Star, le perle ancora da cercare
L’indice delle aziende che “brillano” è salito del 20% da inizio anno
Star e Aim Italia. Sul successo del primo (un segmento trasversale di Piazza Affari caratterizzato da titoli con buone performance e aziende con requisiti eccellenti) e i limiti del secondo(un giovane mercato caratterizzato da titoli spesso dallo scarso flottante e illiquidi), si gioca la partita dei nuovi flussi sulle Pmi quotate, grazie alla rivoluzione Pir. Ovvero, quelle risorse che dal risparmio degli italiani dovrebbero andare verso l’economia reale (in proposito si veda l’articolo in pagina 7). Lo Star (72 aziende quotate), grazie alle sue ottime performance (+20% dall’inizio dell’anno e oltre il 210% dal lancio nel 2002) è famoso per attrarre soprattutto investitori internazionali (rappresentano il 90% del totale). «Questo segmento è d’interesse in quanto comprende molte aziende italiane che hanno un ruolo leader in alcuni settori di nicchia - spiega Charlie Anniss, gestore esperto del segmento small cap europee per Union Bancaire Privée - con un’esposizione delle vendite spesso molto internazionale oppure esclusivamente sull’economia italiana».
Tuttavia, il balzo di molte mid e small cap italiane degli ultimi mesi secondo qualcuno, dovuto all’effetto Pir, avrebbe portato i prezzi già a livelli eccessivi. L’indice Star sta scambiando a un rapporto price/ earning di circa 17x per il 2017, secondo Facset, a fronte di un multiplo p/e del Ftse-Mib del 14x. Non solo. Il primo sarebbe anche più vicino al picco storico di 18,4x dell’indice delle small& mid cap italiane, in base a un’analisi di Mediobanca Securities. Ma è opinione diffusa che le small e medium cap abbiano ancora da recuperare un gap rispetto per esempio a quelle tedesche che trattano a un multiplo del 20x. Inoltre le small e mid cap italiane rispetto a molti titoli dell’Ftse-Mib presentano minor volatilità perché meno sbilanciate sul settore finanziario, quello cioè che ha risentito di più degli scivoloni Aim Italia: elenco delle società candidate per il passaggio a Mta di borsa nel 2010 e 2011, e quindi meno sensibili anche alle recenti problematiche del comparto bancario. «Le small e mid cap italiane hanno poi un elevato grado di esposizione ai trend macro in miglioramento - aggiunge Anniss - in Europa e ai progressi che iniziano a manifestarsi in Italia. Ecco perché con un approccio selettivo nello stock picking, pensiamo ci siano ancora aree di valore interessanti, specialmente in un’ottica di lungo periodo nel settore tecnologico, nella tecnologia medica e nei beni di lusso».
Anche il mercato delle 77 quotate sul giovane Aim (ha quattro anni di vita ed è dedicato alle Pmi che vogliono investire nella loro crescita con un processo di quotazione più semplice e meno oneroso) con l’avvio del provvedimento che ha dato il via libera ai Pir registra un andamento positivo (+11%). Tuttavia, il livello di scambi sui titoli è molto basso. Ma per molte società, l’Aim può essere una palestra per passare poi all’Mta (dopo 18 mesi) se non addirittura sulla Star, naturalmente a patto di soddisfare diversi criteri in termini di capitalizzazione e flottante. L’esempio di Tecnoinvestimenti passata dall’Aim allo Star la scorsa estate, presto sarà seguito da Giglio mentre Lu-Ve si sposta su Mta. E secondo uno studio condotto da IrTop, ad avere i requisiti per fare il salto ci sono anche Masi Agricola, Tribo, Piteco, Tbs Group,Zephyro,Iniziative Bresciane, Axelero, Leone Film, GPI, ExpertSystem, Italian Wine Brand.