Per le banche ve nete scatta la corsa contro il tempo
I termini per aderire all’“Opa sulle cause” slittano a martedì I bond scontano l’intervento dello Stato
Slittano a martedì prossimo, 28 marzo, i termini per aderire alla doppia Offerta pubblica di transazione ( Opt) proposta ai propri azionisti da Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La scadenza originaria del 22 marzo non è bastata a raggiungere il “quorum”, fissato inizialmente all’80% delle azioni possedute da chi ha sottoscritto titoli nel decennio 2007- 2016. Per accettare di non muovere alcuna azione legale, in nessuna sede, la Vicenza offre 9 euro per azione acquistata ( a fronte dei 62,5 toccati ai massimi delle valutazioni “indipendenti”), con alcune eccezioni. Veneto Banca paga il 15% del valore dell’azione che aveva raggiunto, sempre secondo le valutazioni “indipendenti”, un massimo di 40,75 euro, dunque 6,11 euro.
Per tentare di invogliare i soci, le filiali del gruppo Popolare di Vicenza e del gruppo Veneto Banca resteranno aperte fino alle 18.45 nei giorni feriali e oggi, eccezionalmente, dalle 9 alle 13. Secondo gli ultimi dati disponibili, avrebbero aderito soci portatori del 64,04% delle azioni della Popolare interessate all’Opt e al 62% circa delle azioni coinvolte di Veneto Banca. La platea interessata comprende 94mila azionisti di Popolare di Vicenza e 75mila per Veneto Banca, per un totale di 169mila soci.
In realtà, come spiegato più volte da Plus24, non è detto che l’“Opa sulle cause” sia sempre conveniente. L’“accordo transattivo” è infatti una transazione “tombale”, nella quale non si fa mai riferimento a “danni” e a risarcimenti, perché dall’offerta non “può essere desunto, neppure implicitamente, alcun riconoscimento di responsabilità” delle due banche. La proposta ha poi “natura non novativa”: mentre l’azionista che aderisce rinuncia a qualsiasi causa per l’investimento o il mancato disinvestimento nelle azioni, la banca non rinuncia ai pagamenti su qualsiasi rapporto con l’azionista, fosse anche un mutuo, un fido o uno scoperto concesso nelle “operazioni baciate” per l a sottoscrizione delle azioni.
Ma dalle contestazioni mosse dalla Vigilanza di Banca d’Italia e dalle ispezioni della Bce è già emerso che in decine di migliaia di casi i profili di rischio dei clienti delle due banche sono stati modificati per consentire la sottoscrizione degli aumenti. Chi si trova in questa con- dizione e può dimostrarlo ha ottime probabilità di ottenere un risarcimento pieno anche senza adire i tribunali ma rivolgendosi all’Arbitro per gli investimenti della Consob, come pure ( ma sono poche centinaia di casi) gli azionisti “scavalcati”, quelli ai quali le stesse banche hanno scritto per raccomandata che le loro richieste di vendere le azioni furono “superate” dai fortunati “amici degli amici” che poterono liberarsi dei titoli prima dei tracolli.
Nel frattempo, venerdì 18 marzo Veneto Banca e la Vicenza hanno reso noto che intendono chiedere al Tesoro la ricapitalizzazione precauzionale con il sostegno dello Stato per rafforzare il patrimonio e fondersi. La mossa era scontata, tant'è vero che S&P non ha rivisto il rating della Veneto il cui profilo standalone resta CCC+. Anche l’outlook resta però negativo perché rimane il rischio che le autorità considerino la banca non solvibile e si arrivi quindi a una risoluzione. Non a caso i subordinati dei due istituti scontano ormai prezzi e rendimenti a livelli da default. Diversa invece la situazione dei bond senior. Dopo la richiesta di ricapitalizzazione precauzionale, i timori di contraccolpi sulle obbligazioni sono diminuiti con qualche recupero di prezzo e una conseguente riduzione dei rendimenti da quelli delle settimane precedenti, anche se restano molto più elevati dei livelli di inizio anno.