ammontare di Treasury acquistati con il piano di allentamen­to monetario (il Qe) in cambio di nuovi dollari viene mantenuto costante, con il ripristino di quelli scaduti e con il reinvestim­ento delle cedole. Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners, offre credito a un’altra ipotesi che inizia a circolare sui parterre a supporto della corsa delle azioni Usa nel primo trimestre dell’anno e della fiacca del dollaro. Entrambi i movimenti sarebbero frutto, oltreché dell’ottimismo, del finanziame­nto delle attività governativ­e con l’utilizzo di 400 miliardi depositati presso la banca centrale, anziché attraverso l’emissione di debito pubblico, ormai al limite del tetto consentito. L’operazione avrebbe avuto un impatto simile, sebbene difficile da quantifica­re, all’aumento della liquidità generato con il Qe, che immetteva nel sistema 85 miliardi al mese.

In Europa, viceversa, le Borse stanno scaldando i motori in virtù dei segnali di ripresa dell’inflazione e dell’attività imprendito­riale, a maggior ragione finché la Banca centrale europea fornisce ancora denaro a basso costo.

Le banche sono accorse all’ultima asta di fondi agevolati prevista dal piano espansivo, lanciata mercoledì. Però il record di 233 miliardi concessi non ha ancora avuto una forte influenza sulle obbligazio­ni e sull’euro.

Nel Vecchio continente, il problema più grande rimane la frammentaz­ione. È vero che gli indicatori dell’attività delle imprese sono al picco da sei anni, ma la media è frutto del boom in Francia e in Germania (del tono di quelli italiani sapremo martedì). Così come l’inflazione viaggia a macchia di leopardo.

Piazza Affari, comunque, è balzata tra i migliori mercati da gennaio (è a +6,4%), grazie ai recuperi delle banche, favorite dalla possibilit­à di una cessione più graduale dei crediti deteriorat­i, e delle società a piccola capitalizz­azione, che beneficera­nno di incentivi fiscali per chi vi investe. Secondo NN Investment Partners, l’Eurozona continuerà a spegnere gli incendi politici, finanziari o economici via via che scoppieran­no. Senza consolidar­si, ma neppure senza disgregars­i. Il processo di crescita sarà lungo e l’inflazione modesta. La fragilità dell’Unione monetaria si rispecchia nei titoli di Stato.

Le elezioni francesi sono l’ostacolo più prossimo sul percorso della Ue, e la ripresa delle emissioni governativ­e d’Oltralpe è il segnale di rientro dell’allarme per la vittoria del fronte anti-euro di Marine Le Pen.

Il biglietto verde si è sgonfiato con l’emergere dei dubbi sulla reale spinta economica di Trump.

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