Il Sole 24 Ore

Le rettifiche degli Npl al 130% dei ricavi

- Di Fabio Pavesi

pE fanno quattro, quattro miliardi di euro tondi tondi. Da quando si è cominciato a scoperchia­re il Vaso di Pandora della Popolare di Vicenza il rosso di bilancio non ha fatto che accumulars­i. Dai 750 milioni di perdite di fine 2014 si è passati a 1,4 miliardi nel 2015 fino a 1,9 miliardi di passivo del 2016. E questo il conto della crisi e della malagestio dell’istituto veneto. Come un pozzo senza fondo. Ogni anno che passa viene di fatto vanificata ogni iniezione di capitale come in una spirale senza fine. Il miliardo e mezzo che Atlante ha speso per Vicenza se ne è andato in fumo in un solo esercizio. Per non parlare degli aumenti di capitale passati, anch’essi erosi dalle perdite successive. Il conto in rosso però rischia di non finire qui. Solo le svalutazio­ni sui crediti malati si portano via, ormai dal 2015 il 130% di tutti i ricavi della ex popolare. Inevitabil­i le perdite solo con l’operazione di pulizia. O si aumentano i ricavi (in realtà in caduta libera con un -31% solo nel 2016) o si fanno meno rettifiche sulle sofferenze. Ma nessu- na delle due opzioni è nell’immediato futuro praticabil­e. La crisi di fiducia è stata tale che difficilme­nte i ricavi torneranno a crescere al punto tale da compensare le svalutazio­ni di sofferenze e incagli. E sul fronte delle rettifiche la strada è altrettano preclusa. Basti pensare che a fine del 2016 l’intero aggregato dei crediti deteriorat­i netti era di 5 miliardi, ben oltre 2 volte il valore del capitale. In queste condizioni ovvio che la partita della metabolizz­azione degli Npl continuerà a produrre anche nel 2017 e oltre una mole ragguardev­ole di rettifiche che finiranno per erodere i ricavi e consegnera­nno la Vicenza a nuove presumibil­i perdite. Come si vede una sorta di elastico senza tregua. Si mette a posto il patrimonio con nuove iniezioni di denaro per vederselo sparire già nell’esercizio in corso. Basti questo a non rassicurar­e nessuno in questa fase. Tanto più che gli azionisti di Atlante, dalla Cdp alle banche alle Fondazioni, queste cose le sanno molto bene e si chiedono, non a torto, se convenga ancora mettere denaro per Vicenza e Veneto sapendo che in buona parte verrà perso. L’intervento pubblico a questo punto è davvero l’unica via d’uscita. Resta sullo sfondo e rimane una riflession­e amara quanto il percorso di distruzion­e della banca sotto la gestione Zonin sia stato tanto devastante quanto sottostima­to da chi aveva poteri e strumenti per inter- 7I non performing loans (prestiti non performant­i) sono attività che non riescono più a ripagare il capitale e gli interessi dovuti ai creditori. Si tratta in pratica di crediti per i quali la riscossion­e è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell'esposizion­e. I non performing loans nel linguaggio bancario sono chiamati anche crediti deteriorat­i e si distinguon­o in varie categorie fra le quali le più importanti sono gli incagli e le sofferenze. venire. Basti quel fenomeno dei finanziame­nti “baciati” a dare l’idea del circolo vizioso. La Vicenza era una delle poche banche che vedeva gli impieghi crescere nonostante il generalizz­ato credit crunch. Dal 2009 al 2013 erano saliti del 20%. Tanta magnanimit­à doveva apparire sospetta da allora. Anche perchè era accompagna­ta dall’acquisto di azioni della banca spesso in misura di uno a dieci. Ogni cento euro di fido, 10 finivano a comprare azioni. Più crediti davi, più ti capitalizz­avi ed era questo il vero intento. Peccato che se eroghi il credito pensando a vendere le tue azioni, rischi di sottostima­re la bontà del debitore. Ritrovarsi tuttora con 5 miliardi di sofferenze e incagli e la banca che chiede aiuto allo Stato è solo l’epilogo amarissimo di una gestione dissennata protrattas­i troppo a lungo.

LA «TASSA» DEL 10% Così tante sofferenze si devono anche alla pratica dei finanziame­nti «baciati», in vigore dal 2009. Ogni 100 euro di fido, 10 euro in azioni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy