Nel mattone 435 mld di nuovi capitali
La liquidità diretta in Europa cala del 9%, piace ancora l’Italia
a Il totale di nuovi capitali a disposizione degli investimenti immobiliari globali nel 2017 ammonta a 435 miliardi di dollari, un valore lievemente in calo rispetto al picco registrato lo scorso anno. Lo dice il team di Cushman & Wakefield, che sottolinea come il capitale disponibile sia calato del 2% rispetto al 2016, registrando il primo decremento dal 2011. «Si tratta però del secondo importo più alto registrato nello stesso periodo, che riflette l’eccezionale incremento di capitali che puntano sul settore immobiliare» dice il report di C&W.
I capitali diretti verso l’area Emea sono diminuiti del 9% (valori in dollari Usa), attestandosi sui 130 miliardi di dollari, mentre le Americhe sono cresciute del 2% con 173 miliardi di dollari e l’Asia ha messo a segno un incremento marginale con 132 miliardi di dollari.
«Gli investitori hanno l’esigenza di rimanere concentrati sulle opportunità, ma agili allo stesso tempo - dice Elisabeth Troni, a capo della ricerca della zona Emea per Cushman & Wakefield -. Ci aspettiamo che nel 2017 la competizione continui, con particolare riferimento alla ricerca di opportunità interessanti e all’investimento di capitali. Mentre la strategia focalizzata sugli asset core resta altamente attrattiva, in molti mercati chiave la domanda tende a superare l’offerta, generando una riduzione dei rendimenti » . Conferma il trend anche Carlo Vanini, capo del Capital markets. «In Italia il volume del primo quarter 2017 si avvicina a quello dei primi mesi 2015, mentre lo scorso anno il mercato aveva stabilito un record» dice.
L’Interesse sull’Italia resta forte, e si sta iniziando a vedere una certa scarsità di prodotto, almeno del prodotto che cercano gli investitori, tutti orientati su oggetti simili: asset “core” in centro, siano essi nelle High street, negli uffici, fino ai centri commerciali.
«I rendimenti sono ancora in discesa su queste categorie - dice Vanini -. C’è invece prodotto in altre categorie che non sono quelle ricercate. I mercati secondari fanno ancora fatica a incontrare l’interesse».
Fa eccezione Roma dove il mercato secondario è tornare vivace. Lo scorso anno nella capitale è passato di mano un miliardo di euro di immobili, mentre l’anno prima il transato si era fermato poco sopra i 400 milioni.
«Il value add è il new core - spiega ancora Vanini -, gli investitori si fanno il core da soli se non c’è sul mercato».
l mercato italiano è sempre più vicino ai grandi mercati europei. Gli investitori lavorano sugli asset e sono molto attenti ai fondamentali. Il trend recente mostra un retail più vivace del segmento office, tanto che i volumi dei due settori quest’anno potrebbero allinearsi.