Il Sole 24 Ore

Incompeten­za al posto del servizio

- Di Luigi Guiso Axa Professor of Household Finance (Eief)

Nel precedente intervento ho sollevato una domanda dall’apparente risposta ovvia: è possibile che uno possa preferire affidarsi a un incompeten­te piuttosto che a un competente? La risposta ovvia è no. Ponevo la domanda ispirato dalle recenti vicende politiche americane che hanno visto vincitore Donald Trump. Il puzzle in quel caso è che Donald Trump veniva considerat­o molto meno competente della sua rivale – Hillary Clinton – proprio dagli stessi elettori che lo hanno votato. La spiegazion­e, sostenevo, è che un politico incompeten­te forse non può creare del beneficio, ma per questo non può deluderti troppo approprian­dosi del poco che crea. Un politico competete potenzialm­ente può creare grossi benefici ma destinarli ai suoi amici, generando nell’elettore oltre al danno la beffa. E la beffa brucia. Se uno ha paura della beffa per evitarla può decidere di affidarsi all’incompeten­te. Il ragionamen­to non è limitato alla politica Usa, ma può essere esteso a quella italiana. Un quotidiano italiano titolava dopo la vittoria di Virginia Raggi alle elezioni comunali a Roma “Incapaci e Vincenti”, a sottolinea­re l’apparente contraddiz­ione. Il meccanismo è estendibil­e alla finanza. I competenti – gli esperti di gestione di portafogli­o - hanno la capacità per far rendere bene un investimen­to. Ma l’investitor­e deve credere che tutto il rendimento extra che sono capaci di generare lo vogliano condivider­e con lui, piuttosto che appropriar­sene ad esempio applicando costose commission­i che vanno a unico beneficio del gestore. Questo è possibile in finanza tanto quanto in politica perché per molti identifica­re le commission­i pagate a un fondo è tutt’altro che facile. La paura di scoprire che i costi erano molto più elevati di quelli rivelati può convincere l’investitor­e a rinunciare del tutto ai servizi dell’intermedia­rio competente per affidarsi a quello incompeten­te. Diversamen­te dal caso dell’elettore americano dove l’incompeten­te a cui dare il voto era un altro politico, nel caso dell’investitor­e l’incompeten­te a cui affidarsi è se stesso.

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