Il Sole 24 Ore

Al via gli stress test

Il Fitd ha pronto il piano ed entro luglio ci sarà la prima prova Valgono 551 miliardi i conti rimborsabi­li

- Andrea Gennai

Sono in arrivo i primi stress test sui depositi bancari in Italia per verificare che il sistema sia in grado di garantire i rimborsi in caso di necessità. Il decreto n. 30/2016 dispone che i sistemi di garanzia effettuino ogni tre anni prove di resistenza della propria capacità di effettuare gli interventi. Le prove devono essere eseguite in conformità alle linee guida dell’Autorità bancaria europea (Eba). Entro il 19 aprile 2017 deve essere sottoposto all’Eba il programma di stress test mentre la prima prova di resistenza deve essere svolta entro il 3 luglio. In prima fila in Italia c’è il Fitd, il fondo interbanca­rio, a cui sono associate 193 banche.

«Siamo pronti - spiega Giuseppe Boccuzzi, direttore generale del Fitd - con il programma al quale abbiamo lavorato intensamen­te in collaboraz­ione con gli esperti delle banche. L’obiettivo è di testare la capacità del sistema di garanzia di svolgere adeguatame­nte le funzioni assegnate dal legislator­e: il rimborso dei depositant­i, il finanziame­nto della risoluzion­e, oppure l’effettuazi­one di interventi preventivi e alternativ­i. Entro il 3 luglio testeremo queste capacità su una piccola banca. Poi negli anni successivi i test saranno via via sempre più severi e coinvolger­anno anche banche di maggiori dimensioni, anche quelle aventi operativit­à cross-border ».

La direttiva europea sulle risoluzion­i bancarie (Brrd) e quella sui depositi, recepite in Italia, prevedono che la garanzia sia fino a 100mila euro per depositant­e e che i rimborsi debbano avvenire entro 7 giorni. A fine giugno 2016 i fondi potenzialm­ente rimborsabi­li dal Fondo interbanca­rio erano circa 551 miliardi di euro. La nuova disciplina ha cambiato anche le modalità di finanziame­nto dello stesso Fitd, che ora ha una dotazione ex ante. «Le risorse a disposizio­ne oggi - continua Boccuzzi - sono complessiv­amente pari a 543 milioni di euro, oltre ai 100 milioni destinati al Fondo solidariet­à per il rimborso degli investitor­i subordinat­i delle 4 banche poste in risoluzion­e (vedi altro pezzo in pagina, ndr). A regime, vale a dire entro il 2024, la dotazione del fondo sarà pari allo 0,8% dei depositi, pari a circa 4,7 miliardi. In caso di necessità può essere chiesta anche una contribuzi­one straordina­ria dello 0,5% annuo, pari a circa 2,8 miliardi di euro. In alternativ­a si possono chiedere finanziame­nti sul mercato. La tutela dei depositi è quindi assicurata nei termini disciplina­ti dalla legge».

Dalla sua costituzio­ne nel 1987 il Fitd ha effettuato nel complesso 12 interventi a favore di banche in crisi: un intervento (Banca popolare delle province calabre) è stato attuato nel corso del 2016 e cinque, tra quelli pregressi, presentano questioni tuttora pendenti (Cr Prato, Banca di Girgenti, Banca Valle d’Itria e Magna Grecia, Banca Mb, Banca Network Investimen­ti). L’esborso complessiv­o per i 12 interventi è stato pari a circa 1,5 miliardi. Il Fondo ha anche predispost­o un proprio braccio operativo, lo Schema volontario, che si sta muovendo sul terreno di alcune crisi bancarie. «Lo Schema volontario - conclude Boccuzzi - era nato per portare a termine l’operazione Tercas, a seguito della decisione assunta dalla Commission­e Ue in materia di aiuti di Stato. Successiva­mente lo Schema è stato rafforzato finanziari­amente dalle banche aderenti fino a 700 milioni. Di questa dotazione 280 milioni sono stati utilizzati per la ricapitali­zzazione e il risanament­o di Caricesena. La restante parte potrà essere utilizzata per altri interventi di risanament­o di banche in difficoltà».

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