Recupero del Tfr in lista d’attesa
pPer il recupero del Tfr indebitamente versato al Fondo di tesoreria, le aziende dovranno attendere specifiche nuove istruzioni che saranno diramate dall’Inps.
Con questa indicazione fornita ieri al Sole 24 Ore l’istituto di previdenza rettifica le precedenti comunicazioni (si veda il giornale del 17 marzo), invitando i datori di lavoro e i consulenti coinvolti ad attendere ulteriori disposizioni.
Il caso
Numerose aziende italiane di medie dimensioni dal 2007 (o dall’anno di costituzione) fino allo scorso ottobre hanno versato i contributi Tfr al Fondo di tesoreria in base alla legge 296/2006. Contributi che si sono rivelati indebiti in quanto solo a maggio 2016 l’Inps ha comunicato che gli stessi non erano dovuti perché al 31 dicembre 2006, o alla fine dell’anno di costituzione, la forza aziendale era inferiore alle 50 unità (si veda il Sole 24 Ore del 15 marzo).
La prima indicazione dell’Inps
Secondo la prima risposta fornita dall’Inps (si veda il Sole del 17 marzo) il recupero dei versamenti indebitamente effettuati avrebbe dovuto essere effettuato utilizzando la procedura ordinaria indicata nel messaggio 17959/2007, cioè, in sintesi, utilizzando nella denuncia aziendale il codice RF01, ovvero quella stessa procedura con cui alla fine di ogni anno le aziende conguagliano l’importo definitivamente dovuto a titolo di Tfr da smobilizzare all’Inps (per i dipendenti che non hanno optato per la previdenza complementare).
Questa risposta aveva suscitato delle perplessità evidenziate nell’articolo del 17 marzo, i n quanto risultava anomalo utilizzare la procedura ordinaria di mero conguaglio annuale per risolvere una situazione straordinaria, che riguarda molti anni e soprattutto molti milioni di euro. Questi dubbi erano altresì suffragati dal fatto che alcune sedi territoriali dell’Inps nel frattempo omettevano di rispondere alle istanze presentate dalle aziende sulle moda- lità con cui procedere al recupero del credito.
La nuova risposta
Infatti con la nota fornita ieri, l’istituto di previdenza fornisce un’indicazione diversa, invitando le aziende a non procedere sulla base della prima risposta e ad attendere nuove specifiche istruzioni.
Nella nuova risposta l’Inps precisa che sta effettuando una procedura di ricognizione globale del fenomeno, funzionale a comprendere la causa del problema (e cioè cosa ha originato l’errato calcolo delle dimensioni aziendali da parte dei datori di lavoro) ma soprattutto l’intensità dello stesso e cioè l’ammontare del proprio debito verso le aziende. Solo dopo aver terminato la verifica, l’istituto sarà in grado di dettare le specifiche indicazioni da seguire per procedere al recupero del credito.
I problemi aperti
Pur comprendendo le motivazioni che hanno spinto l’Inps a effettuare ulteriori accertamenti, questa risposta preoccupa i datori di lavoro, soprattutto se, a fronte di un elevato credito per Tfr indebitamente versato al Fondo, sono interessati da procedure di licenziamenti collettivi, che li obbligano a liquidare i Tfr. Ma come possono le aziende pagare Tfr che hanno già smobilizzato presso l’Inps in quasi 10 anni? Non tutte ovviamente hanno la forza economica e finanziaria per effettuare tali anticipi e quindi questa situazione rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza delle imprese, ma anche il diritto alla liquidazione del Tfr (o di relative anticipazioni) da parte dei dipendenti.
Ecco perché è molto importante e urgente che l’istituto fornisca definitive indicazioni operative, se non altro per tamponare il problema della liquidazione del personale in esodo individuale o collettivo.
Nel frattempo i datori di lavoro dovranno comunque preoccuparsi di scrivere all’Inps, anche al fine di bloccare la prossima prescrizione decennale dei contributo Tfr indebitamente versato.