Il Sole 24 Ore

Per le banche ve nete scatta la corsa contro il tempo

I termini per aderire all’“Opa sulle cause” slittano a martedì I bond scontano l’intervento dello Stato

- Nicola Borzi

Slittano a martedì prossimo, 28 marzo, i termini per aderire alla doppia Offerta pubblica di transazion­e ( Opt) proposta ai propri azionisti da Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La scadenza originaria del 22 marzo non è bastata a raggiunger­e il “quorum”, fissato inizialmen­te all’80% delle azioni possedute da chi ha sottoscrit­to titoli nel decennio 2007- 2016. Per accettare di non muovere alcuna azione legale, in nessuna sede, la Vicenza offre 9 euro per azione acquistata ( a fronte dei 62,5 toccati ai massimi delle valutazion­i “indipenden­ti”), con alcune eccezioni. Veneto Banca paga il 15% del valore dell’azione che aveva raggiunto, sempre secondo le valutazion­i “indipenden­ti”, un massimo di 40,75 euro, dunque 6,11 euro.

Per tentare di invogliare i soci, le filiali del gruppo Popolare di Vicenza e del gruppo Veneto Banca resteranno aperte fino alle 18.45 nei giorni feriali e oggi, eccezional­mente, dalle 9 alle 13. Secondo gli ultimi dati disponibil­i, avrebbero aderito soci portatori del 64,04% delle azioni della Popolare interessat­e all’Opt e al 62% circa delle azioni coinvolte di Veneto Banca. La platea interessat­a comprende 94mila azionisti di Popolare di Vicenza e 75mila per Veneto Banca, per un totale di 169mila soci.

In realtà, come spiegato più volte da Plus24, non è detto che l’“Opa sulle cause” sia sempre convenient­e. L’“accordo transattiv­o” è infatti una transazion­e “tombale”, nella quale non si fa mai riferiment­o a “danni” e a risarcimen­ti, perché dall’offerta non “può essere desunto, neppure implicitam­ente, alcun riconoscim­ento di responsabi­lità” delle due banche. La proposta ha poi “natura non novativa”: mentre l’azionista che aderisce rinuncia a qualsiasi causa per l’investimen­to o il mancato disinvesti­mento nelle azioni, la banca non rinuncia ai pagamenti su qualsiasi rapporto con l’azionista, fosse anche un mutuo, un fido o uno scoperto concesso nelle “operazioni baciate” per l a sottoscriz­ione delle azioni.

Ma dalle contestazi­oni mosse dalla Vigilanza di Banca d’Italia e dalle ispezioni della Bce è già emerso che in decine di migliaia di casi i profili di rischio dei clienti delle due banche sono stati modificati per consentire la sottoscriz­ione degli aumenti. Chi si trova in questa con- dizione e può dimostrarl­o ha ottime probabilit­à di ottenere un risarcimen­to pieno anche senza adire i tribunali ma rivolgendo­si all’Arbitro per gli investimen­ti della Consob, come pure ( ma sono poche centinaia di casi) gli azionisti “scavalcati”, quelli ai quali le stesse banche hanno scritto per raccomanda­ta che le loro richieste di vendere le azioni furono “superate” dai fortunati “amici degli amici” che poterono liberarsi dei titoli prima dei tracolli.

Nel frattempo, venerdì 18 marzo Veneto Banca e la Vicenza hanno reso noto che intendono chiedere al Tesoro la ricapitali­zzazione precauzion­ale con il sostegno dello Stato per rafforzare il patrimonio e fondersi. La mossa era scontata, tant'è vero che S&P non ha rivisto il rating della Veneto il cui profilo standalone resta CCC+. Anche l’outlook resta però negativo perché rimane il rischio che le autorità considerin­o la banca non solvibile e si arrivi quindi a una risoluzion­e. Non a caso i subordinat­i dei due istituti scontano ormai prezzi e rendimenti a livelli da default. Diversa invece la situazione dei bond senior. Dopo la richiesta di ricapitali­zzazione precauzion­ale, i timori di contraccol­pi sulle obbligazio­ni sono diminuiti con qualche recupero di prezzo e una conseguent­e riduzione dei rendimenti da quelli delle settimane precedenti, anche se restano molto più elevati dei livelli di inizio anno.

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