L’home bias e le insidie per i portafogli
Perché gli italiani detengono circa 70 miliardi di euro in titoli quotati a Piazza Affari e solo una ventina di miliardi in azioni estere? Il dato della Banca d’Italia, nella sua indagine sui bilanci delle famiglie italiane, inquadra perfettamente il cosiddetto home bias: la tendenza a preferire nelle proprie scelte di investimento i titoli domestici, nella supposta convenienza, trasparenza, efficienza, rispetto agli strumenti esteri. Evidentemente è una distorsione, molto più comune di quanto sembra ed estesa a una pluralità di contesti economici: avete presente i cartelli dei supermercati in cui si pubblicizza la “carne italiana”? Quali informazioni hanno i consumatori per preferirla davvero a quella francese o spagnola o tedesca? L’home bias funziona così, è qualcosa di poco razionale e molto, diciamo così, emotivo. Prendete il caso del turista che programma una vacanza negli Stati Uniti; dove cambierà il suo denaro? A casa prima di partire o una volta sbarcato negli Usa? Sarà più costoso oltreoceano oppure a casa nostra, presso la propria banca di cui ci serviamo magari da qualche decennio? La domanda, posta così, induce in modo tendenzioso la risposta. E se ci pensate la pubblicità dei prodotti - finanziari e non - usa proprio questi artifici retorici. A conti fatti, quelli realizzati sul sito del Sole 24 Ore qualche giorno fa, risulta che i costi e le commissioni oltreoceano risultano di frequente inferiori rispetto a quelli dei cambiavalute a Milano, Roma o nelle altre città dello stivale. Davvero? Beh, provate a informarvi autonomamente e lo scoprirete. Esattamente ciò che si evita di fare quando si ricorre alla scorciatoia decisionale dell’home bias o dell’emulazione. Ricordate la domanda citata in passato su queste colonne? « Non dirmi cosa è razionalmente corretto fare, dimmi cosa hai fatto tu » . L’home bias e l’affezione per i titoli domestici rischia di giocare brutti scherzi, perché fa perdere di vista informazioni importanti. L’ultimo Bollettino Bce registra come i titoli di Stato italiani siano stati i più venduti dagli investitori di tutto il mondo, una cifra pari al 4% del nostro Pil.