Il Sole 24 Ore

Bancarotte, è boom di denunce

Dal 2014 a oggi crescono in modo significat­ivo soprattutt­o le denu nce per re ati fallimenta­ri Sono 4.900. Erano 3.700

- Stefano Elli

Più 32,4%. Una cifra di assoluto rilievo che indica l’incremento del numero dei denunciati per reati fallimenta­ri registrato dalla Guardia di Finanza nel triennio che va dal 2014 al 2016. La cifra si ricava dal confronto triennale dei rapporti annuali divulgati dal Corpo comandato dal generale Giorgio Toschi, dalla scorsa primavera subentrato a Saverio Capolupo. La cifra, in valori assoluti, è indicativa di una tendenza che ha dato i primi segnali già a partire dal 2015.

Il numero delle persone denunciate per reati di bancarotta, infatti, era salito dai 3.764 casi del 2014 ai 4.602 del 2015 per attestarsi l’anno scorso sulla soglia dei 5mila. Un andamento in forte crescita e parzialmen­te divergente dalla fotografia offerta dall’osservator­io del Cerved che parla di 13.500 fallimenti nel 2016, in flessione (8,5%) rispetto al 2015, con un contestual­e abbattimen­to delle domande di concordato preventivo che, nello stesso periodo, sono crollate del 42% attestando­si al numero di 817. Un dato ancora più significat­ivo lo si ottiene confrontan­do il dato con il 2014 in cui i concordati preventivi avevano superato quota 1.800.

Sul fronte dei potenziali recuperi di attivi da consegnare ai riparti delle curatele fallimenta­ri il dato del 2016 appare ridimensio­nato rispetto all’anno precedente: i militari delle Fiamme gialle infatti hanno proceduto a sequestri di denaro e altri beni per 354 milioni di euro. Una cifra inferiore di 426 milioni rispetto ai sequestri messi a segno nel 2015 ( più di 779 milio- ni), ma ancora superiori ai 288 del 2014. Impossibil­e una comparazio­ne, invece, su un dato centrale sul fenomeno delle patologie delle imprese che danno corso a procedure concorsual­i: il valore complessiv­o delle distrazion­i accertate. Il dato infatti è presente nelle rilevazion­i del 2014 ma non nelle successive. E si tratta di un numero che, da solo, la dice lunga sulla pericolosi­tà sociale del fenomeno se è vero che nel 2014 si era fermato a 1.093.240.000 euro.

Sul fenomeno riciclaggi­o, è in crescita (+27,6%) il numero degli approfondi­menti delle segnalazio­ni sospette giunte dall’Unità di informazio­ne finanziari­a di Banca d’Italia: un’attività, questa, istituzion­almente affidata al Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf ( oltre che alla Dia: la Direzione investigat­iva antimafia, organismo interforze).

Così come in aumento sono le indagini condotte dalle Fiamme gialle sul reimpiego di denaro sporco (che non riguarda solo la criminalit­à organizzat­a ma anche il terrorismo) passate da 852 del 2015 a 1.037 del 2016. Va poi sottolinea­to come i dati relativi al money laundering del 2015 e del 2016 comprendon­o anche quelli relativi al reato di autoricicl­aggio ( cioè il reimpiego di denaro effettuato da chi abbia commesso il delitto presuppost­o) che in origine non era previsto dalla legge 231 del 2007 ma è stato introdotto a partire dal primo gennaio del 2015. Interessan­te poi il dato sulla valuta intercetta­ta dai finanzieri sulle classiche rotte del traffico di contanti i valichi alla frontiera con Svizzera, Austria, Slovenia. A fronte dei 100 milioni “scovati” nel 2014, dei 104 del 2015, il traffico degli spalloni sembra essersi ridotto di un poco. Nel 2016 il contante trovato nei doppifondi di auto, motociclet­te, ma pure in improbabil­i e fantasiosi nascondigl­i intra ed extra corporei dei corrieri si è fermato a poco più di 80 milioni.

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