Incompetenza al posto del servizio
Nel precedente intervento ho sollevato una domanda dall’apparente risposta ovvia: è possibile che uno possa preferire affidarsi a un incompetente piuttosto che a un competente? La risposta ovvia è no. Ponevo la domanda ispirato dalle recenti vicende politiche americane che hanno visto vincitore Donald Trump. Il puzzle in quel caso è che Donald Trump veniva considerato molto meno competente della sua rivale – Hillary Clinton – proprio dagli stessi elettori che lo hanno votato. La spiegazione, sostenevo, è che un politico incompetente forse non può creare del beneficio, ma per questo non può deluderti troppo appropriandosi del poco che crea. Un politico competete potenzialmente può creare grossi benefici ma destinarli ai suoi amici, generando nell’elettore oltre al danno la beffa. E la beffa brucia. Se uno ha paura della beffa per evitarla può decidere di affidarsi all’incompetente. Il ragionamento non è limitato alla politica Usa, ma può essere esteso a quella italiana. Un quotidiano italiano titolava dopo la vittoria di Virginia Raggi alle elezioni comunali a Roma “Incapaci e Vincenti”, a sottolineare l’apparente contraddizione. Il meccanismo è estendibile alla finanza. I competenti – gli esperti di gestione di portafoglio - hanno la capacità per far rendere bene un investimento. Ma l’investitore deve credere che tutto il rendimento extra che sono capaci di generare lo vogliano condividere con lui, piuttosto che appropriarsene ad esempio applicando costose commissioni che vanno a unico beneficio del gestore. Questo è possibile in finanza tanto quanto in politica perché per molti identificare le commissioni pagate a un fondo è tutt’altro che facile. La paura di scoprire che i costi erano molto più elevati di quelli rivelati può convincere l’investitore a rinunciare del tutto ai servizi dell’intermediario competente per affidarsi a quello incompetente. Diversamente dal caso dell’elettore americano dove l’incompetente a cui dare il voto era un altro politico, nel caso dell’investitore l’incompetente a cui affidarsi è se stesso.