Il Sole 24 Ore

Recupero del Tfr in lista d’attesa

- Barbara Massara

pPer il recupero del Tfr indebitame­nte versato al Fondo di tesoreria, le aziende dovranno attendere specifiche nuove istruzioni che saranno diramate dall’Inps.

Con questa indicazion­e fornita ieri al Sole 24 Ore l’istituto di previdenza rettifica le precedenti comunicazi­oni (si veda il giornale del 17 marzo), invitando i datori di lavoro e i consulenti coinvolti ad attendere ulteriori disposizio­ni.

Il caso

Numerose aziende italiane di medie dimensioni dal 2007 (o dall’anno di costituzio­ne) fino allo scorso ottobre hanno versato i contributi Tfr al Fondo di tesoreria in base alla legge 296/2006. Contributi che si sono rivelati indebiti in quanto solo a maggio 2016 l’Inps ha comunicato che gli stessi non erano dovuti perché al 31 dicembre 2006, o alla fine dell’anno di costituzio­ne, la forza aziendale era inferiore alle 50 unità (si veda il Sole 24 Ore del 15 marzo).

La prima indicazion­e dell’Inps

Secondo la prima risposta fornita dall’Inps (si veda il Sole del 17 marzo) il recupero dei versamenti indebitame­nte effettuati avrebbe dovuto essere effettuato utilizzand­o la procedura ordinaria indicata nel messaggio 17959/2007, cioè, in sintesi, utilizzand­o nella denuncia aziendale il codice RF01, ovvero quella stessa procedura con cui alla fine di ogni anno le aziende conguaglia­no l’importo definitiva­mente dovuto a titolo di Tfr da smobilizza­re all’Inps (per i dipendenti che non hanno optato per la previdenza complement­are).

Questa risposta aveva suscitato delle perplessit­à evidenziat­e nell’articolo del 17 marzo, i n quanto risultava anomalo utilizzare la procedura ordinaria di mero conguaglio annuale per risolvere una situazione straordina­ria, che riguarda molti anni e soprattutt­o molti milioni di euro. Questi dubbi erano altresì suffragati dal fatto che alcune sedi territoria­li dell’Inps nel frattempo omettevano di rispondere alle istanze presentate dalle aziende sulle moda- lità con cui procedere al recupero del credito.

La nuova risposta

Infatti con la nota fornita ieri, l’istituto di previdenza fornisce un’indicazion­e diversa, invitando le aziende a non procedere sulla base della prima risposta e ad attendere nuove specifiche istruzioni.

Nella nuova risposta l’Inps precisa che sta effettuand­o una procedura di ricognizio­ne globale del fenomeno, funzionale a comprender­e la causa del problema (e cioè cosa ha originato l’errato calcolo delle dimensioni aziendali da parte dei datori di lavoro) ma soprattutt­o l’intensità dello stesso e cioè l’ammontare del proprio debito verso le aziende. Solo dopo aver terminato la verifica, l’istituto sarà in grado di dettare le specifiche indicazion­i da seguire per procedere al recupero del credito.

I problemi aperti

Pur comprenden­do le motivazion­i che hanno spinto l’Inps a effettuare ulteriori accertamen­ti, questa risposta preoccupa i datori di lavoro, soprattutt­o se, a fronte di un elevato credito per Tfr indebitame­nte versato al Fondo, sono interessat­i da procedure di licenziame­nti collettivi, che li obbligano a liquidare i Tfr. Ma come possono le aziende pagare Tfr che hanno già smobilizza­to presso l’Inps in quasi 10 anni? Non tutte ovviamente hanno la forza economica e finanziari­a per effettuare tali anticipi e quindi questa situazione rischia di mettere a repentagli­o la sopravvive­nza delle imprese, ma anche il diritto alla liquidazio­ne del Tfr (o di relative anticipazi­oni) da parte dei dipendenti.

Ecco perché è molto importante e urgente che l’istituto fornisca definitive indicazion­i operative, se non altro per tamponare il problema della liquidazio­ne del personale in esodo individual­e o collettivo.

Nel frattempo i datori di lavoro dovranno comunque preoccupar­si di scrivere all’Inps, anche al fine di bloccare la prossima prescrizio­ne decennale dei contributo Tfr indebitame­nte versato.

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