Banche italiane in re cupero solo nel 2018
Secondo Deutsche Bank i mu ltipli reddituali miglioreranno lentamente
Le azioni delle banche italiane? In questo momento non sono tre le preferite in Europa. E resteranno tali almeno sino alla fine dell’anno prossimo. Solo tra una ventina di mesi, se si risolveranno i nodi strutturali che li tengono sotto scacco (vedi alla voce non performing loans, sofferenze) e se nel frattempo non aumenteranno le incertezze sulla stessa tenuta dell’euro, allora gli istituti di credito nazionali quotati potranno esprimere il loro valore.
È questa l’opinione espressa dagli analisti di Deutsche Bank in un report datato venerdì 17 marzo. Secondo la ricerca, sono “tre R” a indicare i temi che terranno banco nei prossimi mesi sulle azioni degli istituti di credito del Vecchio Continente: rendimenti, ripresa e regole. I rendimenti obbligazionari cominciano a incorporare una ripresa dei tassi nel- l’eurozona anticipata alla fine del 2018, rispetto alle attese precedenti che datavano a fine 2019, e questo porta il focus sulla sensibilità dei bilanci delle singole banche ai tassi d’interesse (net interest income), come segnalato anche nelle scorse edizioni di Plus24. C’è poi la questione della ripresa economica, che non viaggia alla stessa velocità in tutta l’eurozona (l’Italia resta purtroppo stabilmente al fondo della classifica della crescita attesa del Pil). Infine, ci sono gli impatti sul settore derivanti dalle revisioni delle regole globali (Basilea) e dell’Unione europea.
Le curve dei rendimenti cominciano a indicare attese di rialzi dei tassi Bce anticipate di un anno. Il tapering, cioè la progressiva contrazione del quantative easing della Banca centrale europea, sembra orientato a premiare di più le azioni delle banche spagnole e di quelle irlandesi grazie alle dinamiche positive dei rispettivi sistemi-Paese.
Intanto, a livello generale, gli utili netti del quarto trimestre 2016 hanno battuto le attese di circa il 13%, con margini in crescita dell’1% circa e costi in calo della stessa misura. A ottenere i risultati migliori sono state le banche retail (+20% gli utili netti rispetto al consensus). C’è poi la questione della frammentazione della regolamentazione globale che potrebbe portare a significativi scostamenti delle norme bancarie sui due lati dell’Atlantico.
Sulla base di tutte queste indicazioni, nel panel di un centinaio di istituti di credito europei analizzati Deutsche Bank “vede” le banche italiane mantenere un rapporto prezzo/utili normalizzato “più caro” di quello medio dell’Eurozona sino alla fine del 2018. Il multiplo adjusted P/e dovrebbe stabilizzarsi a 12,8 nella media degli istituti italiani contro 11,7 in quella dell’area dell’euro nelle attese alla fine di quest’anno, per passare a 9,4 contro 10,4 solo alla fine dell’anno prossimo. Quanto al dividend yield, il rendimento delle azioni delle principali banche italiane quotate secondo gli analisti di DB dovrebbe essere del 4,7% a fine 2017 a fronte del 4,3% della media del campione dell’Eurozona, con il 5,6% a fine 2018 in Italia contro una media dell’area euro del 4,9% alla fine dell’anno prossimo.