Le corse per diventare possibili target dei Pir
Atteso un salto di qualità del listino italiano grazie all’aumento di liquidità
C’è un circolo virtuoso che i gestori sperano che i Pir possano innescare. All’unisono ritengono che tra gli scopi dei Pir c’è anche quello di allargare l’universo investibile, stimolando le aziende non quotate a fare domanda di ammissione su qualche listino. Le stesse imprese già quotate all’Aim potrebbero accettare vincoli più stringenti per passare sul listino principale. Ed effettivamente da quando sono stati introdotti i Pir c’è stato un certo fermento di Ipo, peraltro in una fase di mercato positiva per Piazza Affari: dallo scorso autunno sono cinque le aziende sbarcate all’Aim e due sul listino principale. In più c’è un ulteriore gruppo di società, che si sta preparando per lo sbarco in Borsa. Molte stanno facendo una corsa contro il tempo per andare in quotazione e diventare possibili target del Pir.
Su questo versante occorre però prestare attenzione: l’approdo i n Borsa non deve essere la via per consentire alle banche di rientrare dei crediti che vantano nei confronti delle aziende che portano in quotazione. Magari inserendoli nei Pir lanciati dalla Sgr del loro stesso gruppo. Pratiche che rischierebbero di affossare i Pir ancora prima di vederli nascere.
Una debacle dei Pir oltre a impedi- re l’auspicato sviluppo di un canale di finanziamento delle Pmi alternativo al sistema bancario, precluderebbe anche il rafforzamento del ruolo del risparmio gestito domestico che sta marciando a pieni giri da diversi anni. «Senza dubbio partiamo da una situazione in cui noi gestori di fondi comuni investiamo solo in minima parte su società poco capitalizzate - spiega Nicola Trivelli, Ad di Sella Gestioni che in settimana ha lanciato due soluzioni Pir -. Dobbiamo farlo con attenzione perché le quote dei fondi sono calcolate quotidianamente e non possiamo avere problemi di liquidità. I Pir però vanno nella direzione di aiutare il mercato a fare un salto di qualità, con una maggiore e più stabile liquidità. Non possiamo più permetterci di avere un listino in balìa di investitori, soprattutto internazionali, che riversano sui listini italiani flussi importanti quando il nostro Paese è sugli scudi. Dopodiché è sufficiente che alcuni di questi operatori si ritirino, per distruggere il mercato anche con una certa velocilità. Tutto questo crea volatilità. Adesso l’iniziativa di portare risorse sul mercato gradualmente e con continuità grazie ai meccanismi di entrata dei clienti nei Pir, dovrebbe dare una maggiore stabilità». L’obiettivo è di far venir meno l’idea di un mercato italiano ideale per puntate mordi e fuggi, per cavalcare il tema speculativo del momento.
— G.Ur.