«Bene l’high yield, meglio se in dollari»
Potenziale anche sui bond emergenti La liquidità va investita sui titoli a breve termine
Il tanto annunciato taglio dei tassi da parte della Fed è arrivato. E ora? Cosa si aspetta?
L’aumento dei tassi da parte della Fed era stato pienamente anticipato dal mercato. Per il futuro, ci aspettiamo tre ulteriori aumenti nel corso dell’anno che saranno il riflesso di una crescita più forte e di pressioni inflazionistiche negli Usa.
E in Europa?
La Bce è impegnata a perseguire il suo programma di acquisti di titoli fino alla fine del 2017 e nel corso di questo mese inizierà a ridurre gradualmente gli acquisti di titoli dagli attuali 80 miliardi a 60 miliardi di euro. Con l’avvicinarsi della seconda metà dell’anno, riteniamo che la Bce preparerà il mercato alla prossima mossa, che porterà ad avere tassi più elevati in Europa. Tuttavia, l’elevato rischio politico potrebbe mantenere bassi i rendimenti dei Bund tedeschi, mentre quelli dei titoli in altri Paesi europei potrebbero iniziare ad aumentare. Questo a causa del maggior premio di rischio politico combinato con una crescita più forte e un aumento dell’inflazione.
Archiviate le elezioni olandesi e quando passeranno anche quelle francesi e tedesche quali sono i possibili scenari?
Una delle lezioni apprese a seguito degli eventi di natura politica che hanno caratterizzato il 2016 è che, con l’avvicinarsi della data delle elezioni, aumenta la volatilità. Anche per quest’anno ci aspettiamo una situazione simile. Una volta che il rischio delle elezioni sarà passato, gli investitori si focalizzeranno sulla crescita e sulle pressioni inflazionistiche. Nell’Eurozona, sia la crescita, sia l’inflazione mostrano ora una tendenza al rialzo. Un trend che potrebbe sostenere il credito europeo, in particolare l’high yield.
Ma dove sono le opportunità più interessanti: titoli di debito sovrano o corporate bond?
Una conseguenza di una maggiore crescita e inflazione è che questi movimenti aiutano a sottoscrivere rischi corporate. Si crea così un ambiente in cui le aziende performano meglio e decade il rischio di default. Sia i corporate bond ad alto rendimento, sia quelli investment grade sembrano attrarre gli investitori in un contesto in cui esiste la possibilità che lo spread vada a contrarsi. Tra i titoli sovrani, siamo favorevoli a quelli ad alto rendimento dei mercati sviluppati come l’Australia e al debito di alcuni Paesi emergenti, come Russia, Brasile, Indonesia e Messico.
Quali sono i vostri criteri di selezione?
Dato che investiamo in obbligazioni, siamo anche prestatori di denaro. Quando valutiamo i differenti settori del mercato obbligazionario e quali singoli bond acquistare, utilizziamo un processo di screening coerente, tenendo in considerazione tre fattori. In primis, i fondamentali, come lo stato di salute delle imprese e il contesto economico. Il secondo, invece, è quantitativo. In questo caso valutiamo se il settore o il titolo risulta “rich” o “cheap”, analizzando i livelli di rendimento e dello spread su base sia relativa che storica. L’ultimo è di natura tecnica: analizziamo la domanda e l’offerta, tenendo conto dei flussi, delle scadenze e delle nuove emissioni.
I rating sono affidabili e neutrali?
Le agenzie di rating hanno subito numerose modifiche sin dall’inizio della crisi finanziaria. Oggi il rating garantisce un controllo, operato da un soggetto terzo, sulla solvibilità dei debitori, così come sulla probabilità di un possibile default di una determinata emissione. Se pensiamo ai gestori obbligazionari come a prestatori di denaro, gli investitori dovrebbero ugualmente condurre le loro ri- cerche sui soggetti emittenti. In J.P. Morgan investiamo solo in obbligazioni raccomandate dai nostri analisti interni, dopo un’attenta analisi e valutazione.
In questo momento, come suggerite di investire la liquidità?
Per rimanere liquidi, i titoli obbligazionari a breve termine e di alta qualità rappresentano una soluzione interessante.
Quali sono le vostre maggiori esposizioni?
In un contesto di maggiore crescita e di migliori prospettive per le imprese, il credito, sia investment grade, sia corporate ad alto rendimento, è la nostra esposizione più ampia. Tuttavia, riteniamo importante rimanere ben diversificati sui mercati del reddito fisso. Riscontriamo interessanti opportunità nel debito locale dei mercati emergenti ed è stato aggiunto alla nostra posizione convertibile. Anche prodotti come le cartolarizzazioni di mutui garantiti da ipoteche su immobili commerciali sono attraenti in uno scenario di crescita pari o superiore al trend generale di un mercato immobiliare in miglioramento.
Apropositodihighyield,quantopesano all’interno del vostro portafoglio?
I titoli high yield, soprattutto se denominati in dollari, sono una delle nostre priorità di trading. Nell’ambito della nostra strategia più conservativa, la Global Strategic Bond, deteniamo più del 20% in bond high yield. In quella total return (Global Bond Opportunities), invece, abbiamo il 35%.
Quali sono le variabili che più vi preoccupano?
D’ora in avanti, due saranno i maggiori rischi. Il primo è che la crescita si riveli più debole delle aspettative. Il secondo è che crescita e inflazione risultino di gran lunga superiori alle attese. In realtà, il rischio più grande lo si riscontra laddove le banche centrali hanno iniettato troppa liquidità all’interno del sistema finanziario, dando luogo a crescita e inflazione significativamente superiori ai target stabiliti. Qualsiasi ulteriore stimolo fiscale promosso dai governi alimenterà questo rischio. In questo contesto, proteggiamo i nostri portafogli abbassando la duration.
Quali soluzioni proporreste ad un investitore con un profilo di rischio medio e un orizzonte di 5 anni?
Un mix diversificato di obbligazioni globali: mercati emergenti, high yield, obbligazioni sovrane e corporate dovrebbero performare bene nel medio periodo. Inoltre, con tassi di interesse più elevati all’orizzonte, strategie di fixed income con il rischio di una duration ridotta dovrebbero ottenere buoni rendimenti.