Il Sole 24 Ore

«Intesa non verserà altri soldi ad Atlante»

La partecipaz­ione al fondo è costata oltre un miliardo al sistema bancario

- Katy Mandurino

p «Intesa Sanpaolo non aggiungerà altri fondi in Atlante rispetto a quelli già versati. Atlante ha già fatto un’opera significat­iva di intervento nelle due banche venete. Per ciò che mi riguarda, la mia preferenza sarebbe che gli 1,7 miliardi ancora a disposizio­ne vengano utilizzati per l’acquisto di Npl, anche dei due istituti veneti». È piuttosto deciso Carlo Messina, ceo di Intesa San Paolo, la banca maggior azionista del fondo Atlante, sul ruolo futuro dell’istituto nell’ambito del salvataggi­o delle due ex popolari venete.

Ieri, nell’ambito di un convegno organizzat­o dall’Università di Padova sui giovani e il risparmio, ha così commentato ciò che sta succedendo al sistema bancario veneto e sul ruolo che deve avere Atlante - dopo che martedì, nella relazione che ha accompagna­to l’approvazio­ne del bilancio della Banca Popolare di Vicenza, l’istituto ha fatto intendere che la richiesta di acc- cedere al sostegno della ricapitali­zzazione precauzion­ale si è resa necessaria poiché l’azionista di maggioranz­a, quindi Atlante, non ha espresso nessuna volontà di voler effettuare ulteriori interventi di sostegno patrimonia­le -, aggiungend­o, però, che «con il paracadute del governo, ovvero il decreto salva-banche da 20 miliardi, è difficile che le due banche falliscano». «Il Governo - ha detto Messina - ha fatto una manovra di fortissima riduzione del rischio sistemico. Diversamen­te il rischio sarebbe stato molto più alto. Si può discutere se andasse fatto prima; una manovra tanto prima la si fa, tanto più si riducono le dimensioni della criticità, ma il governo ha posto un reale paracadute, anche se non escludo che sofferenze ci siano».

L’ad di Intesa Sanpaolo interviene anche sul ruolo che deve avere lo Stato nella trattativa con le autorità europee, quando dice che «quello a cui dobbiamo puntare è salvaguard­are il più possibile l’investimen­to fatto in Atlante, quindi la modalità di un intervento pubblico è auspicabil­e che sia condotta con attenzione allo sforzo fatto dai privati, che hanno sostituito l’azione governativ­a diversi mesi prima; perché, se si fosse attuata la misura dei 20 miliardi l’anno scorso, il fondo Atlante avrebbe potuto dedicarsi solo all’acquisto delle sofferenze». Il manager si riferisce al valore che dovrà essere attribuito al capitale immesso da Atlante finora nelle due banche e al rischio che esso possa essere azzerato una volta assorbite le perdite, anziché essere considerat­o “di peso”. «In ogni caso - ha continuato il ceo - prima di parlare di azzerament­o o svalutazio­ni aspettiamo che porsegua la trattativa».

La partecipaz­ione al fondo Atlante è costata oltre un miliardo al sistema bancario italiano in termini di svalutazio­ni iscritte nei bilanci 2016 degli istituti. Complessiv­amente, secondo quanto ricostruit­o da Il Sole 24 Ore Radiocor Plus, le rettifiche effettuate dalle prime 12 banche italiane che hanno aderito ad Atlante sono pari a 1,01 miliardi, contro gli 1,98 miliardi effettivam­ente versati al fondo al 31 dicembre dello scorso anno (circa l’80% dei 2,45 miliardi di impegno complessiv­o dichiarato dai principali istituti). A meno di un anno dalla nascita del fondo, la svalutazio­ne media è stata quindi del 51,2% delle somme effettivam­ente versate.

Nell’ambito del convegno padovano, Messina è anche intervenut­o su ciò che ritiene elemento qualifican­te di ogni banca. Ovvero essere in grado di garantire la fiducia e la reputazion­e. «Quello che è successo a Mps e alle banche venete è dovuto alla mancanza di fiducia e reputazion­e», ha detto. Intanto, le due ex popolari venete restano in tensione: oggi gli amministra­tori delegati Fabrizio Viola (BpVi) e Cristiano Carrus (Veneto Banca) sono a Francofort­e per un confronto con la Bce, che la scorsa settimana aveva chiesto ulteriori precisazio­ni sui livelli patrimonia­li di ciascun istituto e che è chiamata a decretare la solvibilit­à e il fabbisogno di capitale. L’altro ieri la BpVi ha chiuso il bilancio 2016 con un rosso di 1,9 miliardi di euro.

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Carlo Messina

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