Vino, lo scatto dell’alto di gamma
Analisi Pambianco sui bilanci delle aziende: redditività maggiore nella fascia più elevata In un mercato ipercompetitivo la qualità è la vera discriminante
pLe grandi aziende del vino crescono quasi il doppio rispetto alle piccole e, soprattutto, hanno una redditività tripla. La conclusione di Pambianco strategie di impresa è che, in un mercato ipercompetitivo, per creare valore è necessario puntare verso la fascia alta di mercato, ma ciò richiede altissima qualità, comunicazione mirata, distribuzione internazionale e risorse finanziarie. E quando queste non ci sono si può pensare ad alleanze e partnership con soci forti, com’è accaduto nel 2016 nei casi di Biondi Santi acquisita dal gruppo francese Epi, Sella&Mosca da Terra Moretti, Tenuta San Giorgio da ColleMassari e Canevel rilevata da Masi della famiglia Boscaini.
La ricerca di Pambianco sulle performance del business del vino (in Italia il primo settore dell’alimentare con 5,5 miliardi di export) ha analizzato i bilanci di un campione di 171 aziende che nel 2015 ha realizzato un fatturato totale di 6,2 miliardi di euro. La crescita media dei ricavi è stata del 5,2% e quella dell’Ebitda del 10,4%.
Dalle 171 aziende sono state estratte quelle della fascia alto di gamma: sono 48 e nel 2015 hanno registrato un fatturato di 1,25 mi- liardi con una crescita del 7,8%. Si tratta delle cantine più rinomate (con tutti i loro marchi), tra le quali Antinori, Frescobaldi, Ruffino, Lunelli, Banfi, Masi, Fontanafredda, Terra Moretti, Berlucchi, Ca’ del Bosco.
Le aziende di fascia media sono più numerose 123 e nel 2015 hanno realizzato un fatturato di 4,96 miliardi, in crescita del 4,6%.
Quindi la crescita dei ricavi delle aziende Top di gamma è del 7,8% contro il 4,6% di quelle di fascia media. La differenza maggiore però sta nell’Ebitda: le cantine Top hanno registrato un’incidenza dell’Ebitda sui ricavi del 23,1%, quelle di fascia media un più modesto 7,2%. «Se poi confrontiamo - osserva Carlo Pambianco - le cantine Top 10 per fatturato notiamo che l’Ebitda di queste è ancora più elevato, oltre il 27%, rispetto a quello di tutte le aziende di fascia alta». Fuoriclasse del vino è la Te- nuta di San Guido con il famoso marchio Sassicaia: fattura 27 milioni con un Ebitda di oltre il 55%, il più elevato in assoluto, e un utile di 10 milioni.
«Puntare sull’alto di gamma è possibile - interviene Lamberto Frescobaldi, presidente del gruppo omonimo toscano - ma servono grandi conoscenze e tecnici di valore. Ovviamente servono anche ingenti capitali».
La sfida del valore è più che mai attuale per il vino italiano che, a parità di quantità, realizza poco più della metà del fatturato del vino francese. «In realtà - obietta Frescobaldi - se scorporiamo lo champagne e contiamo solo i vini fermi, i valori tra Italia e Francia si avvicinano. In generale, sono ottimista sulle performance future del vino italiano: i Millenials e le generazioni successive hanno meno conoscenze e preconcetti. Sono quindi più reattivi a cogliere i valori del nostro vino».
Nel 2016 il gruppo Frescobaldi ha realizzato ricavi superiori ai 100 milioni (dai 95 milioni dell’esercizio precedente) e oltre 11 milioni di bottiglie, uno in più del 2015.
Antinori
SOCI FORTI Un’opzione può essere quella di aprirsi all’ingresso di un partner che possa fornire risorse finanziarie come nel caso di Biondi Santi