BlackRock taglia posti: saranno gli algoritmi a scegliere i titoli da comprare e vendere
Saranno gli algoritmi a scegliere i titoli da acquistare e da vendere
Se il gestore del futuro fosse un robot? È la scommessa non d’una società finanziaria sperimentale ma del leader globale nel money management, BlackRock, e del suo ad e cofondatore Larry Fink. Se il dibattito americano finora era limitato all’automatizzazione di impieghi quali il fast food, ora investe in pieno anche le vette di Wall Street.
Fink ha deciso di riorganizzare drasticamente l'impero e puntare sui computer e l'intelligenza artificiale per guidare i suoi fondi azionari a gestione «attiva».
La svolta porterà all’eliminazione di decine posti di lavoro e ad affidare sempre più lo «stock picking», le decisioni sua quali titoli comprare e quando a ultra-sofisticati chip di silicio, software e algoritmi. Risultato di una constatazione generale: quanto sia ormai diventato difficile per gestori in carne ed ossa battere il mercato e tenere testa ai cervelli elettronici. L’anno scorso gli active funds hanno sofferto un esodo di 423 miliardi, quelli passivi un influsso di 390. E frutto anche di un problema tutto suo: BlackRock, nota per la prestanza nei grandi fondi passivi e con asset in gestione per cinquemila miliardi, ha oggi una significativa fetta di business anche nei fondi caratterizzati dall’active management e fatica a tenere testa ai rivali.
BlackRock, più in dettaglio, correggerà il tiro dell’11% dei suoi fondi azionari gestiti attivamente, vale a dire di fondi responsabili per 30 miliardi su portafogli complessivi nel segmento da 275 miliardi di dollari. Una quarantina tra dipendenti e money manager - sette su un totale di 53 - vedranno il loro impiego scomparire nella riorganizzazione hi-tech. Una serie di fondi così riorganizzati, con in gestione sei miliardi, verrà raggruppata sotto il marchio «Advantage». La svolta abbasserà i costi delle commissioni a carico degli investitori e dovrebbe limare circa 30 milioni dalle entrate dalla società.
La svolta promette ripercussione a livello dell'intero settore, che vede duellare colossi quali Pimco e Fidelity, ma non è esattamente uno shock. Il grande vincitore nella battaglia concorrenziale dei fondi è oggi Vanguard, che ha registrato grandi influssi grazie proprio a fondi legati a indici e a Etf, catturando 277 miliardi dei 390 miliardi finiti nel 2016 negli index funds, il tri- plo di BlackRock. Fink ha risposto impegnandosi a rafforzare la performance e a spingere per un approccio più scientifico e data driven. Nel 2009 aveva rilevato il business degli Etf di Barclays, proprio fondi a basso costo e guidati da computer. Adesso rilancia: «La democratizzazione dell’informazione ha fatto diventare sempre più arduo il compito dell’active management», ha detto al New York Times. «Dobbiamo cambiare l'ecosistema, il che vuol dire far conto di più su big data, intelligenza artificiale, fattori e modelli, nell'ambito di strategie di investimento sia tradizionali che quantitative». Benvenuto, gestore-robot.