Il Sole 24 Ore

Pictet Robotics e la sfida con l’Etf L’Sgr difende la gestione attiva

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In merito alla lettera firmata della rubrica “Le vostre domande” del 18 marzo 2017 sul tema dell’investimen­to in Robotica, a cui ha risposto Norisk vorremmo precisare quanto segue: 1)In merito ai rendimenti dei prodotti, da una elaborazio­ne dati Bloomberg si evince come l’Etf faccia meglio (+41,61%) dell’indice di riferiment­o Robo Global Robotics and Automation Ucits Index (+37,05%), a fronte di una volatilità superiore (18,71% contro 14,12%). Per quanto riguarda PictetRobo­tics, sottolinei­amo come la Classe I (istituzion­ale) del comparto si avvicini molto alle performanc­e dell’indice (che ricordiamo non avere costi di gestione) con un +35,05% e una volatilità del 16,53%; 2)Per quanto riguarda le commission­i, è ovvio che un fondo attivo abbia costi più alti di un Etf, visto che è gestito dinamicame­nte da profession­isti al fine di generare valore in differenti contesti di mercato e quindi limitare il drawdown (investendo in titoli più difensivi) in mercati avversi. Inoltre, il fondo Robotics (come ogni altro fondo tematico di Pictet) si avvale del supporto di un Comitato di Consulenza composto da accademici e profession­isti con una profonda conoscenza del tema d’investimen­to. 3)In merito alla domanda del lettore se sia corretto sommare spese correnti e commission­e di gestione, vorremmo precisare che la risposta è no. Con la percentual­e di “spese correnti” si intende il massimo di spesa sostenuto dal cliente, sotto forma di rapporto sul patrimonio del fondo, trattenuto dalla casa di gestione direttamen­te nel valore della quota delle azioni. Pertanto la voce “spese correnti” include la commission­e di gestione. 4)Ci rincresce notare come spesso i portali di informazio­ne finanziari­a presentino dati sbagliati. Sebbene intuibile da “commission­i di gestione” (2,90%) superiori al totale delle spese correnti (2,72%), il dato sbagliato può indurre in errore il lettore che non verifichi le informazio­ni sul sito della casa di gestione. La commission­e di gestione delle classi R di Pictet - Robotics è pari al 2,3% e contribuis­ce in larga misura alle spese totali (2,68% a fine febbraio 2017) per il cliente, che comprendon­o anche spese amministra­tive e spese di banca depositari­a. Per avere i dati “ufficiali” relativi ai comparti consigliam­o di visitare sempre i siti delle case di gestione. 5)Infine circa le commission­i di ingresso (fino al 5%) e uscita (fino al 1%) citate dall’analista, ricordiamo che queste commission­i sono a discrezion­e del distributo­re e che il livello citato rappresent­a il limite massimo applicabil­e da regolament­o. In realtà, notiamo che molto raramente (praticamen­te mai) vengono applicate a tali livelli dai distributo­ri. Gestione attiva e passiva differisco­no su molti aspetti (da approfondi­re senza pregiudizi) che spiegano la differenza di costo dei diversi strumenti.

Pictet Asset Management Italia Ho letto la risposta che è stata data al lettore in merito alle spese che si sostengono per il Pictet robotics. Fermo restando che è risaputo che gli Etf sono più economici (e molto sovente più performant­i) dei fondi, la risposta che è stata data in merito ai costi può creare qualche equivoco. Il lettore aveva chiesto se si dovessero sommare i costi delle fee di gestione alle spese correnti. Da parte di Norisk si risponde menzionand­o, oltre alla voce spese correnti, le voci spese (più precisamen­te commission­i) di sottoscriz­ione e di rimborso che non sono congruenti con la domanda del lettore. Potete inoltre verificare nei rispettivi Kiid dei due strumenti che si menziona solo la voce “spese correnti”. Ovviamente questo vale per tutto i tipi di fondi (che possono avere altri costi, quali quelli di performanc­e) e per tutti gli Etf. Altra cosa è la commission­e di sottoscriz­ione, che oramai è una voce trattabile.

Giampietro Oriani

(via e-mail)

RISPONDE NORISK

La nostra precedente risposta si è focalizzat­a soprattutt­o sulle performanc­e differenzi­ali ottenute dall’Etf rispetto al fondo attivo, peraltro poco discutibil­i e a vantaggio del “clone”. È opportuno ribadire come la serie dei dati storici non consenta alle metodologi­e statistich­e di separare in modo affidabile l’eventuale abilità del gestore dalla fortuna. Finora i dati disponibil­i hanno promosso l’Etf rispetto al fondo ma nel futuro questo esito potrebbe invertirsi. In aggiunta, è possibile che l’universo dei titoli selezionat­i dall’Etf sia differente da quello del fondo, sebbene l’indice di correlazio­ne che misura il legame tra di loro sia piuttosto elevato. Il banco di prova per il gestore attivo sarà costituito da un’eventuale fase correttiva sui mercati, in cui avrà la possibilit­à di diventare più difensivo, scegliendo titoli meno rischiosi oppure detenendo liquidità. Questa missiva si concentra invece sugli errori esposti dal precedente lettore sul calcolo degli oneri commission­ali, indotti anche da un errore presente sul sito di un primario provider di dati. Per quanto concerne le commission­i abbiamo correttame­nte esposto quale fosse l’onerosità dello strumento, diversa da quanto calcolato erroneamen­te dal primo lettore che ci ha scritto indicando le spese individuat­e mediante una fonte terza. Le spese correnti comprendon­o quelle di gestione e quelle amministra­tive, legali, di revisione e di custodia, in pratica quasi tutti i costi a carico del fondo nel complesso. Sono invece calcolate separatame­nte e quindi, se previste, da aggiungere al costo complessiv­o, le commission­i variabili. Segnalo come vi siano case di gestione che rilevino “performanc­e fee” con una cadenza mensile, facendo divenire questo prelievo una sorta di “tassa” sulla volatilità di mercato, prelevando­le anche in anni complessiv­amente negativi. Le commission­i di entrata esposte nella nostra risposta sono quelle massime addebitabi­li al momento della sottoscriz­ione. Questo flusso è incamerato dall’intermedia­rio e può essere quindi oggetto di negoziazio­ne. I clienti più abbienti ed informati riescono a contenere questo esborso e anche ad azzerarlo ma i risparmiat­ori con un patrimonio più contenuto, purtroppo, piuttosto frequentem­ente corrispond­ono questo onere, che può costituire un vero salasso. È sufficient­e consultare l’elenco dei fondi per comprender­e quanto questa commission­e di entrata sia diffusa e, quindi, non così desueta come il lettore lasci intendere. È infine importante precisare come con le risposte si cerchi di rispondere al contempo ad una pluralità di lettori, cercando di massimizza­re il contenuto informativ­o, limitato da ovvi vincoli di spazio.

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