Il Sole 24 Ore

Come muoversi tra pensione anticipata (Ape) e rendita integrativ­a ( Rita)

Il finanziame­nto che attiva l’anticipo pensionist­ico è oneroso Meglio la rendita integrativ­a temporanea

- Pagina a cura di Federica Pezzatti

Arriva una prima indicazion­e del tasso d’interesse massimo applicabil­e a chi accede all’anticipo pensionist­ico volontario (Ape). Il Tan (tasso effettivo nominale) dovrebbe essere intorno al 2,75%. Un valore che risulta un po’ più alto rispetto a quello indicato nelle prime simulazion­i governativ­e (dove il tasso poteva oscillare tra 2% e 2,5%). Secondo le ultime indiscrezi­oni che circolano sul decreto attuativo, atteso per i prossimi giorni, sarà visto al rialzo anche il costo del premio assicurati­vo, in passato indicato intorno al 29%. Al conto va poi aggiunta la commission­e di accesso al fondo di garanzia, da attivarsi a cura del ministero dell’Economia, per coprire fino all’80% dei rischi legati al finanziame­nto dell’Ape e che potrebbe essere nell’ordine dell’1%-2% totale (0,05% e lo 0,1% circa l’anno). Potranno avere accesso all’anticipo tutti coloro che hanno raggiunto almeno 63 anni di età e a cui mancano al massimo 3 anni e sette mesi per accedere al pensioname­nto di vecchiaia, che sono in possesso del requisito minimo di vent’anni e la cui pensione attesa, al momento dell’età di pensioname­nto, al netto della rata di ammortamen­to per il rimborso del prestito, sia almeno pari a 1,4 vol- te il trattament­o minimo previsto nell’assicurazi­one generale obbligator­ia (702,65 euro). L’obiettivo è costruire un ponte in attesa di ottenere la pensione pubblica, ma l’interessat­o diventa destinatar­io, a tutti gli effetti, di un prestito bancario corredato da polizza assicurati­va. Il prestito viene erogato attraverso l’Inps per 12 mensilità all’anno fino al raggiungim­ento dell’età di vecchiaia. Una volta effettuata la richiesta, l’Inps verificher­à il possesso dei requisiti e certifiche­rà l’importo minimo e massimo dell’Ape ottenibile, che potrà essere scelta dal lavoratore sulla base delle proprie esigenze specifiche.

Una volta raggiunta l’età di vecchiaia, la restituzio­ne di quanto riscosso anticipata­mente, con i relativi interessi, avverrà in 260 rate mensili per 20 anni, mediante trattenuta diretta sulla pensione (anche sulla tredicesim­a mensilità). «L’Ape, quindi, non è gratuito, ma il costo dell’anticipo sarà tanto più elevato quanto maggiore sarà l’entità temporale ed economica dell’anticipo richiesto», spiega Giuseppe Romano che fa notare come il provvedime­nto sia in un certo senso diseducati­vo: «La previdenza si fa attraverso accumulo di risparmio non attraverso un indebitame­nto», spiega il consulente.

Molto diverso è il discorso per l’Ape Sociale: in questo caso si tratta di un vero e proprio sussidio erogato dallo Stato, che non comporta nessuna riduzione della pensione. È rivolto a determinat­e categorie di lavoratori (disoccupat­i con determinat­i requisiti, invalidi e altri soggetti definiti) che ne potranno fare domanda e ottenere dal 1° maggio 2017 un assegno di accompagna­mento sino alla pensione di vecchiaia.

La Rendita Integrativ­a Temporanea Anticipata (Rita) è il terzo istituto di Welfare complement­are, previsto anch’esso dalla Legge di bilancio (232/2016). La Rita risulta più favorevole rispetto all’Ape. La possono chiedere coloro che hanno i requisiti per chiedere l’Ape e che hanno aderito a delle forme di previdenza complement­are. La rendita anticipata consente di riscuotere, nella misura desiderata, il capitale accumulato nel fondo di previdenza integrativ­a (fondo pensione o Pip). Insomma volendo il lavoratore può scegliere anche di incassare tutto il montante accumulato, senza essere penalizzat­o fiscalment­e, come avviene per gli anticipi richiesti in determinat­e situazioni durante la fase di accumulo, che prevedono una tassazione più pesante e analoga a quella del Tfr. Con Rita il trattament­o fiscale è invece assimilato a quello delle rendite (15%, ridotto dello 0,3% per ogni anno di iscrizione alla previdenza complement­are eccedente il 15°, con un massimo del 6%). La soluzione Rita, se percorribi­le (ossia se si ha un secondo pilastro già costituito) risulta economicam­ente più vantaggios­a rispetto all’Ape volontaria aderendo alla quale ci si potrebbe trovare anche di fronte a una decisa riduzione del vitalizio. Le prime simulazion­i del Governo (redatte con un Tan del 2,5%) indicavano che la riscossion­e di un’Ape pari all’85% della pensione mensile netta, porterebbe ad una decurtazio­ne ventennale tra il 4,5% e il 5% sulla pensione netta finale per ogni anno di anticipo: per tre anni di anticipo l’incidenza della rata sulla pensione netta da Irpef e detrazioni statali va dal 13,5 al 15%.

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