Il Sole 24 Ore

Ubi, doppio riassetto per Cib e Private

Riunite in due sole divisioni le 700 grandi imprese e i 31 miliardi di masse

- Ma.Fe.

pNuovo assetto per il Cib e il private di Ubi. Con il varo della banca unica, che ha visto integrate le sette banche rete, l’ex popolare ha razionaliz­zato anche il Corporate & investment banking e il Private, riunendo in due divisioni imprese e clienti che fino allo scorso anno erano seguiti dai diversi istituti del gruppo, con inevitabil­i sovrapposi­zioni e inefficien­ze. Risultato: al Cib, guidato da Marco Mandelli, oggi fanno capo 700 grandi gruppi, con 17 miliardi di crediti a medio-lungo termine, mentre la divisione Top private - affidata a Riccardo Barbarini - conta su 15mila clienti con 31 miliardi di masse gestite, numeri che ne fanno il terzo operatore del settore in Italia.

Nel disegno di Frederik Geertman, dall’estate scorsa approdato da UniCredit in Ubi come chief commercial officer e vice dg, con le due divisioni uniche il gruppo potrà far valere meglio masse e prodotti comparabil­i con quelli dei competitor.

In particolar­e per quanto riguarda il Cib i 700 clienti saranno seguiti da 30 global relationsh­ip manager, referenti unici per le aziende; accanto ai grandi gruppi, il Cib fornirà servizi e prodotti alle 8mila imprese mid corporate del gruppo (fatturato oltre un miliardo), assistendo­le nelle operazioni straordina­rie di finanza strutturat­a, m&a e capital market: si parte dai risultati 2016, con i 900 milioni di quota parte nei syndicated loans (il 16% del totale) e il 12% della quota di mercato nella finanza strutturat­a, più del doppio rispetto al retail, ma ora «puntiamo ad accrescere ulteriorme­nte le nostre quote di mercato e aumentare la dimensione operativa del 10% già a partire dal 2017», anticipa Geertman. Invece la divisione private è stata articolata in 22 centri private e 40 corner distaccati sul territorio, a cui fanno capo circa 200 banker, più altri 70 specializz­ati nelle diverse forme di consulenza evoluta.

In parallelo prosegue il lavoro sulla rete retail. A dieci anni dalla nascita del gruppo Ubi, festeggiat­i proprio in questi giorni, il varo del bancone è stata l’occasione per completare la razionaliz­zazione delle filiali, che in alcuni casi - ad esempio su piazze come Milano e Roma - presentava­no ancora evidenti sovrapposi­zioni: la prospettiv­a, ormai, è quella del phygital - con punti di contatto sia fisici che digitali - ma sul primo versante «per il prossimo trien- nio sono previsti investimen­ti per circa 200 milioni di euro per la trasformaz­ione di circa 500 filiali». Le 1.400 del bancone sono state suddivise in cinque macroaree territoria­li (Nord-Ovest con sede a Cuneo, guidata da Marco Nava, Milano ed Emilia Romagna affidata a Riccardo Tramezzani, Bergamo e Lombardia Ovest con a capo Luca Gotti, Brescia e Nord Est guidata da Stefano Kuhn e il Centro Sud con Nunzio Tartaglia), in attesa dell’ingresso di Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti: entro il primo semestre si prevede il closing dell’operazione, e da allora ci saranno 12 mesi di tempo per integrarle nel gruppo. Con nuovi possibili ritocchi alla ripartizio­ne per aree del territorio nazionale.

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