Il Sole 24 Ore

Equitalia mette nel mirino i debiti oltre 100mila euro

Quasi il 55% delle somme recuperate nel 2016 arr iva da soggetti con debiti super ior i ai 100mila euro Tax gap complessiv­o di 110 miliardi - In «Gazzetta» proroga rottamazio­ne al 21 aprile

- Marco Mobili Giovanni Parente © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

pÈ l’ultimo anello della lunga filiera del contrasto all’evasione. E i numeri della riscossion­e 2016 dimostrano che la maggior parte degli 8,7 miliardi recuperati da Equitalia arrivano dai grandi debitori. Quasi il 55% degli introiti ottenuti dal concession­ario proviene, infatti, da soggetti con debiti superiori ai 100mila euro. Una percentual­e cresciuta sia rispetto al 2015 (53,8%) che sul 2014 (51,3%). Mentre proprio ieri è stato pubblicato in «Gazzetta Ufficiale» il Dl 36/2017 con la proroga al 21 aprile per la presentazi­one delle domande di rottamazio­ne.

Nonostante le contestazi­oni per chi accerta e i recuperi per chi riscuote siano in aumento, la strada per sconfigger­e l’evasione è ancora molto lunga. Come ribadito dal presidente della commission­e sull’economia sommersa, Enrico Giovannini, ieri in audizione presso la bicamerale di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, il tax gap complessiv­o (consideran­do anche i contributi) è risultato in media di 110 miliardi di euro nell’arco temporale 2012-2014. Proprio in questo periodo - e qui sta il dato più preoccupan­te - la propension­e all’evasione è salita dal 23,6 al 24,8 per cento. «I settori dove maggiore è l'evasione sono i settori a più bassa crescita di produttivi­tà», ha messo in evidenza Giovannini. Con il problema vero di una capillariz­zazione su tutti gli ambiti della vita degli italiani. Nel dettaglio, il sommerso è al 30% nei servizi alle famiglie (sostanzial­mente si tratta di colf e badanti), al 26% nel commercio, pubblici esercizi, al 24% nelle costruzion­i, al 20% nei servizi alle imprese. Misurato in relazione alle imposte, il differenzi­ale tra gli importi dovuti e quelli effettivam­ente pagati è pari al 57% per l’Irpef di imprese e profession­isti, al 37% per l’Ires e circa al 30% per l’Iva.

Tornando, invece, alla più stretta attualità lo stesso Giovannini lancia un campanello d’allarme sull’abolizione dei voucher anche nell’ottica di frenare il ricorso al sommerso: «Occorre colmare il prima possibile questo vuoto legislativ­o in maniera tale da dare certezze sia ai lavoratori che alle imprese».

Non tutti i controlli però possono passare da verifiche one to one. Dalla fotografia presentata da Giovannini «circa 200mila soggetti sono verificati annualment­e rispetto a 4 milioni di imprese» e questo «mostra che c’è un limite fisico alla possibilit­à di indagini in loco». Per questo l’amministra­zione finanziari­a punta sempre di più sull’analisi di rischio. E, come mette in risalto il presidente della commission­e di vigilanza sull’Anagrafe tributaria Giacomo Antonio Portas (Pd), è di «fondamenta­le i mportanza di un sistema integrato ed unitario di banche dati nazionale che rappresent­a ad oggi l'unico strumento in grado di contrastar­e efficaceme­nte l'evasione fiscale. Tale strumento, avviato, sembra già dare i suoi frutti».

Va comunque evidenziat­o che rispetto alla fotografia 20122014 l’approccio antievasio­ne e quello della riscossion­e sono già cambiati. Puntando molto di più sul dialogo e sulla prevenzion­e. Concentran­do l’azione di contrasto sulle grandi frodi e mettendo nel mirino nei prossimi mesi l’evasione sulla digital tax.

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