Al via gli stress test
Il Fitd ha pronto il piano ed entro luglio ci sarà la prima prova Valgono 551 miliardi i conti rimborsabili
Sono in arrivo i primi stress test sui depositi bancari in Italia per verificare che il sistema sia in grado di garantire i rimborsi in caso di necessità. Il decreto n. 30/2016 dispone che i sistemi di garanzia effettuino ogni tre anni prove di resistenza della propria capacità di effettuare gli interventi. Le prove devono essere eseguite in conformità alle linee guida dell’Autorità bancaria europea (Eba). Entro il 19 aprile 2017 deve essere sottoposto all’Eba il programma di stress test mentre la prima prova di resistenza deve essere svolta entro il 3 luglio. In prima fila in Italia c’è il Fitd, il fondo interbancario, a cui sono associate 193 banche.
«Siamo pronti - spiega Giuseppe Boccuzzi, direttore generale del Fitd - con il programma al quale abbiamo lavorato intensamente in collaborazione con gli esperti delle banche. L’obiettivo è di testare la capacità del sistema di garanzia di svolgere adeguatamente le funzioni assegnate dal legislatore: il rimborso dei depositanti, il finanziamento della risoluzione, oppure l’effettuazione di interventi preventivi e alternativi. Entro il 3 luglio testeremo queste capacità su una piccola banca. Poi negli anni successivi i test saranno via via sempre più severi e coinvolgeranno anche banche di maggiori dimensioni, anche quelle aventi operatività cross-border ».
La direttiva europea sulle risoluzioni bancarie (Brrd) e quella sui depositi, recepite in Italia, prevedono che la garanzia sia fino a 100mila euro per depositante e che i rimborsi debbano avvenire entro 7 giorni. A fine giugno 2016 i fondi potenzialmente rimborsabili dal Fondo interbancario erano circa 551 miliardi di euro. La nuova disciplina ha cambiato anche le modalità di finanziamento dello stesso Fitd, che ora ha una dotazione ex ante. «Le risorse a disposizione oggi - continua Boccuzzi - sono complessivamente pari a 543 milioni di euro, oltre ai 100 milioni destinati al Fondo solidarietà per il rimborso degli investitori subordinati delle 4 banche poste in risoluzione (vedi altro pezzo in pagina, ndr). A regime, vale a dire entro il 2024, la dotazione del fondo sarà pari allo 0,8% dei depositi, pari a circa 4,7 miliardi. In caso di necessità può essere chiesta anche una contribuzione straordinaria dello 0,5% annuo, pari a circa 2,8 miliardi di euro. In alternativa si possono chiedere finanziamenti sul mercato. La tutela dei depositi è quindi assicurata nei termini disciplinati dalla legge».
Dalla sua costituzione nel 1987 il Fitd ha effettuato nel complesso 12 interventi a favore di banche in crisi: un intervento (Banca popolare delle province calabre) è stato attuato nel corso del 2016 e cinque, tra quelli pregressi, presentano questioni tuttora pendenti (Cr Prato, Banca di Girgenti, Banca Valle d’Itria e Magna Grecia, Banca Mb, Banca Network Investimenti). L’esborso complessivo per i 12 interventi è stato pari a circa 1,5 miliardi. Il Fondo ha anche predisposto un proprio braccio operativo, lo Schema volontario, che si sta muovendo sul terreno di alcune crisi bancarie. «Lo Schema volontario - conclude Boccuzzi - era nato per portare a termine l’operazione Tercas, a seguito della decisione assunta dalla Commissione Ue in materia di aiuti di Stato. Successivamente lo Schema è stato rafforzato finanziariamente dalle banche aderenti fino a 700 milioni. Di questa dotazione 280 milioni sono stati utilizzati per la ricapitalizzazione e il risanamento di Caricesena. La restante parte potrà essere utilizzata per altri interventi di risanamento di banche in difficoltà».